Trauma Center di Potenza, qualità ambientale ed edilizia per la sanità contemporanea

Qualità ambientale ed edilizia per la sanità contemporanea Restituisce continuità architettonica al fronte edificato dell’Ospedale San Carlo di Potenza, il progetto del Trauma Center risponde all’esigenza di potenziare spazi e dotazioni per l’attività sanitaria e l’accoglienza del pubblico, attraverso un’elevata qualità formale e ambientale, in linea con i più evoluti requisiti di funzionalità, flessibilità, sicurezza ed efficienza energetica.

Sono previsti un nuovo ingresso pedonale all’intero ospedale con galleria commerciale, spazi d’attesa in ampliamento al limitrofo Pronto soccorso, un Blocco operatorio con 8 sale e reparti per le degenze ad alta, media e bassa intensità di cure, collegati con la vicina Terapia Intensiva.

L’intervento comprende anche opere di ristrutturazione nei padiglioni confinanti, per la realizzazione dei collegamenti interni e per la messa in sicurezza antisismica, più un intervento di demolizione.

«Abbiamo ottenuto la commessa partecipando alla gara assieme al Consorzio Nazionale Cooperative di Produzione e Lavoro Ciro Menotti di Ravenna», spiega il responsabile del progetto arch. Alessandro Castelli (Studio Tecnico Gruppo Marche), «in raggruppamento temporaneo di progettazione con lo Studio Geognostico Lenzi Umberto e Alessandra.
Dopo l’aggiudicazione l’iter è stato sospeso a causa del ricorso dei secondi classificati, poi respinto, che ha però causato quasi due anni di ritardo all’intera operazione. Attualmente stiamo iniziando la progettazione esecutiva e prevediamo che i lavori potranno iniziare entro la fine del 2018».

arch. Alessandro Castelli, Studio Tecnico Gruppo Marche

La filosofia del progetto

Quali sono stati gli aspetti più interessanti del progetto?
«L’intero processo è stato sviluppato con il sistema BIM (Building Information Modeling). Si tratta della tecnologia di riferimento a livello internazionale per la progettazione edilizia, che utilizziamo dal 2012 e che diventerà presto obbligatoria in Italia nelle opere pubbliche di importo economico rilevante.
La filosofia di base consiste nella creazione di un modello virtuale, contenente non solo la rappresentazione tridimensionale dell’edificio, ma anche qualsiasi tipo di informazione utile alla progettazione, costruzione e gestione del fabbricato, per tutto il suo ciclo di vita.
All’avanzato supporto informatico abbiamo affiancato la metodologia Evidence Based Design, disciplina di origine statunitense che studia l’effetto che l’ospedale ha sul paziente, su parenti e accompagnatori e sullo staff medico, allo scopo di suggerire le soluzioni architettoniche che meglio contribuiscono a migliorare il percorso di cura del paziente e a diminuire lo stress del personale e dei parenti.
Basata sull’orientamento al paziente, la ricerca della massima umanizzazione è stata articolata in tre ambiti:
– ricerca di risposte alle aspettative di chi entra in ospedale e non solo alle esigenze di tipo medico;
– organizzazione degli spazi capace di offrire agli ospiti ogni opportunità per rendere “attiva” la permanenza in ospedale, tenendo conto delle specifiche condizioni di salute;
– ispirare fiducia e rassicurare il paziente attraverso ambienti collettivi accoglienti e rilassanti, anche con riferimento alle esigenze degli accompagnatori.

Queste istanze sono state tradotte sia nell’armonizzazione con il contesto dell’impatto visivo esterno del nuovo edificio, sia nell’attenta progettazione delle “soft quality” – ovvero della qualità percepita dell’ambiente ospedaliero come risultante dei componenti edilizi (pavimenti, controsoffitti, illuminazione, arredi ecc.), in termini di accoglienza, comfort e funzionalità».

L’habitat ospedaliero

«In un certo senso l’ambiente ospedaliero può essere considerato una sorta di “habitat” artificiale della comunità ospedaliera, risultato della sovrapposizione fra una serie di esigenze che possiamo considerare come livelli (normativo/procedurale, funzionale/costruttivo, percettivo) dell’approfondimento progettuale.

Il livello percettivo è l’oggetto della progettazione delle soft quality e, in genere, è quello che più trascurato, in quanto le esigenze normative e funzionali hanno spesso il sopravvento – al contrario di quanto avviene, per esempio, nel design industriale, disciplina nella quale proprio le soft quality fanno normalmente la differenza tra un prodotto di successo e uno che resterà invenduto.
La conformazione delle camere di degenza è un esempio delle possibilità di questa metodologia: normalmente i servizi igienici sono posizionati all’ingresso della camera, a fianco del corridoio, mentre il layout studiato per i reparti di degenza a media e bassa intensità prevede invece che siano posti in fondo alla camera, verso la facciata.

I vantaggi di questa soluzione risiedono essenzialmente nell’eliminazione dello stretto disimpegno all’ingresso della camera e nel riscontro diretto di luce e aria per i bagni.

I risultati sono una migliore distribuzione degli spazi anche per i visitatori, che dispongono di comode sedute a fianco dei letti, e una più efficace introspezione dal corridoio da parte del personale, che facilita le relazioni con i pazienti poiché questi possono percepirne la presenza.

In tutte le camere, subito dopo la porta, è inoltre presente il lavamani per l’igiene del personale.

L’impiego del BIM esalta questa strategia progettuale. Da una parte, infatti, consente di migliorare le qualità abitative, estetiche e relazionali dello spazio senza lasciare niente al caso, a parità di costi. Dall’altra, attraverso una sorta di “visita virtuale” della struttura, permette di verificare direttamente l’effetto volumetrico degli ambienti e delle soluzioni adottate fino dalle prime fasi progettuali».

Sicurezza ed efficienza

Quali aspetti tecnico-costruttivi distinguono il progetto del Trauma Center?
«Il sistema di isolamento dalle sollecitazioni sismiche si basa sull’impiego di isolatori elastomerici, che disaccoppiano le strutture ipogee da quelle in elevazione. Si tratta di una tecnica utile nel caso di nuove costruzioni come anche per gli edifici esistenti, che permette la trasmissione delle sole sollecitazioni caratterizzate da bassi contenuti energetici, mantenendo in funzione l’ospedale durante e dopo il sisma.

A questo sistema abbiamo abbinato soluzioni strutturali evolute dal punto di vista tecnologico e prestazionale. Per esempio, sono previsti solai a piastra con portata bidirezionale, in calcestruzzo armato, alleggeriti dall’impiego di elementi cavi inseriti nelle sezioni soggette a ridotto carico statico. Con questa tecnica è possibile limitare l’uso del calcestruzzo solo alle zone più sollecitate dei solai, alleggerendone mediamente il peso del 35% e contenendo perciò i costi di costruzione.

In questo caso il vantaggio è duplice: da una parte i punti d’appoggio delle strutture verticali risultano più distanti fra loro rispetto a una struttura tradizionale, a parità di carichi accidentali; dall’altra, la presenza di zone alleggerite facilitare la realizzazione di aperture utili, per esempio, al passaggio delle reti impiantistiche, senza pregiudizio per la resistenza dell’intero scheletro strutturale.

Nell’ottica della massima flessibilità spazio-funzionale oggi richiesta agli edifici ospedalieri, i pilastri più sollecitati saranno costituiti da tubolari cavi in acciaio riempiti in opera con calcestruzzo ad alta resistenza, che raggiungono elevate prestazioni per effetto del confinamento che il tubo d’acciaio esercita sul calcestruzzo al suo interno. Si tratta di una tecnica costruttiva che non necessita di trattamenti per la protezione dal fuoco delle superfici metalliche esterne, permettendo la realizzazione di strutture verticali dall’ingombro ridotto al minimo.

Sul fronte del contenimento dei consumi energetici sono state adottate soluzioni e tecnologie a elevata efficienza. Gli impianti a tutt’aria esterna sono caratterizzati da un’elevata flessibilità nella scelta della suddivisione in zone. Le unità di trattamento dell’aria sono dotate di ventilatori ed elettropompe con motori a inverter, con funzionamento controllato e regolato attraverso un sistema di supervisione e controllo (BACS) in classe B.
Nelle aree a maggiore intensità di cura sono state previste sale operatorie di classe ISO 5, con possibilità di attenuare la portata dell’aria e di monitorare le sovrappressioni tra ogni singola sala operatoria e gli ambienti confinanti, oltre alla possibilità di videosorvegliare le stesse sale chirurgiche e le degenza ad alta intensità.

Per quanto riguarda invece la dotazione di tecnologie al servizio dell’attività ospedaliera, ciascuno dei posti letto è equipaggiato con un sistema di monitor touch screen utilizzabili sia dal personale medico e infermieristico, che può così interagire con il sistema di gestione degli aspetti sanitari e dei servizi alberghieri, sia dai pazienti, per la comunicazione via web con l’esterno e l’intrattenimento durante il periodo ricovero».

Giuseppe la Franca, architetto