Spedali Civili, Brescia. La parola ai tecnici

Approfondiamo la storia del principale ospedale bresciano e gli aspetti più interessanti degli interventi realizzati, con i tecnici che hanno coordinato i lavori di ampliamento e ristrutturazione del secondo project financing.

Frutto di un progetto concepito nel primo dopoguerra, il presidio degli Spedali Civili di Brescia è costituito da edifici realizzati in periodi diversi, disposti in modo prevalentemente simmetrico all’interno di un lotto dalla forma circolare, situato nella zona collinare a nord rispetto al centro storico della città.
Inaugurato nel corso degli anni ’50, il primo nucleo dell’ospedale è formato dai padiglioni A, B e C, articolati in più ali di degenza con al centro i reparti chirurgici, che insistono sulla parte meridionale e centrale del lotto, attorno alla chiesa. Il complesso era completato da altri edifici isolati per le attività di servizio.
A questi furono aggiunti, negli anni ’70:
– il Policlinico Satellite, un monoblocco articolato in tre ali disposte in linea che, con l’avancorpo destinato all’emergenza-urgenza, occupa la parte settentrionale del lotto;
– il pad. Infettivi, collegato al resto dell’ospedale solo mediante un corridoio ipogeo;
Ulteriori costruzioni, prevalentemente destinate ad attività diagnostiche (Ambulatori, nuovo Blocco operatorio, Centro Alte Energie, ecc.) e di servizio (Farmacia, Medicina legale, Medicina del lavoro, ecc.), hanno permesso all’ospedale di mantenersi all’avanguardia nel settore, densificando progressivamente gli spazi disponibili.

Le premesse del progetto
L’arch. Marco Verga è Responsabile del Servizio Tecnico Patrimoniale, nonché Responsabile del procedimento: «Alla fine degli anni ’90, l’Ospedale predispose un piano di sviluppo che identificava le principali criticità della struttura ospedaliera, prevedendo interventi di nuova costruzione, ristrutturazione e adeguamento funzionale e normativo, mirati a proiettare gli Spedali Civili verso un’offerta di servizi in linea con le esigenze contemporanee.
Il primo esito fu l’attivazione, nel 2002, di un project financing limitato alla ristrutturazione e all’ampliamento di due ali dei padiglioni, che collegano scala 2 con le scale 3 e 5 dell’Ospedale bordoniano (ala est, compresa fra i blocchi scala 2 e 5; ala ovest, compresa fra i blocchi scala 2 e 3), prevalentemente destinate alle degenze. Quel primo intervento trasformò la sezione dei reparti di degenza interessati da corpo triplo a corpo quintuplo.
Il successo di questa “prova generale” (i lavori si conclusero nel 2005, con 6 mesi di anticipo sul programma) convinse l’Azienda a procedere con il successivo e più esteso accordo di finanza di progetto, che prevedeva sia opere di nuova costruzione, sia interventi di ristrutturazione, in particolare:
– la costruzione della nuova Piastra pluripiano, situata in posizione baricentrica rispetto all’ospedale;
– la ristrutturazione con ampliamento e soprelevazione del corpo centrale del pad. A, compresa fra i blocchi scale 1 e 2;
– la ristrutturazione del pad. C, compresa la realizzazione di elementi connettivi e per la sicurezza;
– la realizzazione di nuovi corridoi di collegamento fra i padd. B e C, il Policlinico Satellite e la nuova Piastra (ai piani terra e primo);
– la costruzione di un nuovo edificio unificato per cucina e mensa;
– l’esecuzione di opere accessorie per il Centro Alte Energie e per il fabbricato PET.

Collaborazione fruttuosa
Quali aspetti hanno caratterizzato la realizzazione dei lavori? «L’impegno è stato notevole soprattutto durante i trasferimenti delle attività, necessari per liberare e rioccupare gli edifici interessati dagli interventi, e nella predisposizione dei percorsi provvisori circostanti le aree interessate dai cantieri. Nell’arco di quasi sette anni di lavori, tutti gli spostamenti delle attività sanitarie sono stati effettuati senza perdere un solo giorno di erogazione dei servizi, né un solo posto letto, e senza significative riduzioni degli standard assistenziali e prestazionali. Per raggiungere questo importante risultato e, più in generale, durante l’intero periodo di durata dei cantieri, la stretta collaborazione con la Direzione medica e con tutti gli staff medici e infermieristici è stata di fondamentale importanza per l’équipe tecnica. Desidero inoltre segnalare il ruolo centrale svolto dal mio predecessore, arch. Mario Sabbadini.
Nel corso dei lavori non abbiamo dovuto affrontare particolari criticità, anche grazie all’efficiente organizzazione dello staff professionale incaricato del project management, che ha realmente fatto la differenza facilitando sia l’attività degli uffici tecnici, sia quella delle imprese.
A conclusione delle opere ancora in corso, potremo procedere con la ristrutturazione del pad. B e, successivamente, con la ristrutturazione del Policlinico Satellite, portando a compimento il completo rinnovamento funzionale, tecnologico e normativo dell’intero presidio che sarà rispondente anche ai requisiti antincendio e, con l’esclusione di alcuni padiglioni, ai requisiti antisismici più recenti».

I numeri del project financing
L’ing. Giovanni Sguazzi è Project manager per Lend Lease: «L’accordo di project management con l’ASST è stato siglato dalla società concessionaria Futura, un pool di imprese formato da Lend Lease – che si occupa del coordinamento e della gestione dell’intera commessa – Rizzani de Eccher, A2A Calore & Servizi e ABP Nocivelli, più gli studi di progettazione e gli istituti di credito che finanziano i lavori.
L’importo totale previsto dal contratto di concessione è pari a poco più di 128.167.000 euro, in ampia parte (quasi 63 milioni) serviti alla costruzione della nuova piastra. Oltre alle attività afferenti i lavori edili la concessionaria eroga servizi di ristorazione, lavanderia, manutenzione del costruito e pulizia, per una durata di 33 anni (fino al 2043) a partire dall’approvazione dei titoli abilitativi, a fronte della corresponsione di un canone.
L’articolazione in fasi è stata resa necessaria dall’esigenza di poter disporre della nuova cucina e mensa, prima di demolire una delle due cucine preesistenti, che sorgeva sul sedime destinato alla nuova Piastra. Allo stesso modo, prima di iniziare la ristrutturazione del pad. C è stato necessario riallocare le attività in altre aree dell’ospedale.
In pratica, compatibilmente con i tempi richiesti dai trasferimenti, abbiamo aperto tutti i cantieri attivabili nel più minor tempo possibile, con l’obiettivo di rispettare e, ove possibile, anticipare i tempi di consegna – com’è stato per tutti i lavori finora realizzati – con pieno spirito di collaborazione nei confronti delle esigenze del concedente.
È il caso, ad esempio, dei lavori per il pad. C – particolarmente invasivi, in quanto consistono di radicali opere di adeguamento strutturale antisismico, dalle fondazioni alla copertura – durante i quali siamo riusciti a mantenere attiva la Medicina nucleare posta al piano terreno».

Giuseppe La Franca
architetto