Tumore alla prostata, chatbot per comunicazione medico-paziente

Nell’ampio panorama della tecnologia informatica che sta cambiando la medicina e, in particolar modo, la relazione tra paziente e specialista, ci sono anche le chatbot, ovvero strumenti capaci di rispondere autonomamente alle domande degli utenti grazie a un’intelligenza artificiale adeguatamente allenata.
Ne è un esempio la chatbot sviluppata da un team tedesco per rispondere domande relative il cancro alla prostata, chiamata PROSCA (PROState cancer Communication Assistant).

Ideata da ricercatori della Clinica Urologica dell’Ospedale Universitario di Heidelberg, del Centro di Ricerca Tedesco sul Cancro (DKFZ) e dell’azienda informatica SAP SE, PROSCA è stata allenata in particolare su temi inerenti la sintomatologia del tumore alla prostata, le procedure diagnostiche e le opzioni di trattamento.

La piattaforma selezionata sfrutta modelli di processamento del linguaggio nativo per analizzare le domande dell’utente e fornire risposte appropriate.
In questo caso specifico, il sistema è stato ideato per rispondere seguendo le evidenze scientifiche di maggior qualità disponibili e le procedure standard utilizzate al momento per la diagnosi e la cura del tumore alla prostata.

Nel corso della fase di allenamento, gli autori hanno chiesto a 7 urologi di fare domande a PROSCA come se fossero dei pazienti. Le risposte sono state di volta in volta analizzate e controllate da 2 urologi senior.
Questo processo ha permesso al team di perfezionare la chatbot, la cui precisione delle risposte è stata infine valutata intorno al 78%. Per essere efficace, una chatbot deve certo essere precisa, ma non basta. È altrettanto importante che sia usufruibile dagli utenti.

Ecco perché il team ha testato PROSCA con 10 pazienti, dando loro la possibilità di accedervi dalla prima visita urologica per sospetto tumore alla prostata, fino a svariate settimane dopo la ricezione del risultato della biopsia. Il 90% dei soggetti ha utilizzato regolarmente la chatbot, accedendovi nel 78% dei casi da un computer o laptop e nel restante 22% da uno smartphone.

Si vede, inoltre, che il momento di picco nell’uso di PROSCA coincide con i giorni subito successivi la ricezione dell’esito bioptico, quanto il desiderio di avere informazioni rispetto al successivo percorso terapeutico era massimo. I pazienti si sono inoltre dichiarati tranquilli rispetto alla protezione dei propri dati, nell’usare la chatbot.

La sperimentazione consente anche di affermare che questo è uno strumento semplice da utilizzare in autonomia anche dai soggetti più anziani e che fornisce informazioni aggiuntive significative sul tumore alla prostata, tanto che alcuni partecipanti hanno suggerito di estenderne il campo di azione, ampliando le tematiche cui può rispondere.

Lo strumento è stato recepito come così utile da accendere nei pazienti il desiderio di poter utilizzare chatbot anche in altre future situazioni sanitarie. Non solo. Alcuni soggetti hanno suggeristo di introdurre le chatbot nella routine medica… meglio se potendo ricevere risposte più personalizzate sulla propria reale situazione medica.

(Lo studio: Görtz M, Baumgärtner K, Schmid T, et al. An artificial intelligence-based chatbot for prostate cancer education: Design and patient evaluation study. DIGITAL HEALTH. 2023;9. doi:10.1177/20552076231173304)