Tumore del polmone, un progetto per uniformare cura e presa in carico

Tumore del polmone, un progetto per uniformare cura e presa in caricoIl carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC – non small cell lung cancer) può essere trattato in modo personalizzato previa prescrizione del test per l’identificazione del riarrangiamento di ALK. Si tratta di un test che può essere somministrato a pazienti allo stadio IIIB e IV del tumore.

Il professor Antonio Marchetti, direttore della cattedra di Anatomia Patologica dell’Università di Chieti, ricorda: «ALK è l’acronimo che indica il gene del recettore tirosin-chinasico del linfoma anaplastico. Alcuni test molecolari possono permettere di evidenziare riarrangiamenti specifici sul gene ALK nel DNA delle cellule del tumore o delle sue metastasi. La presenza di queste mutazioni consente la somministrazione di una terapia mirata al paziente affetto da carcinoma polmonare non a piccole cellule. Per questo è quanto mai importante dare accesso a tutti i pazienti con NSCLC a questo fondamentale strumento diagnostico».

Bene, secondo un’indagine condotta nel 2015 presso 38 centri che trattano questo tumore, il 23% dei pazienti con caratteristiche elettive per il test non lo hanno fatto, venendo quindi curati in modo generico e non personalizzato.
Proprio per uniformare la presa in carico e la cura del NSCLC nasce il progetto Centro Per Cento, cui parteciperanno 60 Centri Oncologici distribuiti su tutto il territorio nazionale, più di 100 medici e Direzioni Ospedaliere.
Supportato da Roche, il progetto mira a garantire la tipizzazione biologica del tumore, tramite test ALK, a tutti i pazienti, in modo da colmare il gap esistente al momento tra diagnostica e cura.

Il professor Davide Croce, direttore del Centro di Ricerca sull’Economia e il Management in Sanità e nel Sociale e membro dell’Expert Panel di progetto, spiega: «il progetto mira, attraverso strumenti di organizzazione sanitaria, ad accompagnare i Centri nell’ottimizzazione del percorso del paziente suggerendo le aree di miglioramento e le misure per migliorare l’accesso alla diagnosi molecolare. Si prevedono una fase di analisi del contesto, ovvero l’esistenza e l’osservanza di linee guida condivise, raccomandazioni, strumenti e modalità diagnostiche molecolari e una seconda fase di rilevazione dei dati sul percorso di cura. I dati raccolti confluiranno in una piattaforma condivisa fra tutti gli specialisti clinici coinvolti nel progetto e gli esperti di organizzazione sanitaria». Con l’idea di trovare protocolli che permettano di arrivare a coprire il 100% dei pazienti che possono essere sottoposti a test ALK, ovunque essi vivano.

Stefania Somaré