Procedure mininvasive in Cardiologia Interventistica: poco sfruttate in Italia

Procedure mininvasive in Cardiologia Interventistica: poco sfruttate in ItaliaNonostante la scienza abbia dimostrato l’efficacia delle tecniche percutanee mininvasive negli interventi cardiovascolari, solo una parte dei cittadini italiani può accedervi.

Giuseppe Tarantini, presidente della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (Gise), ha dichiarato: «l’Italia può vantare grande esperienza e professionalità nell’area della cardiologia interventistica, che si può definire di eccellenza.
Tuttavia c’è ancora molto lavoro da fare per ottenere un accesso più allargato alle metodiche percutanee mininvasive, che al momento in Italia sono ancora sottoutilizzate rispetto alla media degli altri Paesi europei».

Procedure mininvasive in Cardiologia Interventistica: poco sfruttate in Italia
Giuseppe Tarantini

Per ovviare a questa situazione, la Gise ha ideato una roadmap focalizzata su 4 procedure chiave che devono essere estese a tutto il Paese: la procedura di impianto trans-catetere della valvola aortica, la riparazione della valvola mitrale con tecnica percutanea, LAAO, FFR.

In sintesi, la società vuole aumentare l’impiego di queste procedure: favorire la diffusione delle linee guida ministeriali sulla codifica delle stesse procedure, indispensabile per essere adeguatamente rimborsati; pubblicare e promuovere le linee guida sviluppate dalla stessa Gise; rinforzare la presenza della Gise a livello istituzionale per rilanciare l’uso di queste tecniche; fare informazione rispetto all’impatto clinico, sociale ed economico delle patologie cardiache; identificare i Pdta che garantiscono l’appropriatezza clinica e gestionale delle patologie cardiologiche.

Di seguito qualche numero che aiuta a comprendere meglio l’importanza della questione.
Se si considera la TAVI (impianto valvolare aortico trans-catetere), su un numero di 32.000 pazienti che avrebbero bisogno di sostituire la valvola aortica ma che sono considerati inoperabili con metodo tradizionale per l’età, cui si aggiungono ulteriori 15.500 pazienti che hanno un rischio intermedio, sono stati sottoposti a TAVI solo 5.528 pazienti.
La TAVI viene effettuta soprattutto in Lombardia, Veneto e Toscana. In generale, secondo i dati della Gise, si è inserita soprattutto nelle Regioni del Nord.

Passiamo all’uso della tecnica percutanea per riparare la valvola mitralica: se si considera che il 10% degli over 75 soffre di questa insufficienza, la percentuale trattata è dell’1,5%.
Anche in questo caso, il trattamento percutaneo consentirebbe di operare anche persone che non sono candidabili agli interventi con tecnica tradizionale (a cuore aperto).
Qui c’è molta disomogeneità nelle varie Regioni, si osservano differenze anche tra ospedali di uno stesso territorio.

La chiusura della LAA (auricola sinistra) è un intervento che consente di ridurre il rischio di ictus in pazienti con fibrillazione atriale non valvolare.
Si tratta di una procedura mininvasiva, della durata di un’ora, che offre però una soluzione permanente per la prevenzione dell’ictus. I pazienti potrebbero smettere di prendere i farmaci relativi.
Nonostante ciò, la LAAO (occlusione dell’auricola sinistra) è ancora poco utilizzata nel nostro Paese.
La Regione più virtuosa è la Sardegna, con 29 procedure per milione di abitante, contro la media italiana di 12.
Molise e Fiuli Venenzia Giulia sono invece le Regioni che la usano meno.
Senza LAAO la probabilità che il paziente subisca un ictus è elevata, con conseguenti costi sociali ed economici.

Per finire, anche la FFR (fractional flow reserve, valutazione della riserva frazionale di flusso) – esame diagnostico utile nella valutazione funzionale delle stenosi coronariche – è poco usata in Italia.

Stefania Somaré