Assistenza territoriale: il rapporto di Cittadinanzattiva

Preoccupante l’immagine fotografata dal consueto rapporto di Cittadinanzattiva, incentrato quest’anno sull’assistenza sanitaria territoriale. La mancanza di standard nazionali porta confusione, differenze tra Regioni e territorio e disuguaglianze.
All’indagine ha contribuito in modo non condizionato anche ABBVIE. I dati riepilogati nel rapporto sono stati ottenuti tramite alcuni questionari rivolti agli assessori di 14 Regioni, alle direzioni di 36 aziende sanitarie, ai responsabili di 82 distretti, ai responsabili di 14 Unità Complesse di Cure Primarie e a circa 1800 pazienti cronici o in cura domiciliare.
Le interviste sono state realizzate da più di 100 attivisti volontari del Tribunale per i Diritti del Malato – Cittadinanzattiva. Un primo aspetto che balza all’occhio è la completa confusione che vige in questa parte della sanità italiana: sigle e modelli che cambiano da zona a zona, offerte disomogenee di servizi, assistenza domiciliare solo per pochi e non sempre di ottima qualità. Parlando di assistenza domiciliare, per esempio, i pazienti interpellati si sono detti per lo più soddisfatti della disponibilità e professionalità degli assistenti inviati a casa loro, ma lamentano un eccessivo turn over. Sempre in questo ambito, i tempi per l’attivazione del servizio sono lunghi (da 5 a 10 giorni), mentre si può aspettare anche un mese o più per avere un letto antidecubito, traverse o pannolini e anche per la carrozzina.

Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i Diritti del Malato – Cittadinanzattiva ha dichiarato: «di fronte a confusione, difformità, ritardi e iniquità nell’offerta di servizi sanitari territoriali che abbiamo rilevato e che sono causa di profonde disuguaglianze, abbiamo una proposta chiara. È urgente che Stato e Regioni lavorino a un decreto sull’assistenza territoriale che, analogamente a quanto si è fatto per gli ospedali con il dm 70, definisca gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici da garantire a tutti i cittadini in tutte le aree del Paese: da nord a sud, nelle grandi città come nei piccoli centri e nelle aree interne più disagiate. Abbiamo bisogno di poter contare non solo sull’ospedale, ma di trovare nel territorio un punto di riferimento affidabile e sempre presente. È ora di passare dalle promesse ai fatti. Un fenomeno da scongiurare è quello per cui dietro il provvedimento ci sia il nulla per i cittadini, come avviene per le delibere su PDTA e reti cliniche che, realizzati senza un sistema informatizzato, integrato e interoperabile e senza aver informato i cittadini, restano sulla carta. È necessario infine che questo pilastro del Servizio Sanitario Nazionale sia anch’esso misurato nei sistemi istituzionali di valutazione in termini di accessibilità, qualità e sicurezza, esiti di salute, uso efficiente delle risorse allocate».

Stefania Somaré