Punto Nascita Poliambulanza: il progetto funzionale

arch. Elena Carla Luisa Airaldi
arch. Elena Carla Luisa Airaldi

L’efficiente organizzazione degli ambienti che accolgono le attività sanitarie è il presupposto per l’elevata qualità dello spazio ospedaliero, che permea tutti i reparti compresi quelli a maggiore intensità di cura.
L’architetto Elena Carla Luisa Airaldi opera come progettista di strutture ospedaliere ed è fra le più affermate medical planner italiane: «Dal 1989 lavoro come consulente di numerose società di ingegneria e, dal 1998, collaboro anche direttamente con alcuni prestigiosi ospedali, occupandomi di progettazione architettonica e funzionale a stretto contatto con qualificati specialisti, italiani e stranieri. Le precedenti esperienze professionali in ambito urbanistico e architettonico sono state messe al servizio del dimensionamento, della corretta organizzazione e dell’ottimale distribuzione delle attività sanitarie, sviluppando competenze specifiche sul campo. Di conseguenza la mia attività non afferisce solo all’ambito prettamente sanitario, ma comprende anche lo sviluppo progettuale degli spazi in rapporto ai processi, con una specifica attenzione alla loro integrazione architettonica».

Lo spazio e le funzioni
Che cos’è e di che cosa si occupa un medical planner?
«Nel mio caso l’attività si svolge sempre all’interno di gruppi multidisciplinari, nei quali seguo principalmente la progettazione dei cosiddetti “layout funzionali” alle diverse scale – da quella generale dell’ospedale fino al dettaglio del singolo settore o servizio, considerando tutti gli aspetti architettonici, organizzativi, operativi e anche economici. Il progetto funzionale è risultato di un lavoro d’équipe svolto a stretto contatto non solo con gli uffici tecnici ma anche con le direzioni scientifiche e sanitarie, con l’obiettivo di “tradurre” le esigenze e i desiderata posti alla base dei diversi progetti in un insieme organico di spazi, funzioni e flussi».
Com’è articolato un progetto funzionale?
«La ricerca e l’organizzazione delle informazioni sono di importanza fondamentale nella fase iniziale. Nel caso di un punto nascita, per esempio, i dati storici sul numero dei parti naturali e cesarei, le tendenze rilevate sul territorio e le potenzialità di sviluppo sono elaborate per individuare i “contenuti spazio-funzionali”, ovvero i fabbisogni espressi attraverso tipologia, numero e superfici dei diversi locali, previsti dalla normativa e richiesti dal committente.
Il passo successivo consiste nel mettere a sistema gli esiti del dimensionamento, organizzando le funzioni in rapporto alle reciproche relazioni. L’obiettivo è la loro aggregazione in macro-aree funzionali, tendenzialmente omogenee rispetto ai processi e perciò ai flussi dell’attività sanitaria.
Infine, le macro-aree funzionali sono inserite nel layout vero e proprio, che tiene conto delle specificità architettoniche dell’area d’intervento come dell’intero ospedale. L’insieme di queste operazioni permette di definire l’assetto spazio-funzionale finale del progetto, che sarà poi approfondito dai punti di vista strutturale, architettonico, impiantistico e della dotazione di arredi e apparecchiature.
In pratica, il layout funzionale crea i presupposti affinché gli specialisti possano sviluppare i diversi livelli della progettazione, sulla base di un concept condiviso con il committente».

Percorsi e processi
Il nuovo Punto Nascita dell’Istituto Ospedaliero Fondazione Poliambulanza – progetto: arch. Luigi Colombo (Gala Engineering) – è un significativo esempio di quella strettissima collaborazione fra i responsabili interni e gli specialisti esterni, indispensabile per garantire agli utenti e al personale le migliori condizioni di qualità complessiva dell’ambiente ospedaliero.
Quali sono gli aspetti qualificanti del progetto per la nuova Piastra Multifunzionale di Poliambulanza?
«Si tratta dell’ampliamento di un ospedale multispecialistico di recente costruzione, già dotato di alte tecnologie, nel quale sono state concentrate funzioni molto diverse fra loro sotto il profilo dei requisiti strutturali, organizzativi e tecnologici. Il nuovo Punto Nascita, per esempio, doveva integrare i reparti già attivi a Poliambulanza, tra i quali un’importante Terapia intensiva neonatale, e all’Ospedale Sant’Orsola, acquisito dalla Fondazione, ponendo le condizioni per il potenziamento dell’area materno-infantile.
L’esperienza è stata molto interessante. Diversamente da quanto accade in altre realtà, nelle quali si tende a porre il Punto nascita ai margini della struttura, nel caso di Poliambulanza quel reparto è stato progettato in stretta continuità con gli altri reparti della stessa piastra tecnologica (Blocco Operatorio e Terapia Intensiva). Questo orientamento è stato fortemente sostenuto dal committente, che ci ha lasciato ampi margini di libertà progettuale.
Abbiamo infatti progettato il Punto Nascita iniziando dal momento dell’ingresso della donna nella fase di gravidanza a termine fino all’area a maggiore intensità di cura, qual è la Terapia Intensiva Neonatale (TIN), seguendo un percorso unitario e coerente. I risultati di questo approccio innovativo sono stati apprezzati anche dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ha visitato il Punto Nascita in occasione dell’inaugurazione.
Il nuovo polo dispone infatti di un collegamento preferenziale con il Pronto soccorso, che facilita l’accesso al Pronto Soccorso Ostetrico-Ginecologico interno in tempi molto ridotti. Da lì si accede direttamente sia alle aree per il monitoraggio e il travaglio-parto sia alle due sale operatorie per i parti cesarei, senza incrociare gli altri percorsi (visitatori, merci ecc.).
L’isola neonatale si trova in posizione baricentrica fra le sale parto e le sale operatorie, a brevissima distanza dalla TIN. Questo è un aspetto a mio giudizio fondamentale per garantire la massima rapidità di intervento nei confronti dei neonati che presentano un quadro clinico critico.
In pratica, l’intero Punto Nascita è concepito secondo il principio della “marcia in avanti”, che assume un preciso significato gestionale e non solo igienico-sanitario. L’idea alla base consiste nell’evitare che, a causa di una allocazione delle funzioni non coerente con la corretta sequenza dei processi, i percorsi della madre e del neonato procedano a ritroso, ovvero si allunghino creando potenziali inefficienze operative e diseconomie gestionali».

Intensità di cure e umanizzazione
La strada più breve è sempre la migliore?
«Il parto è un evento fisiologico che, in un limitato ma significativo numero di casi, può rapidamente trasformarsi in una situazione altamente rischiosa per la madre come per il neonato. Queste situazioni devono poter essere affrontate con la massima rapidità e appropriatezza d’intervento, ovvero in strutture attrezzate per le cure intensive e caratterizzate da una casistica significativa.
Nel caso di Poliambulanza, il Punto Nascita è concepito per fare fronte sia all’evento naturale sia alle situazioni più complesse, perciò comprende la TIN ed è prossimo alla Terapia Intensiva, situata al piano inferiore. Questi reparti sono complanari o comunque raggiungibili in tempi realmente ridotti al minimo: formano perciò un’unica unità funzionale a elevata intensità di cure.
Il progetto per la TIN merita un approfondimento. La sala principale è un ambiente open space che permette la suddivisione in box singoli, in modo che la madre e anche il padre possano passare con il proprio neonato tutto il tempo che ritengono opportuno. Tutto questo senza pregiudizio per la massima flessibilità e operatività da parte del personale. Sono inoltre presenti ampi spazi per il relax dei genitori, contigui alla sala TIN, a garanzia della privacy e della tranquillità del nucleo familiare.
In prospettiva, abbiamo anche previsto la possibilità di un’ulteriore espansione delle attività, realizzando a fianco della TIN una zona “polmone”, ora occupata dagli studi medici e facilmente accessibile dal connettivo generale, che potrà essere facilmente trasformata in caso di necessità.
Il Puerperio e il Nido, invece, sono da considerarsi delle vere e proprie degenze. In questo caso il Puerperio era stato realizzato in un’area contigua dell’edificio preesistente, complanare al punto Nascita e vicino ai servizi collettivi e ai percorsi dei visitatori, diretti anche al Nido. Abbiamo perciò previsto un corridoio coperto di collegamento fra questi reparti e il Punto Nascita.
In generale, indipendentemente dalle competenze mediche e ostetriche delle singole realtà, per la sicurezza della donna – che partorisce in età sempre più avanzata – e per quella del bambino, personalmente ritengo che il momento del parto debba essere oggetto di ospedalizzazione in strutture dotate di aree “critiche” – fatto che non preclude la possibilità di umanizzare al massimo grado gli ambienti che lo ospitano.
Il progetto del Punto nascita di Poliambulanza dimostra che qualità dell’assistenza e qualità dello spazio ospedaliero non sono in conflitto. Al contrario, anche le strutture caratterizzate da un elevato livello di ospedalizzazione possono risultare molto accoglienti – se non addirittura piacevoli – e altrettanto sicure ed efficienti».

Giuseppe La Franca
architetto

Arch. Elena Carla Luisa Airaldi