Salute mentale. Un piano d’azione nazionale

È stato approvato in Conferenza Unificata il 24 gennaio 2013 il Piano di azioni nazionale per la salute mentale, elaborato dal Ministero della Salute in collaborazione con il Gruppo Tecnico Interregionale Salute Mentale (Gism) della Conferenza delle Regioni. L’obiettivo è affrontare in modo sistematico e condiviso le tante criticità del settore, definendo gli obiettivi di salute per la popolazione, le azioni, gli attori necessari per conseguirli, i criteri e gli indicatori di verifica e valutazione. Ma vediamo più da vicino di che cosa si tratta. Innanzitutto il Piano orienta progetti specifici e differenziati regionali e locali, indirizzandoli in aree ritenute omogenee e con esigenze prioritarie. Si vuole così intercettare la domanda della popolazione, rinnovare l’organizzazione, i programmi clinici offerti, le modalità di lavoro e integrare i servizi. Le aree individuate, ritenute prioritarie, sono quattro: area degli esordi-intervento precoce; area dei disturbi comuni ad alta incidenza e prevalenza (depressione, disturbi d’ansia); area dei disturbi gravi persistenti e complessi; area dei disturbi dell’infanzia e dell’adolescenza. Ma non è tutto, si parla anche di disturbi dell’umore; prevenzione del suicidio; disturbi della personalità e disturbi del comportamento alimentare; disturbi dello spettro autistico; trattamenti psichiatrici residenziali; problemi della salute mentale degli immigrati. Particolare attenzione è stata dedicata dal Piano, la cui elaborazione è iniziata a partire dal 2010, alla ridefinizione del concetto di Livello essenziale di assistenza (Lea) in salute mentale, in relazione al quale è stato elaborata la definizione di “percorso di presa in carico e di cura esigibile”. La complessità, la multifattorialità e la necessità d’integrazione degli interventi che caratterizzano tale percorso dovrebbe, secondo il Piano, assicurare e rendere esigibili: accessibilità, presa in carico, continuità delle cure, personalizzazione del progetto; percorsi a differente intensità assistenziale, in rapporto ai bisogni di cura; servizi flessibili, orientati sui bisogni e sulle persone; percorsi esigibili individualmente, anche quando inseriti in attività di gruppo o in attività comunitarie. Si dica infine che sarà compito del Ministero della Salute e delle Regioni verificare periodicamente la realizzazione del Piano, anche attraverso sistemi informativi già esistenti, in aggiunta a un sistema informativo per la Salute mentale che secondo il Piano, dovrebbe essere implementato e sviluppato entro sei mesi dall’approvazione.