Oncologia: ancora troppa inappropriatezza prescrittiva

pintoÈ arrivato da Chicago, durante il congresso mondiale Asco, il monito del professor Carmine Pinto (nella foto), presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), che ha sottolineato come in ambito oncologico vi siano ancora troppi sprechi legati all’inappropriatezza. «Almeno il 15% degli esami strumentali è utilizzato in maniera impropria, vi sono terapie di non comprovata efficacia che costano ogni anno al sistema circa 350 milioni di euro e il peso delle visite di controllo è pari a 400 milioni. Un esempio emblematico è quello dei marcatori tumorali, spesso impiegati a scopo diagnostico in persone non colpite dalla malattia. Nel 2012 sono infatti stati eseguiti oltre 13 milioni di questi test a fronte di 2 milioni e 300mila italiani che vivevano dopo la diagnosi (oggi sono più di 3 milioni). A oggi nessun marcatore tumorale si è dimostrato utile per la diagnosi precoce dei tumori e quindi non devono essere utilizzati al di fuori dell’ambito strettamente clinico, dove sono impiegati in pazienti che hanno già avuto una diagnosi di specifiche neoplasie e solo in due situazioni: per la valutazione della risposta al trattamento e per la diagnosi di recidiva di malattia in pazienti già trattati». Un’inappropriatezza, questa, che risulta essere particolarmente infondata, dal momento che l’Aiom mette a disposizione molti strumenti per scegliere in modo idoneo le cure e i trattamenti. Riprende Pinto che elenca: «ci sono la VI edizione del Libro Bianco dell’Oncologia Italiana 2015, le trentadue linee guida costantemente aggiornate, le linee guida sul follow-up, il documento di consensus sulla continuità di cura in oncologia, le sei raccomandazioni cliniche e metodologiche, i controlli di qualità nazionali per i test bio-molecolari, la raccomandazione sull’implementazione del test BRCA nelle pazienti con carcinoma ovarico, fino ai “Numeri del cancro in Italia” che presentano ogni anno il quadro epidemiologico dei tumori nel nostro Paese. Senza dimenticare le campagne di prevenzione», campagne che sono davvero molte e coinvolgono spesso sportivi famosi. Certo, per poter continuare nella ricerca e poter garantire i migliori trattamenti ai malati oncologici, è necessario individuare delle risorse aggiuntive a quelle messe oggi in campo: «solo così potremo far fronte alle necessità di quell’esercito di persone, circa 3 milioni di italiani, che combattono contro il cancro. Gli Stati Uniti e i cinque Paesi europei più grandi (Regno Unito, Francia, Germania, Italia e Spagna) coprono i 2/3 della spesa mondiale per le terapie anticancro. L’oncologia rappresenta un capitolo di spesa consistente per i sistemi sanitari di tutto il mondo e si prevede che entro il 2017 costituirà la prima voce di spesa farmacologica nei Paesi industrializzati». E Pinto suggerisce anche una strada: aprire «un Fondo Nazionale per l’Oncologia, da finanziare con le accise sul tabacco, un centesimo in più a sigaretta, per colpire una delle cause del tumore al polmone, tra le forme più diffuse, con circa 41.000 nuove diagnosi registrate nel 2015».

Stefania Somaré