Radiologia interventistica nel trattamento delle calcificazioni della spalla

Una delle tecniche utilizzate per intervenire sulla calcificazione della cuffia dei rotatori della spalla è la radiologia interventistica. Uno studio, condotto dall’équipe di Luca Maria Sconfienza, professore associato presso l’Università degli Studi di Milano e direttore dell’Unità Operativa di Radiologia dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi, ha messo a punto un metodo per aiutare i radiologi interventisti a stabilire se utilizzare uno o due aghi per il trattamento ecoguidato mini-invasivo di questa patologia, in base alla densità del deposito calcifico intratendineo. Allo studio (pubblicato online sulla rivista Radiology) hanno partecipato 211 pazienti, di cui 77 uomini e 134 donne, di età compresa tra 24 e 69 anni, tutti con calcificazione alla cuffia dei rotatori. Lo studio ha indagato quando sia più efficacie l’uso di due aghi e quando l’uso di un ago solo nell’iniettare il liquido che scioglie il calcio e nel portarlo via. I ricercatori hanno verificato gli esiti delle varie procedure, che sono state effettuate tra 2012 e 2014. Le procedure a doppio ago hanno utilizzato aghi da 1.7 mm di diametro, inseriti all’interno della calcificazione sotto continuo monitoraggio ecografico e la calcificazione veniva trattata creando un flusso continuo di soluzione fisiologica per rimuovere il calcio. La procedura a singolo ago ha invece impiegato un ago da 1.3 mm di diametro per l’iniezione di soluzione fisiologica e l’estrazione del calcio, utilizzando continue pressioni e rilasci sullo stantuffo della siringa per creare un effetto a pressione.
Si è visto che per le calcificazioni dure i tempi di procedura e i risultati in termini di dissoluzione del calcio sono migliori se si usano i due aghi; di contro, l’uso di un ago singolo è più efficiente per calcificazioni fluide. Inoltre, lo studio ha confermato l’efficacia generale di questa procedura. Il professor Sconfienza ha infatti sottolineato che «in termini di risultati clinici dopo un anno di follow-up non c’era alcuna differenza significativa tra trattamento ecoguidato con singolo e doppio ago. Inoltre, a distanza di 12 mesi, con entrambi i trattamenti non sono state rilevate calcificazioni residue o nuove, né lesioni del tendine ove erano presenti gli iniziali depositi di calcio».

Stefania Somaré