Progetto Ri.MED va nello spazio

gottardi2Qualche settimana fa abbiamo dato notizia della scoperta effettuata da un ricercatore della Fondazione Ri.MED, Riccardo Gottardi (nella foto), di un sistema in vitro per studiare l’eziologia di alcune patologie osteo-cartilaginee, tra cui anche l’osteoporosi e l’artrite dell’anca. Ebbene, questo progetto ha fatto un balzo avanti, avendo vinto un bando indetto da Casis (Center for the Advancement of Science In Space), ente spin-off della Nasa, aggiudicandosi l’incredibile opportunità di essere protagonista delle prossime ricerche scientifiche condotte sulla International Space Station. Il bioreattore di Gottardi andrà dunque nello spazio, dove la microgravità permetterà di ottenere risultati relativi agli effetti a lungo termine dei bisfosfonati su ossa e cartilagine nel giro di un solo mese, mentre sulla Terra ci avrebbe messo molto di più. Una volta che il bioreattore avrà raggiunto la stazione spaziale, i campioni di tessuto nativo e ingegnerizzato saranno trattati con bisfosfonati e sarà possibile confermare il loro potenziale ruolo protettivo nei confronti di riassorbimento osseo in condizioni di microgravità, valutarne gli effetti su tessuto osseo e cartilagine e stabilire le funzionalità di terapie farmacologiche ad hoc: passi da gigante per la medicina personalizzata e per lo sviluppo di tecnologie per l’ingegneria dei tessuti.

«Il nostro programma», spiega Gottardi, «è piaciuto a Casis perché l’osteoporosi è uno dei principali problemi legati alla permanenza nello spazio: anche in soggetti perfettamente sani, quali tipicamente sono gli astronauti, in assenza di gravità si è osservata una rapida e significativa perdita di tessuto osseo, con gravi rischi di fratture e problemi di circolazione se gli astronauti dovessero affrontare un lungo viaggio interplanetario. Il bioreattore inoltre è di piccole dimensioni, caratteristica che lo rende utile all’invio nello spazio. Si pensi poi alle ricadute per le applicazioni in ambito clinico sulla Terra: osteoporosi e osteoatrite affliggono centinaia di milioni di persone; il dolore causato dall’osteoartite tende a cronicizzare e può risultare invalidante, con un impatto devastante sulla vita dei pazienti. Se riuscissimo in un paio di mesi a validare gli effetti a lungo termine di farmaci e terapie, potremmo fare un incredibile balzo in avanti nella ricerca, aiutare molti pazienti e ridurre drasticamente i costi sociali legati alla malattia». Il bioreattore ideato da Riccardi ricrea un ambiente fisiologico, un insieme di ossa e tessuti vascolarizzati in cui si osservano, non solo gli effetti sulla cartilagine e sulle ossa, ma anche gli effetti della reciproca interazione: come reagisce l’osso quando la cartilagine è danneggiata e viceversa.

Stefania Somaré