Bene il patto sulla sanità digitale ma servono nuove risorse

Mariano Corso«Dopo due anni dalla presentazione del Patto sulla Sanità Digitale, il documento approvato in questi giorni dalla Conferenza Stato-Regioni in una versione rivista rispetto all’originale costituisce un passo importante per il settore della salute, poiché viene riconosciuto in modo formale il ruolo strategico dell’innovazione digitale per il miglioramento della qualità e l’aumento dell’efficienza del sistema sanitario. Ora, però, bisogna passare ai fatti, mettendo in atto un master plan sfidante e coerente con gli obiettivi del patto, che consenta di ottenere un modello di sanità moderno e sostenibile, passando attraverso un profondo rinnovamento organizzativo e tecnologico».

Così Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano al Patto sulla Sanità Digitale, ha commentato il via libera della Conferenza Stato-Regioni. «Per attuare il piano, però, non si può pensare che non ci siano nuove risorse dedicate, come si legge nel documento. La spesa per la sanità digitale stimata dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità nel 2015 è di 1,34 miliardi di euro, circa l’1,2% della spesa sanitaria pubblica e pari a 22 euro circa per abitante. Si tratta di una spesa ancora troppo bassa per attuare un vero cambiamento. Altri Paesi europei con sistemi sanitari confrontabili al nostro dedicano alla sanità digitale spese di gran lunga superiori, come Francia (40 euro) e Gran Bretagna (60 euro)».

«La diffusione di tecnologie digitali», prosegue Corso, «può rendere più efficienti i processi e produrre notevoli risparmi sia per le aziende sanitarie sia per i cittadini, ma solo a fronte di un investimento iniziale si può pensare di avviare un vero processo di digitalizzazione della sanità. Successivamente sarà possibile reinvestire quanto risparmiato in nuovi progetti di innovazione digitale, evitando di aumentare la spesa. Secondo le stime dell’Osservatorio, le aziende sanitarie potrebbero ottenere risparmi di 6,8 miliardi l’anno attraverso la deospedalizzazione di pazienti cronici, resa possibile dalle tecnologie a supporto della medicina sul territorio, l’introduzione della cartella clinica elettronica a supporto di medici e infermieri, la dematerializzazione dei referti e delle immagini, la gestione informatizzata dei farmaci, la consegna dei referti via web e la prenotazione online delle prestazioni. A questi benefici, sono da aggiungere i possibili risparmi economici per i cittadini, pari a circa 7,6 miliardi di euro, i quali, attraverso le tecnologie digitali, eviterebbero inutili spostamenti per prenotare visite, ritirare referti, effettuare visite ecc.».