Europa medica unita. Un sogno che diventa realtà

239525SDCCMYK35Ufficialmente unita dal punto di vista medico, l’Europa non è però ancora operativamente pronta ad affrontare la libera circolazione dei pazienti sul suo territorio.
Il 25 ottobre 2013 è ufficialmente entrata in vigore la direttiva europea 2011/24/UE che «sancisce il diritto dei cittadini di recarsi in un altro Paese Ue per sottoporsi a trattamenti sanitari», spiega Angelo Lino Del Favero, presidente nazionale di Federsanità Anci e direttore generale della Città della Salute di Torino. La direttiva, definita da molti la “Schengen sanitaria”, ha dato qualche problema a più di un Paese, tanto che alla sua entrata in vigore gran parte degli Stati aderenti non avevano ancora approvato un decreto di recepimento, e l’Italia è tra questi. Non che la bozza del decreto non fosse pronta: il Consiglio dei Ministri l’ha approvata in data 3 dicembre 2013. Ma cosa sancisce questa importante direttiva sanitaria? In estrema sintesi, essa costituisce un’apertura delle frontiere da un punto di vista sanitario, favorendo la libera circolazione dei cittadini dell’Unione Europea da un Paese all’altro in cerca di un’assistenza sanitaria di qualità e di proprio gradimento. Con l’obiettivo di agevolare l’accesso dei cittadini europei a un’assistenza sanitaria sicura e di qualità – come sancito dalla Corte di Giustizia dell’Unione – promuovendo la cooperazione tra gli Stati membri nel pieno rispetto delle loro competenze relative all’organizzazione e alla prestazione dei sistemi sanitari nazionali.
In linea teorica, dunque, mentre leggete questo articolo un vostro paziente potrebbe essere intento a decidere se andare a farsi curare per un problema circolatorio in una struttura italiana oppure in un ospedale francese, inglese o tedesco… e al contempo un cittadino austriaco potrebbe essere alla ricerca di strutture di alta qualità italiane specializzate in problemi dermatologici. In linea teorica, però. «La realtà dei fatti è molto diversa, visto e considerato che parecchi Stati europei non sono ancora pronti», pone l’accento ancora Del Favero, e ciò nonostante la scadenza data per l’adempimento di alcune pratiche burocratiche fosse il 24 agosto scorso.