Antibiotico resistenza, aumentano i tassi di mortalità neonatale

Orange colored multiple antibiotic resistant Pseudomonas aeruginosa bacterium - 3d illustration

L’antibiotico resistenza è una delle più preoccupanti minacce globali, anche a causa del suo progressivo aggravamento, con il rischio che malattie facilmente curabili possano tornare a essere fatali.
In Italia le infezioni resistenti agli antibiotici sono passate dal 17% del 2005 al 30% del 2015, con il rischio di raggiungere il 32% entro il 2030.
La Società Italiana di Neonatologia fa notare che 214 mila decessi neonatali annui a livello globale sono attribuibili all’AMR.

Secondo il rapporto Global Research on Antimicrobial Resistance, pubblicato nel 2022 da Lancet, che ha analizzato i dati di 204 Paesi, nel 2019 oltre 1,2 milioni di persone sono decedute per infezioni causate da batteri resistenti a diversi antibiotici e circa 5 milioni di decessi sono associati a fenomeni di AMR.

Oltre l’impatto sanitario, esiste anche un impatto economico rilevante che, secondo la Banca Mondiale, potrebbe essere addirittura peggiore della crisi finanziaria del 2008-2009.
La Review on Antimicrobial Resistance stima i costi da AMR entro il 2050 a circa 100 trilioni di dollari, invece, il rapporto dell’OCSE riporta che affrontare le complicazioni di AMR potrebbe costare fino a 3,5 miliardi di dollari l’anno in media tra i 33 Paesi analizzati e 13 miliardi di dollari in Italia fino al 2050.

La situazione italiana

Con i suoi tassi di crescita, l’AMR rischia di farci presto trovare impotenti di fronte a malattie oggi facilmente curabili. Stando all’ultimo report OCSE, l’Italia è bollino nero, insieme a Grecia e Portogallo, con i più alti tassi di mortalità da batteri resistenti.

Nel nostro Paese, in soli 10 anni (2005-2015) la percentuale di infezioni resistenti agli antibiotici è quasi raddoppiata, passando dal 17% al 30% con il rischio di toccare il 32% nel 2030.

AMR nei neonati

Il fenomeno dell’antibiotico resistenza nei neonati è oggi tale da rappresentare una delle principali preoccupazioni per neonatologi e pediatri.
I principali fattori di sviluppo e diffusione dell’AMR sono in buona parte dovuti all’uso inappropriato ed eccessivo degli antibiotici, non solo tra gli esseri umani, ma anche tra gli animali da produzione alimentare.

Inoltre, la dimensione globale del problema dipende dal fatto che una volta che un patogeno sviluppa resistenza ad un antibiotico, la stessa si diffonde molto rapidamente alimentata dalla mobilità delle popolazioni e dalla globalizzazione.

Anche in ambito neonatale il problema desta crescente preoccupazione per la sua rapida crescita: si stima che a livello globale la resistenza agli antibiotici sia la causa di 214 mila decessi; circa metà dei patogeni causa di infezioni neonatali severe risulta resistente alla prima ed alla seconda linea di trattamenti raccomandati dalla Organizzazione Mondiale della Sanità.

Uso degli antibiotici nelle TIN

All’interno delle Terapie Intensive Neonatali, gli antibiotici si distinguono tra i medicinali più largamente diffusi e, per quanto i neonatologi abbiano compreso le controindicazioni al loro uso eccessivo, la sfida della loro ottimizzazione in ambito neonatale resta comunque aperta.

Basti pensare che oltre il 75% dei neonati con peso inferiore al chilo e mezzo e oltre 8 su 10 tra quelli nati al di sotto del chilo di peso vengono sottoposti alla nascita a terapia antibiotica con l’obiettivo di scongiurare l’insorgenza di una sepsi.

Dati recenti della letteratura evidenziano, tuttavia, che un uso non necessario e prolungato degli antibiotici, durante la prima settimana di vita nei neonati pretermine aumenta il rischio di insorgenza di un’infezione tardiva, di enterocolite necrotizzante o di morte.

Importanza di programmi di stewardship antimicrobica

«Le strategie da mettere in atto non sono diverse da quelle proposte per la popolazione generale», afferma il presidente della Società Italiana di Neonatologia, Luigi Orfeo.

Luigi Orfeo, presidente della Società Italiana di Neonatologia

«Emerge il quadro di una realtà in cui l’arsenale per combattere i microrganismi è sempre più povero di mezzi. I nuovi antibiotici non risolveranno definitivamente il problema, perché perderanno la loro efficacia, dopo un certo periodo di utilizzo, a causa di batteri resistenti.

Lo strumento più importante per la limitazione della AMR è la prevenzione nell’ambito ospedaliero, attraverso il corretto uso degli antibiotici e strategie di prevenzione e controllo delle infezioni, prima fra tutte l’igiene delle mani, che dovrebbe continuare a essere fortemente incentivata.

Ogni ospedale dovrebbe adottare un Antibiotic Stewardship Program, con la formazione di un gruppo multidisciplinare che guidi i medici nell’uso consapevole degli antibiotici. Se non si prendono al più presto provvedimenti adeguati, corriamo il rischio di ritrovarci nell’era pre-antibiotica degli anni ’30 e in un mondo senza antibiotici».

Elena D’Alessandri