Cervelli in fuga: la soluzione di Regione Lombardia

group of doctors looking at tablet pcLo scorso 15 novembre il Consiglio di Regione Lombardia ha approvato con 54 voti favorevoli, 10 astenuti e nessun voto contrario la legge “Lombardia è Ricerca”, voluta per prevenire la fuga di cervelli all’estero. Alla base della legge il desiderio di imprimere un’accelerazione all’uso delle informazioni contenute negli Open Data della Regione. «Si tratta di più di un miliardo di informazioni afferenti a ogni campo (dalla salute ai trasporti, dalla scuola alla protezione civile) che, se sapientemente aggregate tra loro, potrebbero davvero cambiare la vita di ciascuno di noi, abbattendo costi che oggi, soprattutto in alcuni campi, sono ancora troppo alti», ha dichiarato Luca Del Gobbo, assessore all’Università, Ricerca e Open Innovation, secondo cui occorre valorizzare il patrimonio costituito dai ricercatori che, solo in Lombardia, «genera 7 miliardi l’anno di investimenti pubblici e privati in ricerca e innovazione, che si sono tradotti nel tempo nell’apertura di 1.369 start up innovative, pari a 1/5 del totale nazionale, e nella creazione di 191.000 brevetti nell’ultimo decennio».

In che modo la Regione intende favorire il permanere dei nostri studiosi più bravi sul territorio? Il cuore della nuova legge, un testo breve di soli 8 capitoli, è favorire il match tra impresa, sempre più nella necessità di innovare, e il mondo accademico, fornito del know how e del capitale umano essenziali per farlo. Per favorire questa collaborazione, «Regione Lombardia contribuirà a sostenere la spesa per i ricercatori che entreranno in azienda in accordo con gli atenei per realizzare specifici progetti innovativi o, viceversa, sosterrà i costi di una formazione in Università di personale che l’azienda intende far crescere», spiega Del Gobbo. Gli accordi con gli atenei dovranno focalizzarsi su progetti innovativi di prodotto e di processo da parte di una rete di soggetti, costituita almeno da un’impresa e da un soggetto della ricerca o dell’Università, e con un costo minimo di 5 milioni di euro. La Regione finanzierà il 50% del progetto, fino al tetto massimo di 4,5 milioni di euro. Il tutto a fondo perduto. È stato fissato anche un tetto massimo per i finanziamenti totali: 40 milioni di euro. Tra le reti che hanno risposto al call pubblico vi sono anche soggetti del mondo della salute. La nuova legge istitutisce inoltre un Foro per la Ricerca e l’Innovazione, la cui funzione sarà valutare l’impatto degli avanzamenti tecno-scientifici sulla società, coinvolgendo i vari stakeholder: scietà civile, comunità scientifica, attori del sistema regionale. L’obiettivo ultimo è fare da stimolo alla politica per continuare a favorire l’innovazione. Del Gobbo ha dichiarato: «recluteremo i dueci migliori innovatori a livello mondiale con una call pubblica: essi comporranno il Foro e forniranno alla Giunta supporto per indirizzare al meglio le proprie politiche di ricerca e innovazione».

Stefania Somaré