Confusione mentale da Covid-19 simile a quella provocata dalla chemioterapia

In molti, tra quanti colpiti dal Sars-CoV-2, hanno sperimentato difficoltà di attenzione, di concentrazione, perdita della memoria, rallentamento cerebrale… non solo tra coloro che hanno sviluppato una patologia seria, ma anche tra chi l’ha avuta moderata. Sintomi che possono durare fino a due mesi dalla guarigione, se non di più in chi viene colpito dalla Sindrome da Long Covid. Secondo alcuni autori, ciò avverrebbe in 1 paziente ogni 4 tra quelli che acquisiscono l’infezione; ciò accade perché questo virus è in grado di causare infiammazione a livello cerebrale, con disregolazione delle cellule native e implicazioni anche sulla materia bianca del cervello e i nervi. Secondo un recente studio guidato della Stanford University School of Medicine, pubblicato su “Cell”, questi sintomi sarebbero simili a quelli indotti da cicli di chemioterapia nei pazienti oncologici. A sostenerlo è, per esempio, Michelle Monje, professore di neurologia e scienze neurologiche presso l’Università statunitense. La scoperta viene considerata importante perché nel corso dei decenni chi fa ricerca in oncologia ha imparato a gestire, in parte, la “nebbia” da chemioterapia… il che significa che si potrà probabilmente intervenire anche sui sintomi cognitivi da Covid-19. Lo studio è stato condotto su topi infettati con Sars-CoV-2 e con malattie lieve: gli autori ne hanno studiato il cervello, osservando così che a essere colpite sono soprattutto gli oligodendrociti che producono la mielina e rivestono le terminazioni nervose a livello di cervello. Queste cellule si riducono in numero. Come conseguenza, di assiste a una riduzione della mielina presente nel cervello e, quindi, della massa bianca: un effetto che sembra durare da 1 a 7 settimane dopo l’infezione. A questo punto gli autori si sono chiesti se l’effetto sulla mielina sia tipico del Sars-CoV-2 o se caratterizzi anche altri ceppi influenzali, come per esempio l’H1N1: la risposta è negativa. Per confermare quanto osservato in topo, gli autori hanno lavorato su campioni di cervello di 14 pazienti morti improvvisamente nel 2020: 5 di questi avevano anche il Covid-19, anche se la morte è stata causata da altri fattori. Paragonando i cervelli dei soggetti morti con il Sars-CoV-2 e gli altri, gli autori hanno trovato differenze nella reattività della microglia, in modo simile a quanto osservato nei topi. Infine, osservando 48 pazienti con sintomi cognitivi da Covid-19 e confrontandone i livelli sanguigni di citochina CCL11 con quelli di pazienti con Covid-19 ma senza sintomi cognitivi, si è visto che in effetti nel primo gruppo questa citochina era parecchio più presente. Si tratta di una citochina infiammatoria. Date le similitudini con gli esiti della chemioterapia, quindi, gli autori stanno pensando di sperimentare gli effetti di alcuni farmaci già noti sulla “nebbia mentale” da Covid-19.

(Lo studio: Fernández-Castañeda, Anthony et al. Mild respiratory Covid can cause multi-lineage neural cell and myelin dysregulation. Cell, Volume 0, Issue 0. Doi: https://doi.org/10.1016/j.cell.2022.06.008)

Stefania Somaré