La mixed reality entra in radiologia interventistica

La mixed reality entra in radiologia interventisticaSi chiama “mixed reality” la possibilità di affiancare visione della realtà e visione virtuale.
Un’integrazione che può essere molto utile in ambito medico, come dimostra l’intervento di radiologia interventistica portato avanti lo scorso 20 febbraio presso l’Ospedale San Paolo dell’ASST Santi Paolo e Carlo di Milano.

Durante l’intervento il primo operatore ha indossato una visiera dotata di visore olografico di realtà aumentata che gli ha permesso di compiere diverse attività associate alla procedura semplicemente muovendo lo sguardo, oppure un dito nel vuoto e, quindi, senza dover toccare strumenti non sterili.

Inoltre, grazie al visore è possibile condividere parti dell’intervento in tempo reale con altri professionisti che, pur non essendo in sala, possono collaborare per la migliore riuscita dell’intervento stesso.

Quello che si è svolto è stato il primo intervento di questo tipo al San Paolo e vi hanno partecipato in diretta anche specialisti e specializzandi italiani e stranieri presenti all’Interventional Radiology Campus di Pisa, evento organizzato dalla Società Italiana Radiologia Medica (Sirm) e dall’Italian College of Interventional Radiology (Icir).

Il professor Gianpaolo Carrafiello, direttore della Struttura di Radiologia dell’Ospedale San Paolo e primo operatore nell’intervento, ha sottolineato il valore educativo di questo strumento: «questa innovativa tecnologia consente di far partecipare alla procedura persone esterne alla sala che, collegandosi con un computer, “toccano con gli occhi” il materiale e il paziente come fossero loro stessi l’operatore, senza tuttavia ledere la privacy del paziente o affollare in modo incongruo la sala operatoria. Questo per noi radiologi interventisti potrebbe avere una duplice finalità: procedure effettuate da un operatore esperto diventano fonte di insegnamento sul campo, per giovani operatori e studenti che in questo modo seguono in tempo reale la procedura come se fossero loro stessi i primi operatori e, dall’altro lato, la possibilità di affiancare a operatori meno esperti il supporto di un esperto, che seppur non direttamente presente in sala, può consigliare e guidare la procedura in tempo reale».

Stefania Somaré