Pet therapy nei LEA?

Antonio Saitta, assessore alla Sanità della Regione Piemonte e coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni

I progetti di pet therapy nelle strutture sanitarie si stanno dimostrando efficaci nella riabilitazione psicologica, ma anche per trattare casi di depressione e problemi del comportamento, così come le disabilità. Esistono sperimentazioni nei percorsi di cura dell’autismo e anche in soggetti in coma.
Si parla di cani e gatti accuratamente scelti per avere un buon carattere, essere socievoli, privi di patologie e ben puliti. La relazione tra il malato e questi animali porterebbe ad alcuni effetti fisici, partendo dal rilascio a livello cerebrale di adrenalina e dopamina, con cascate positive sull’umore, e dall’abbassamento della pressione sanguigna, del ritmo cardiaco e di quello respiratorio. La pet therapy può incidere positivamente anche sui soggetti ansiosi e sotto stress, può aumentare l’autostima e migliorare i casi di insonnia.

Di recente l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte e coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, Antonio Saitta, ha dichiarato la sua volontà di chiedere al ministro della Salute, Giulia Grillo, di inserire questi percorsi nel LEA, rendendoli quindi parte del SSN.

«Non è solo la grande passione degli operatori sanitari che curano i bambini e in generale tutti i pazienti a giustificare questa richiesta», aggiunge l’assessore, «ma è in particolare l’esito positivo, supportato da dati scientifici, fatto riscontrare da queste terapie».

Stefania Somaré