L’obsolescenza del parco tecnologico sanitario

L'obsolescenza del parco tecnologico sanitario
Massimo Barberio

Di obsolescenza del parco tecnologico in sanità si parla da anni e il problema è sempre attuale. Lo conferma il direttore Affari Istituzionali di GE Healthcare Italia, Massimo Barberio, in una recente dichiarazione rilasciata durante l’evento “Vetustà e obsolescenza del parco tecnologico. Soluzioni innovative per la gestione e il rinnovo”, organizzato dall’Associazione Giuseppe Dossetti: i Valori – Tutela e Sviluppo dei Diritti Onlus a Roma.

«Nel comparto delle apparecchiature di diagnostica per immagini, il razionamento degli investimenti in tecnologia e innovazione è stato particolarmente significativo: un gran numero di apparecchiature ha ormai superato i limiti dell’obsolescenza tecnologica e non è più in grado di soddisfare gli standard di utilizzo.

Con il paradosso che in Italia abbiamo una densità di apparecchiature diagnostiche superiore alla media europea, ma utilizzate meno e molto più vecchie.Erogare sanità con tecnologia obsoleta è limitante nel risultato clinico, è a volte rischioso per il paziente e per gli stessi operatori sanitari ed è più oneroso in termini di manutenzione e costi di gestione: le nuove tecnologie consentono dimezzamento di tempi e dosi, capacità diagnostiche superiori, notevole riduzione del numero di esami da ripetere, costi di manutenzione e di archiviazione ridotti, fermi macchina molto inferiori.
Un’azione radicale di rinnovamento è non solo opportuna ma molto urgente.

Le proposte non mancano: compartecipazione di capitali pubblici e privati, ricorso alla leva fiscale, schemi di rottamazione dell’usato, estensione del perimetro del piano nazionale Industria 4.0 allo scopo di consentire l’iperammortamento per gli investimenti in sanità, ma soprattutto superare l’attuale immobilismo dei sistemi di remunerazione delle prestazioni, seguendo una logica di flessibilità e differenziazione.
Non possiamo pensare di incentivare l’acquisto o l’utilizzo di nuove apparecchiature senza disincentivare l’uso di quelle obsolete».

Stefania Somaré