Infermieri: i cittadini li promuovono ma ne vogliono di più

Infermieri: i cittadini li promuovono ma ne vogliono di piùSolo il 31% dei cittadini pensa che ci siano abbastanza infermieri per garantire a tutti un’assistenza adeguata, il 52% ne vorrebbe di più non solo in ospedale ma soprattutto sul territorio.
Nella realtà quotidiana i cittadini vorrebbero essere assistiti da un infermiere anche nella “farmacia dei servizi” (lo chiede il 65,5%) o disporre di un “infermiere di famiglia” o “di comunità” (78,6%) e, ancora di più, nelle scuole per i ragazzi che potrebbero averne bisogno (84,1%) o di avere la possibilità di consultare e farsi medicare da un infermiere esperto nel trattamento di ferite o lesioni cutanee (86,1%).

I cittadini hanno ragione, visto che mancano all’appello almeno 20 mila professionisti negli ospedali e altri 30 mila per l’assistenza sul territorio, mentre dal 2009 al 2016, con i continui tagli alla spesa sanitaria, questa categoria ha vissuto una perdita di oltre 12 mila unità (mai rimpiazzate).

Nonostante tutto, però, 3 cittadini su 5 affermano di essere stati supportati dall’infermiere a gestire la patologia e i trattamenti e, in almeno un caso su due, riferiscono che il professionista si sia preoccupato di organizzare il calendario delle visite e dei successivi esami (55%). In generale, il 54% degli infermieri risponde ai bisogni assistenziali della persona, compresi quelli psicologici e sociali; durante l’assistenza infermieristica 4 italiani su 5 si sentono “molto” o “abbastanza” sicuri.

Inoltre, il 79% dei cittadini sa che per diventare infermiere oggi occorre la laurea e il 53% sa che si tratta di una professione sanitaria “autonoma” e non più ausiliaria di quella medica. Così come è alta la percentuale di coloro che conoscono il ruolo dell’infermiere in ambito palliativo, preventivo, curativo e riabilitativo (71%) così come nella valutazione della gravità del caso per assegnare il codice di priorità al Pronto Soccorso (83%).
Al contrario, tra le attività dell’infermiere meno conosciute ci sono l’educazione sanitaria (44%), il supporto alle persone con malattie croniche o rare (37%), l’aderenza alle terapie (32%) e l’orientamento ai servizi (44%).

Mettersi in gioco

Sono questi i principali dati emersi dall’Osservatorio Civico sulla Professione Infermieristica, promosso dal Tribunale del Malato di Cittadinanzattiva e Fnopi, la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (ex Ipasvi) nata con la Legge Lorenzin (3/2018) dello scorso gennaio che definisce la “nuova identità” dell’infermiere, stabilendo un percorso universitario specifico.

L’Osservatorio nasce proprio – come si legge nell’introduzione della ricerca – «con l’intento di valorizzare la categoria professionale e supportare in futuro la professione, certi che questa, rivestirà un ruolo centrale nel processo di offerta e garanzia di salute ai cittadini», ma con cui gli infermieri si sono anche «messi in gioco» per far fare «un ulteriore passo avanti al rapporto infermiere-paziente», uscendo, per una volta, dalla solita «ricerca quasi sempre interna e cioè sugli infermieri, fatta da infermieri» e agire, invece, «proattivamente e progettare congiuntamente un percorso capace di riconoscere pienamente il valore della professione infermieristica, per trovare comuni linee strategiche di azione, volte a orientare la professione verso la migliore qualità dell’offerta».

Il vissuto delle persone

Per Cittadinanzattiva si è trattato insomma di un importante esperimento e dell’inaugurazione di una nuova strada: per la prima volta si è spostato il fulcro dell’indagine che caratterizza le attività del movimento, dall’osservazione diretta delle “strutture sanitarie” alle “risorse umane operanti in sanità” e, per farlo, è stato raccolto il «vissuto delle persone» che hanno avuto un’esperienza diretta con l’infermiere, sia come paziente sia come famigliare del paziente o come caregiver.

L’indagine, condotta dalle 34 sedi territoriali del Tribunale per i Diritti del Malato in 15 Regioni ha coinvolto 1.895 cittadini e il risultato è incoraggiante: in quattro casi su cinque, i cittadini identificano facilmente gli infermieri e vedono tutelata la propria privacy nel 70% delle situazioni. Ma soprattutto gli italiani reputano il lavoro degli infermieri “positivo”, visto che gentilezza e cortesia durante l’assistenza viene riferita nell’88% dei casi.

Anche se temono che il tempo dedicato all’assistenza venga meno «a causa delle attività burocratiche» (ostacolo indicato da oltre la metà del campione, il 51,3%). Ma i cittadini non mancano anche di sottolineare alcune criticità: un paziente su quattro, infatti, segnala «poca empatia e disponibilità all’ascolto» (che comunque si riscontrano nel 72% dei casi) e più di uno su tre vorrebbe «maggiore integrazione con le altre figure sanitarie».

Un ruolo sempre più incisivo

Eppure «quella dell’infermiere è tra le professioni sanitarie più vicine ai cittadini. E nel processo di offerta e di garanzia di salute la professione infermieristica ha un ruolo essenziale», commenta la presidente della (Fnopi) Barbara Mangiacavalli: «nel futuro della sanità, a fronte dei bisogni di salute della popolazione, in particolare per le fasce più fragili, gli infermieri avranno un ruolo sempre più incisivo, basato sulla collaborazione sinergica con tutte le altre professioni sanitarie.
La nostra professione ha come scopo il rapporto con i pazienti: è essenziale avere una relazione privilegiata con loro, per comprendere come ci vedono e come soddisfare i loro bisogni di salute.
Il risultato dell’Osservatorio civico premia la professione per la stima dimostrata verso gli infermieri e per la consapevolezza che i cittadini hanno del nostro ruolo, ma fa anche da stimolo alla Federazione perché faccia di tutto perché sia potenziata l’offerta di prestazioni infermieristiche sul territorio attraverso i canali del Servizio sanitario con l’obiettivo di supportare i più fragili e le loro le famiglie».

Proposte concrete

Presentando i risultati dell’Osservatorio – definito «un’inedita opportunità di coinvolgimento e partecipazione delle organizzazioni dei cittadini nelle politiche della professione infermieristica», «resa possibile grazie alla lungimiranza della Fnopi», Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva ha presentato anche «11 proposte, condivise con tutti gli attori, per il miglioramento dell’assistenza e il rafforzamento dell’alleanza tra cittadini e infermieri», valorizzando il ruolo degli infermieri all’interno delle équipe e nei confronti degli altri professionisti sanitari, incrementando la consapevolezza del ruolo e degli spazi di intervento autonomo dell’infermiere nei confronti del cittadino, individuando modalità che permettano di farsi conoscere e riconoscere, contribuendo a delineare una figura professionale capace di dare al paziente le risposte necessarie a prendersi cura di sé.

Coinvolgere gli stakeholder

Le undici azioni di miglioramento che il Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva ha presentato alla Fnopi, sono proposte “strategiche” elaborate e discusse, a seguito dei risultati emersi dall’Osservatorio, tra tutti gli stakeholder, che ha visto il coinvolgimento di: Aislec – Associazione Infermieristica per lo Studio delle Lesioni Cutanee, Alice Italia Onlus – Associazione Italiana Lotta all’Ictus Cerebrale, Amri – Associazione per le Malattie Reumatiche Infantili, Animo – Associazione Nazionale Infermieri Medicina Ospedaliera, Asbi – Associazione Spina Bifida Italia, Associazione Pazienti Bpco, Fnopi – Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, OPI Roma – Ordine Professioni Infermieristiche Roma, GFT – Gruppo Formazione Triage e Uildm – Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare.

Quindi, sprona Aceti: «Avanti tutta sull’umanizzazione delle cure, a partire da una maggiore attenzione al dolore e alle sofferenze inutili, il contrasto al minutaggio e alla burocratizzazione dell’assistenza. Priorità alla prossimità delle cure attraverso un rilancio dell’azione politica sulle figure dell’infermiere di famiglia e in generale degli infermieri impegnati nell’assistenza territoriale. E ancora: fondamentale qualificare l’assistenza, garantendo continuità e innovazione dei percorsi attraverso una maggiore valorizzazione delle competenze della professione e maggiore investimenti nel capitale umano».

Le 11 proposte di Cittadinanzattiva

Per il miglioramento della professione infermieristica
1. Promuovere la cultura dell’integrazione tra più professioni sanitarie, investendo su modelli organizzativi idonei a rispondere al meglio ai bisogni di cura e di assistenza del paziente.
2. Sfruttare appieno le opportunità della formazione professionale, spendendo in percorsi mirati (ma anche trasversali) che rendano l’infermiere “esperto” e “specializzato”, in particolar modo dove l’ambito in cui opera lo richiede (es. cure primarie e servizi territoriali, area intensiva e dell’emergenza-urgenza, area medica, chirurgica, pediatrica e della salute mentale).
3. Praticare soluzioni che promuovano la figura del professionista nella realtà quotidiana della persona: l”infermiere a domicilio, l’infermiere di famiglia/comunità, l’infermiere all’interno di plessi scolastici e nelle farmacie dei servizi.
4. Riconoscere e valorizzare il ruolo dell’infermiere nell’ambito dell’uso delle tecnologie sanitarie sul territorio, riconoscendo allo stesso un ruolo attivo nell’erogazione di specifiche prestazioni (es. telemedicina, tele monitoraggio, teleconsulto) inserite nei percorsi assistenziali.
5. Lavorare sul ruolo proattivo degli infermieri riguardo alle cronicità e altre situazioni di fragilità, rendendoli anche un anello di integrazione dei percorsi tra ospedale e territorio.
6. Laddove presente, superare la logica dei minutaggi assistenziali con un criterio già in uso in altri paesi europei e che definisce un rapporto numerico specifico tra paziente-infermiere (1 infermiere ogni 6 pazienti).
7. Realizzare corsi di formazione che qualifichino e incrementino il rapporto con la persona e che dedichino specifici moduli all’empowerment, all’umanizzazione delle cure, alla relazione e alla comunicazione e in particolar al tema del dolore (L.38/10) in collaborazione con le associazioni di cittadini e pazienti.
8. Valorizzare la professione infermieristica riconoscendo le competenze professionali all’interno dell’organizzazione dei servizi sanitari, adeguandone il governo.
9. Promuovere il co-design dei servizi sanitari insieme ai cittadini, aprendo una riflessione su come evitare gli “effetti collaterali” della tecnologia applicata al mondo della sanità.
10. Pianificare un’operazione di comunicazione pubblica congiunta (per esempio campagne di informazione nelle piazze) tra Cittadinanzattiva, associazioni di pazienti e Fnopi, organizzando eventi di prossimità allo scopo di far conoscere al cittadino chi è l’infermiere e quando è possibile rivolgersi a lui, per comunicare il valore e le nuove opportunità che la professione offre.
11. Prevedere giornate di studio o di approfondimento presso le sedi degli Ordini locali, alla presenza di associazioni di cittadini e pazienti, in modo da facilitare lo scambio di idee e proporre interventi per soddisfare i bisogni specifici delle persone.

Lorenzo Di Palma