L’ospedale del futuro? È completamente digitalizzato

Fiore all’occhiello del Gruppo San Donato, il nuovo Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano si distingue per l’impiego pervasivo della digitalizzazione non solo per migliorare il rapporto con il paziente, ma anche e soprattutto per ottimizzare la qualità e l’esito delle cure, per ottimizzare i processi e per semplificare la gestione dell’edificio.

«Si tratta di una struttura ospedaliera estremamente innovativa, proiettata nel futuro, nella quale l’uso dei sistemi digitalizzati è parte integrante di molte attività», spiega il prof. Giuseppe Banfi, direttore scientifico dell’Irccs Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio.

Prof. Giuseppe Banfi, Irccs Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio

«La raccolta dei dati informatizzati relativi ai pazienti, per esempio, ha lo scopo di elaborare le informazioni di pertinenza pratica, clinica, amministrativa e, anche, per la ricerca, soprattutto per quanto concerne la programmazione delle attività sanitarie e la valutazione degli esiti degli interventi e delle terapie.

Queste soluzioni erano ampiamente applicate nella sede ospedaliera precedente – nel caso della chirurgia spinale, per esempio, siamo stati precursori in Europa – indirizzate verso la cosiddetta medicina basata sul valore – ovvero sul rapporto fra esiti e costi.

Nel nuovo ospedale continuiamo ad assicurare il tracciamento completo del paziente durante tutto il suo percorso all’interno della struttura e, in collaborazione con l’area amministrativa, stiamo espandendo alcuni registri di patologie, per abbinare al giudizio della parte clinica anche quello sulla qualità della vita del paziente stesso.

Siamo anche interessati a raccogliere informazioni circa quanto succede prima e dopo l’ospedalizzazione. Nel caso della frattura del femore, per esempio, abbiamo avviato uno studio in collaborazione Federated Innovation (il network di ricerca interno a MIND – Milano Innovation District).

Un altro aspetto di estremo interesse, anch’esso strettamente legato alla digitalizzazione, riguarda la telemedicina e alla teleriabilitazione, modalità che Gruppo San Donato ha promosso con decisione e che, nel caso della teleriabilitazione, ha già ottenuto risultati significativi».

Valutare la qualità della vita

In sostanza, la possibilità di raccogliere, elaborare e studiare i dati relativi all’esito dei singoli percorsi di cura consente di incrementare il valore stesso delle prestazioni sanitarie…

«È così. Prendiamo ad esempio la frattura del femore: secondo Agenas, l’esecuzione dell’intervento entro 48 ore dall’evento è considerato un indicatore di qualità.
Con il 97% di pazienti operati entro quel limite, l’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi risulta particolarmente efficiente, ma per noi è altrettanto importante verificare l’efficacia dell’intervento, valutando la qualità della vita dei pazienti al loro rientro nella vita quotidiana.

L’ospedale si sviluppa in verticale per 16 livelli (credit: Vegetti)

Poiché ora l’ospedale accoglie anche le attività cardiologiche e cardiochirurgiche dell’Istituto Clinico Sant’Ambrogio, l’obiettivo è estendere progressivamente la raccolta delle informazioni ai principali ambiti della pratica ortopedica.
La stessa attenzione sarà dedicata anche ai pazienti interessati da cure e interventi in ambito cardiaco e vascolare. Più in generale, la digitalizzazione sarà fondamentale per la medicina di prossimità».

Con quali modalità il trattamento dei big data e l’intelligenza artificiale supporteranno l’attività degli ospedali del Gruppo San Donato?

«Abbiamo già introdotto la raccolta e l’analisi dei PROMs (Patient-Reported Outcome Measures), ovvero le opinioni soggettive dei pazienti sulla propria salute.
Considerando anche l’influsso delle variabili ambientali legate alla compilazione dei questionari, l’utilizzo del machine learning restituisce un elemento predittivo.
Anche in questo caso si tratta di un’importante opportunità sulla strada dell’assistenza sanitaria incentrata sul paziente».

Progettare l’efficienza

Le tecnologie digitali hanno già modificato in modo significativo alcune relazioni spazio-funzionali degli edifici ospedalieri, permettendo per esempio la comunicazione in remoto fra gli operatori e lo scambio di informazioni de-materializzate in tempo reale.

«Il nuovo Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio si caratterizza per un assetto morfo-tipologico inusuale rispetto alla maggior parte degli ospedali italiani di recente realizzazione», spiega l’ing. Tiziano Binini, responsabile del progetto per Binini Partners.

ing. Tiziano Binini, Binini Partners (credit: Antinori)

«Si tratta, infatti, di un ospedale a sviluppo verticale – il più alto in Italia e l’ottavo per altezza in Europa – la cui configurazione planivolumetrica è risultato della superficie disponibile nel lotto.

Grazie alle risorse messe a disposizione da Gruppo San Donato, l’approccio progettuale ha inteso valorizzare l’efficienza complessiva dell’intero complesso ospedaliero, puntando innanzitutto sull’estrema razionalità dei sistema degli accessi e dei percorsi interni.

Forse per la prima volta siamo riusciti a calibrare efficacemente l’organismo ospedaliero in stretta relazione con i processi organizzativi, focalizzando l’attenzione sullo sviluppo di soluzioni spazio-funzionali – per esempio, la sezione a corpo quintuplo – mirate all’estrema brevità dei percorsi, con l’obiettivo di ottimizzazione il lavoro del personale e di contenere i costi di gestione.

La stessa tensione verso l’efficienza di gestione si riscontra nella dotazione tecnologica, a cominciare dalle reti per le telecomunicazioni interne ed esterne, che permeano l’intero edificio consentendo fra l’altro una concreta flessibilità d’uso degli ambienti, anche a vantaggio della qualità delle prestazioni sanitarie e della qualità della vita per pazienti e professionisti.

Un’altra scelta progettuale che distingue il nuovo Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio è la rinuncia a realizzare spazi di lavoro ipogei. L’unico livello interrato è infatti riservato ai parcheggi e alle aree tecniche, mentre ogni altra funzione si svolge nei volumi in elevazione, a vantaggio della vivibilità e della salubrità degli spazi, delle migliori condizioni di lavoro, della sicurezza e anche del valore patrimoniale dell’edificio.

Questa scelta si è tradotta non solo nell’elevata accessibilità delle persone ai vari livelli dell’ospedale – direttamente dal parcheggio, attraverso il nucleo della centrale della circolazione verticale – ma anche nella reale autonomia dei percorsi per i materiali puliti e sporchi – che si concentrano in corrispondenza delle testate dell’edificio, perciò senza incrociarsi negli spazi interni, e che si prestano alla totale automatizzazione dei trasporti».

Percorsi digitali

Anche il percorso progettuale si è svolto all’insegna della digitalizzazione.

«La progettazione è stata interamente sviluppata con metodi e strumenti BIM, in modo che le informazioni potessero essere gestite all’interno del team professionale e, quindi, trasferite nel modo più preciso e completo sia alle imprese coinvolte nel processo costruttivo, sia a chi dovrà occuparsi della conduzione tecnica dell’ospedale.

La facciata trasparente al piano terreno e primo (credit: Vegetti)

Sul fronte del funzionamento degli impianti, la previsione di circa 4.000 punti di controllo asserviti al building management system consentirà una reale integrazione gestionale rispetto ai temi della sicurezza, del comfort, del risparmio energetico, dell’igiene del costruito ecc. Tutti i segnali convergono infatti nella control room, che costituisce il centro nevralgico delle attività tecniche».

«La gestione energetica», conclude l’ing. Binini, «potrà giovarsi della pluralità di fonti rinnovabili (geotermia, fotovoltaico ecc.) e di sorgenti ad alta efficienza (cogenerazione, teleriscaldamento ecc.), ridondanti fra loro, in grado di permettere la scelta fra le sorgenti di alimentazione più convenienti e di minimizzare i costi d’esercizio, in relazione alle necessità effettive e all’uso reale dei diversi reparti e dei singoli ambienti».

Giuseppe La Franca, architetto