Cure oncologiche più organizzate ed etiche

239304SDCCMYK35Gli esami giusti al momento opportuno e nel centro adatto, con eguali servizi in ogni Regione d’Italia: sono alcuni degli obiettivi da raggiungere per poter offrire una migliore assistenza ai malati di cancro. «Si può fare ancora molto per ridurre la mortalità evitabile e rendere più umano ed etico l’approccio alle cure», afferma il presidente Cipomo (Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri) Gianpiero Fasola in occasione della Giornata Mondiale Contro il Cancro. «Spesso le sequenze diagnostiche dal sospetto alla diagnosi di cancro sono lunghe e affidate alla buona volontà di singoli professionisti se non  addirittura alla ricerca di pazienti e familiari» continua. «Organizzare in tutte le Regioni italiane delle reti oncologiche e dei percorsi diagnostico-terapeutici e assistenziali “ingegnerizzati” può far viaggiare più rapidamente le conoscenze, muovere i medici tra i diversi centri per assicurare le migliori competenze,  spostare i pazienti solo quando necessario. Il Gruppo di lavoro nazionale promosso da Cipomo, assieme ad Aiom e Agenas, sta lavorando a una specifica proposta». Le istituzioni di Governo e le Regioni devono considerare che l’Oncologia sarà sempre più centrale nel Sistema sanitario del futuro. «Siamo favorevoli», illustra Fasola, «a modernizzare l’organizzazione, costruire Gruppi multidisciplinari strutturati o Unità per patologia nell’ambito delle nuove Reti oncologiche, e a favorire la concentrazione delle competenze quando sia utile, ma evitando pericolose semplificazioni». Fondamentale ridurre le differenze nell’organizzazione tra le Regioni e diffondere la misurazione di qualità ed esiti, a questo proposito il corso “Oncology Management Fast Track”, partnership tra Cipomo e l’Università Bocconi di Milano, sta formando i primari del futuro. I nuovi farmaci, costosi ed efficaci, devono avere un accesso accelerato alla pratica clinica, e non arrivare in Italia con un anno di ritardo rispetto ad altri Paesi europei. Ma le risorse non devono essere disperse in prodotti di incerta efficacia o con un basso rapporto tra il beneficio e i costi. «Al tempo stesso», conclude, «serve una nuova etica nelle relazioni tra istituzioni, professionisti, associazioni dei pazienti e industria».