Le richieste di sospensione delle rette e di rimborso avanzate dai familiari di ospiti con patologie neurodegenerative stanno mettendo sotto forte pressione il sistema delle RSA lombarde.
«Potrebbe essere la deflagrazione del sistema RSA, se il fenomeno non sarà governato», avverte Luca Degani, presidente di Uneba Lombardia. Neppure l’emendamento alla Legge di Bilancio, che prevede un fondo da 100 milioni di euro a sostegno delle strutture residenziali per anziani, appare sufficiente a rispondere alle richieste di gratuità delle prestazioni e di sospensione del pagamento delle rette.
I numeri
Su un campione di 274 RSA lombarde, pari a 33.895 posti letto (il 49,5% del totale regionale), il 43,4% degli enti ha ricevuto richieste di informazioni sulla gratuità del ricovero da parte di ospiti già accolti in struttura. Ancora più rilevante il dato relativo alle sospensioni dei pagamenti o alle richieste di rimborso accompagnate da azioni legali: il fenomeno interessa il 30,7% delle RSA, per un totale di 152 casi, il 70% dei quali provenienti da strutture dotate di nucleo Alzheimer.
Nel dettaglio, la sospensione del pagamento della retta ha riguardato 24 strutture (8,8% del campione) e 54 ospiti. In 13 casi è stata avanzata anche la richiesta di rimborso delle rette già versate, senza ricorso all’azione giudiziaria, una dinamica che coinvolge 12 enti (4,4%). Nei restanti 9 casi, distribuiti su 8 enti (2,9%), è stata invece avviata un’azione legale per ottenere il rimborso delle somme già pagate.
Le richieste di rimborso crescono in modo significativo quando si tratta di ospiti dimessi o deceduti: sono 93 i casi dichiarati, che coinvolgono 70 enti, pari a un quarto del campione.
I dati emergono dall’indagine condotta dall’Osservatorio settoriale sulle RSA della LIUC Business School, diretto da Antonio Sebastiano, in collaborazione con Uneba Lombardia.
Il campione analizzato è composto per il 77,1% da enti non profit, per il 19,2% da strutture profit e per il 3,7% da soggetti pubblici e rispecchia la distribuzione dell’universo delle RSA lombarde per natura giuridica, dimensioni e collocazione territoriale, con la sola eccezione di una sottorappresentazione delle ATS di Pavia e Montagna. Il 43% delle strutture dispone di un nucleo Alzheimer.
Il nodo centrale nasce da alcune sentenze della Corte di Cassazione che, valorizzando la componente sanitaria delle cure rivolte a persone affette da Alzheimer, hanno alimentato la richiesta di considerare il ricovero in RSA come una prestazione interamente a carico del Servizio sanitario nazionale. Tuttavia, un precedente studio dell’Osservatorio, condotto all’interno di un nucleo Alzheimer di una RSA lombarda, ha evidenziato come anche in questo contesto le prestazioni siano prevalentemente di natura assistenziale: il 63,1% è assistenziale, il 25,2% sanitaria e l’11,6% alberghiera.
«Il tema resta quello della sostenibilità economico-finanziaria del settore» sottolinea Sebastiano «un comparto già sottodimensionato rispetto ai reali bisogni della popolazione anziana fragile e non autosufficiente. Se l’impatto economico di questi ricorsi dovesse rimanere a carico delle strutture, le conseguenze potrebbero essere devastanti».
Per Degani, la questione richiede una risposta politica chiara: «Manca un pronunciamento normativo che chiarisca in modo puntuale la questione. La compartecipazione al costo non può essere messa in discussione, pur nella necessità di un maggiore coinvolgimento dello Stato nella presa in carico di una popolazione sempre più anziana».


