Il dolore nel neonato: una app lo misura

Il dolore nel neonato: una app lo misuraAll’Ospedale Mauriziano di Torino è in uso un’app che aiuta a monitorare il dolore nel neonato e i suoi parametri vitali. Allo sviluppo della app hanno partecipato neonatologi, infermieri pediatrici, ingegneri dell’Istituto Superiore Mario Boella, statistici del Dipartimento di Matematica ed epidemiologi del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell’UniversitĂ  degli Studi di Torino.

Qual è la funzione dell’app? Emilia Parodi, medico della Neonatologia dell’Ospedale Mauriziano, spiega che «i prematuri vengono spesso sottoposti a procedure dolorose e sappiamo che il dolore continuo può portare effetti dannosi a breve e lungo termine nella fase precoce dello sviluppo del sistema nervoso. Un esempio è una bassa soglia del dolore in etĂ  adulta. Inoltre, il neonato non è in grado di comunicare e non può dire che sta provando dolore».

Chi lavora con i neonati dovrebbe saper leggere il dolore nei cambi di mimica facciale, nel movimento degli arti, nelle alterazioni della frequenza cardiaca e della saturazione di ossigeno e dovrebbe anche saperli oggettivare attraverso punteggi. Alcuni studi, però, dimostrano che le scale algometriche per il dolore neonatale sono usate in meno del 35% delle Terapie Intensive Neonatali.

Di qui il progetto che ha portato allo sviluppo dell’app. L’idea è di oggettivare il dolore neonatale attraverso l’analisi della loro mimica facciale, la contemporanea misurazione della saturazione di ossigeno, della frequenza cardiaca e della frequenza respiratoria, il tutto senza infastidire il neonato ma semplicemente videoregistrando il suo viso.
L’obiettivo non è sostituire il medico o l’infermiere pediatrico nell’assistenza al piccolo malato), specificano dal Mauriziano, «ma mettere la tecnologia al servizio del clinico, affinchĂ© possa dedicarsi con maggiore empatia e dedizione al neonato.

Monitorare la frequenza cardiaca e respiratoria con tecnologia wireless contribuirà al benessere del neonato, che sarà liberato da fili e sensori che, oltre a lesionare la pelle fragile del piccolo, possono limitare il contatto fisico con i genitori».
Un anno di sperimentazione ha dato risultati interessanti.