Central Building, Policlinico di Milano: gestire la complessità

Central Building, Policlinico di Milano: gestire la complessitàIl progetto per il Central Building si propone non solo quale ospedale all’avanguardia dal punto di vista sanitario, tecnico e organizzativo, ma anche come una nuova centralità urbana integrata alla rete degli spazi pubblici

Punto di riferimento per la sanità lombarda e centro di cura e ricerca fra i più importanti in Italia, la Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano ha intrapreso da tempo un percorso di profondo rinnovamento delle proprie strutture, incentrato sul progetto per il cosiddetto Central Building che ospiterà la maggior parte delle attività cliniche.

Il nuovo edificio sorgerà nel “cuore” dell’area ospedaliera, situata in una zona centrale della città: sarà perciò una costruzione a zero consumo di suolo, energeticamente efficiente e ambientalmente sostenibile, per la quale si è reso necessario il completamento di altri progetti e il trasferimento di parte delle attività, in modo da liberare l’area interessata dall’intervento.

Abbiamo chiesto all’ing. Alessandro Mornati, project manager del nuovo progetto e direttore dei lavori delle opere propedeutiche per Techint Engineering & Construction, qual è lo stato di avanzamento del progetto: «attualmente sono già state completate tutte le demolizioni fuori terra e sono quasi completate le bonifiche del sito, indispensabili per permettere l’apertura del cantiere per la costruzione del Central Building.
Anche la progettazione esecutiva è stata recentemente completata. Rispetto al progetto definitivo originario, risalente al 2010, d’intesa con il committente abbiamo in parte modificato l’assetto funzionale del nuovo edificio, per tenere conto sia del differimento delle necessità operative del Policlinico durante questo lungo periodo, sia dell’evoluzione del quadro esigenziale».

Ing. Alessandro Mornati – Techint Engineering & Construction

Con quali modalità è stato organizzato il dialogo con le figure tecniche e sanitarie del committente?
«Le relazioni sono continue. Le riunioni con il Rup per fare il punto sull’avanzamento del progetto e delle opere propedeutiche – queste ultime, in particolare, interessano anche lo spostamento delle reti dei sottoservizi ai margini dell’area di cantiere – si svolgono con cadenza periodica.
Nel caso di scelte progettuali inerenti i percorsi esterni e interni e la loro intrinseca sicurezza, l’assetto operativo dei reparti, fino alle soluzioni di finitura dei singoli locali e alla posizione di porte, terminali impiantistici, arredi ecc., le decisioni sono sempre condivise con la Direzione Sanitaria e con i responsabili dei reparti».

Un progetto in evoluzione

Quali sono le principali differenze fra il progetto precedente e quello che sarà realizzato?
«La decisione più importante ha interessato il mantenimento delle funzioni sanitarie nella Clinica Mangiagalli, destinata ad accogliere le attività ambulatoriali, medica e chirurgica. In sede di revisione del progetto definitivo, questa previsione ha comportato l’ampliamento dell’area di diagnostica per immagini nel limitrofo Central Building.
Le altre modifiche all’assetto spazio-funzionale hanno interessato l’aggiornamento dei percorsi, in relazione alle limitate varianti apportate alla distribuzione dei locali all’interno dei singoli reparti. Sul fronte degli impianti, invece, le nuove normative in materia di efficienza energetica hanno imposto il potenziamento della centrale frigorifera, prevista al nuovo livello 8 nel blocco nord, con conseguente nuovo dimensionamento delle reti tecnologiche.
In questo modo il Central Building potrà entrare in piena attività, indipendentemente dalle cosiddette opere complementari (Torre Sforza con percorso aereo; Polo di Piazza Umanitaria), che saranno progettate e realizzate successivamente».
L’insieme delle modifiche apportate non ha perciò snaturato il progetto…
«La principale caratteristica del concept originario era senz’altro l’elevatissima flessibilità del layout. Dopo quasi otto anni, l’impostazione del Central Building è stata sostanzialmente confermata, senza variazioni rilevanti neanche per quanto attiene all’immagine architettonica, al punto che la pratica amministrativa che presenteremo agli uffici comunali sarà una semplice SCIA in variante al Permesso di costruire.
Le condizioni al contorno sono invece molto diverse. Per esempio, il principale fronte d’accesso al Policlinico è una strada oggi interessata dai lavori per la costruzione di una nuova linea metropolitana. Di conseguenza abbiamo dovuto rivedere profondamente le previsioni relative alla logistica e all’organizzazione anche temporale del cantiere, le cui attività si svolgeranno senza interferire con le funzioni attive nel resto dell’ospedale».

Criticità e impatto del cantiere

Quali saranno le probabili criticità che affronterete durante la costruzione?
«Con il cantiere per le opere propedeutiche abbiamo posto le basi per facilitare l’attività costruttiva, ciò nonostante esistono complessità irrisolvibili. Il nuovo edificio sorgerà infatti in un’area centralissima della città, molto trafficata e frequentata, e gli spazi a disposizione del cantiere saranno molto limitati.
L’organizzazione dei lavori costituirà perciò l’aspetto più delicato dell’intera operazione. Per parte nostra abbiamo deciso di confermare il team di professionisti che sta lavorando da anni al progetto, dando così continuità alle diverse fasi sotto il duplice profilo delle competenze specialistiche e dell’approfondita conoscenza del progetto stesso.
Altrettanto importante sarà il contributo dei responsabili della sicurezza, anch’essi confermati. Nonostante la diffusa tendenza alla segmentazione del processo progettuale, riteniamo che questa stabilità del team professionale costituisca un valore aggiunto per l’intera operazione, del quale non potrà che avvantaggiarsi la committenza. Prevediamo di iniziare la costruzione entro la fine del 2018 e di consegnare il Central Building alla fine del 2021».
Quali accorgimenti avete previsto per contenere l’impatto ambientale e igienico-sanitario?
«Tutte le iniziative al riguardo sono state concordate con i responsabili del Policlinico, sia per quanto attiene al rispetto delle normative e dei regolamenti in materia sia per l’ulteriore contributo che abbiamo voluto offrire allo scopo di ridurre l’impatto del cantiere sull’ospedale e sul contesto urbano.
Per l’emissione delle polveri, per esempio, non ci si limita al solo monitoraggio: sono state messe a punto procedure specifiche per le diverse fasi di lavoro, dall’esecuzione degli scavi alla movimentazione dei materiali costruttivi, che hanno l’obiettivo di minimizzarle.
Anche alcune scelte progettuali sono state indirizzate al contenimento del rumore e delle vibrazioni. Le palificazioni perimetrali all’area degli scavi, per esempio, saranno realizzate mediante trivellazione invece che con la battitura dei pali. La costruzione dello stesso scheletro portante, in pilastri e travi d’acciaio prefabbricati, risulterà sicuramente mininvasiva e più rapida rispetto a una tradizionale struttura in calcestruzzo armato.
Più in generale, il Central Building è stato ri-progettato secondo le più recenti normative vigenti, per esempio per quanto riguarda le strutture antisismiche e l’efficienza energetica, perciò appartiene sicuramente a quella nuova generazione di edifici che pongono la sicurezza, e la sostenibilità al centro del processo progettuale e costruttivo».

I numeri del team

Qual è stato l’impegno profuso da Techint Engineering & Construction per il progetto del nuovo Policlinico di Milano?
«A oggi si tratta di circa 60.000 ore dedicate sia al coordinamento del gruppo di progettazione, che comprende anche alcuni studi di architettura esterni, sia alla progettazione funzionale, strutturale e impiantistica dell’ospedale, che costituiscono il “cuore” del nostro incarico.
Il nostro team comprende circa 20 professionisti interni, organizzati in una vera e propria task force multidisciplinare che si occupa non solo della progettazione vera e propria, ma anche della redazione dei computi metrici estimativi e dei capitolati speciali d’appalto, gestendo perciò anche i rapporti con i possibili fornitori.
Nel contesto di un progetto estremamente complesso, l’aspetto sicuramente più qualificante della commessa consiste nella capacità di gestire l’evoluzione del progetto, rispondendo “in corsa” a tutte le richieste che ci pervengono, rispettando sia l’intrinseca coerenza del progetto stesso, sia il cronoprogramma concordato con il committente.
Un esempio di questo impegno consiste nella tempistica della procedura di validazione del progetto da parte di una società terza, svoltasi durante la progettazione e non, come usuale, a progetto concluso».

Giuseppe La Franca, architetto