Miopatie infiammatorie: Aifa finanzia uno studio

Miopatie infiammatorie: Aifa finanzia uno studio
I professionisti dell’Ă©quipe di Reumatologia

Debolezza muscolare ricorrente e, in alcuni casi, eruzioni cutanee: sono i sintomi principali della dermatomiosite e della polimiosite, due patologie infiammatorie che colpiscono la muscolatura e che in un quarto dei pazienti porta a handicap permanente. Si tratta di patologie che, nel loro insieme, colpiscono una persona ogni diecimila circa.
Su queste patologie reumatiche sta lavorando da tempo la Struttura Complessa di Reumatologia dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, che di recente ha ottenuto un finanziamento dall’Agenzia del Farmaco per uno studio dal titolo “TOcilizumab in REfractory MYositis (ToReMy)”, guidato da Nicolò Pipitone dell’Ă©quipe del prof. Carlo Salvarani.

Miopatie infiammatorie: Aifa finanzia uno studio
Nicolò Pipitone

Lo studio si concentra sulla terapia con il farmaco biologico Tocilizumab. Spiega in modo approfondito Nicolò Pipitone: «Nello studio ci proponiamo di studiare l’efficacia del Tocilizumab in sedici pazienti adulti con miosite resistente alla terapia tradizionale. La valutazione dell’efficacia sarĂ  effettuata dosando nel sangue i livelli di una sostanza (CPK) che viene rilasciata dal muscolo infiammato e testando la forza muscolare dei pazienti, nonchĂ© studiando l’infiammazione muscolare con la risonanza magnetica nucleare. Vi è un altro studio statunitense in corso che valuterĂ  l’efficacia del Tocilizumab nelle miositi; la differenza è che il nostro studio è “in aperto” vale a dire che tutti i pazienti saranno trattati con il farmaco, il farmaco sarĂ  usato per via sottocutanea, anzichĂ© endovenosa, e la risposta alla terapia sarĂ  anche valutata con la risonanza muscolare prima e dopo la terapia. Ci attendiamo che il nostro studio dimostri l’efficacia del farmaco biologico nei pazienti con miosite resistente, offrendo una speranza ai pazienti che non hanno risposto in modo soddisfacente alla terapia tradizionale e riducendo quindi il rischio di disabilità».

Stefania Somaré