SOI, riaccendere un faro sull’oculistica

La conferenza stampa di presentazione del 20° Congresso internazionale della Società Oftalmologica Italiana, in programma a Roma dal 25 al 27 maggio, ha rappresentato l’occasione, per il presidente SOI, Matteo Piovella, di ribadire la necessità di riaccendere un faro sull’oculistica, da sempre considerata una branca della medicina di serie B, e garantire assistenza oftalmologica a tutti i cittadini.

«Dobbiamo superare le criticità in cui versa da oltre 20 anni l’assistenza oftalmologica pubblica in Italia, ulteriormente, disastrosamente, penalizzata dalla recente pandemia», ha sottolineato il presidente Piovella in apertura. E questo anche per evitare un raddoppio delle persone cieche entro il 2030.

L’Oftalmologia è considerata, dal sistema sanitario nazionale, un’assistenza di serie B, non prioritaria; una impostazione, questa, che affonda le sue radici nella nascita del SSN.

«Tutto iniziò con la legge n. 833 del 1978 che rese operativo il SSN dal 1° luglio 1980. Tante le positività ma anche errori come la retrocessione dell’Oftalmologia quale assistenza di serie B di tipo elettivo e non più prioritaria al pari delle cure salvavita», ha insistito il presidente SOI.

Gli elementi di criticità

Questa impostazione ha fatto sì che nel tempo le criticità si siano accumulare determinando un collo di bottiglia, con il risultato che l’innovazione tecnologica e farmacologica intervenuta nell’ultimo ventennio non può essere garantita a tutti i cittadini. Basti in tal senso pensare che «l’adozione in Oftalmologia di apparecchiature e dispositivi medici è stata di appena il 4% a fronte di un fabbisogno dell’80%: e questo è un problema perché impedisce diagnosi in tempo reale, non fornendo alcuna documentazione utilizzabile per studiare i casi più complessi e migliorare la qualità delle cure erogate. Risultato: dei 650.000 interventi di cataratta effettuati ogni anno in Italia solo lo 0,6% dei pazienti ha usufruito di un cristallino artificiale in grado di eliminare difetti di vista e presbiopia».

A ciò si aggiunge un problema di liste d’attesa e visite frammentarie con molteplicità di accessi che non permette a un cittadino di avere una diagnosi prima di 3-6 mesi.

Carenza di medici oculisti e di risorse

Mancano, inoltre, i medici oculisti, visto che solo 3.000 dei 7.000 oftalmologi italiani lavorano nel pubblico, oltre a sostenere la crescita di altri 1.000 chirurghi oculisti, e che il 40% di questi nel prossimo decennio raggiungerà il pensionamento.

Mancano anche le risorse: dal 2000 al 2022 quelle a disposizione dell’oculistica sono diminuite del 30% circa, a fronte di nuove tecnologie che hanno aumentato i costi del 200%, contribuendo ad ampliare il gap tra ciò che la ricerca e l’innovazione hanno conquistato e ciò che il SSN è in grado di offrire.

«Essere discriminati come “assistenza elettiva” impedisce di accedere ai fondi del PNRR oltre a essere sempre gli ultimi a poter discutere di risorse economiche nel momento in cui sono già tutte distribuite alle specializzazioni non elettive.

La vista rappresenta l’83% delle relazioni con il mondo e la vita normale e la sua perdita ha il costo sociale più elevato di tutti. La penalizzazione più gravosa la stanno subendo i pazienti affetti da maculopatia, alterazione circolatoria della retina che impedisce a chi ne è affetto di poter leggere un estratto conto bancario. In Italia da troppo tempo hanno accesso alle cure adeguate solo il 30% di coloro che ne hanno necessità», ha spiegato ancora Piovella.

Il presidente SOI ha espresso apprezzamento per l’iniziativa del ministro della Salute, Orazio Schillaci relativa al bonus di 50 euro per l’acquisto di occhiali o lenti a contatto per le famiglie con ISEE inferiore ai 10 mila euro.

«Si tratta di una fondamentale indicazione per far capire l’importanza della vista e l’indispensabile ruolo del medico oculista dedicato a proteggere la vista di tutti», ha sottolineato.

Piovella ha quindi ricordato l’importanza di sottoporsi regolarmente a visite oculistiche nel corso della vita: alla nascita, entro i tre anni, all’avvio della scuola, tra gli 8 e i 15 anni per verificare l’insorgenza di miopia; con visite biennali a partire dai 40 anni e annuali dai 60 anni.

«Con una sola visita si può mettere in sicurezza la nostra vista e quella dei nostri bambini per poi recarsi consapevolmente in un centro ottico con la prescrizione del medico oculista per farsi consigliare l’occhiale per meglio corregge i difetti di vista».