La sanità di domani secondo cittadini e operatori

Family doctorChiamati a riflettere sulla sanità pubblica di domani, cittadini ed esperti disegnano scenari simili, più di quanto ci si aspetterebbe. Lo dicono i risultati della survey “Vota il tuo scenario sul futuro della sanità italiana”, promossa da Cergas e Sda Bocconi, Bocconi Alumni Association in collaborazione con Bayer Italia, e al quale hanno risposto nelle scorse settimane quasi seimila cittadini e milleseicento professionisti del settore. Per dirla con Elena Cantù e Francesco Longo, curatori del Rapporto Oasi sulla salute della sanità italiana: «le convergenze più sorprendenti riguardano la disponibilità dei cittadini a chiudere o riconvertire gli ospedali minori e la previsione degli addetti ai lavori sul contenimento degli stipendi ai manager della sanità». Il 52% del pubblico preferisce, per esempio, un ridotto numero di ospedali di grandi dimensioni nei quali concentrare tecnologie e competenze, mentre solo il 27% vuole il decentramento territoriale. Cittadini ed esperti concordano anche in fatto di liste d’attesa: in tempi di contrazione di risorse è meglio limitare il perimetro delle prestazioni garantite dal Ssn ma azzerare le liste d’attesa che oggi caratterizzano troppi servizi.
Naturalmente non mancano le divergenze tra pubblico e addetti ai lavori. I cittadini preferiscono che un incremento di servizi sia finanziato da un innalzamento dei ticket (22%) piuttosto che da un maggiore ricorso a forme di finanziamento privato (assicurazioni o esborsi diretti dai cittadini 15%). Va però detto che il 34% del campione non ha risposto su questo aspetto. Gli addetti ai lavori considerano invece più probabile un crescente ricorso alle assicurazioni private.
Altro punto di divergenza riguarda il decentramento del sistema sanitario. Ma in questo caso le divergenze sono anche tra i cittadini stessi. A fronte dei deficit finanziari accumulati da troppe Regioni, una stretta maggioranza (45%) preferirebbe un maggiore accentramento rispetto a un maggiore decentramento; la maggioranza di chi vive al Nord è però favorevole al decentramento, la maggioranza di chi vive al Sud è per l’accentramento. Gli esperti prevedono interventi sempre più incisivi (fino a ridurre di fatto l’autonomia) da parte dello stato centrale in caso di disavanzo regionale. Ritengono, inoltre, che i disavanzi regionali saranno sempre più spesso appianati attraverso la fiscalità regionale, senza contributi di solidarietà nazionali.