Fondazione GIMBE: Griglia LEA inadeguata

La Fondazione GIMBE ha definito la Griglia LEA pubblicata dal Ministero della Salute «uno strumento non adeguato per verificare la reale erogazione di prestazioni sanitarie e la loro effettiva esigibilità da parte dei cittadini», nelle parole di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione.

Negli anni, infatti, questa griglia si è “appiattita”: gli indicatori e le soglie sono invariati dal 2015, ma di contro la sanità è cambiata.

Inoltre, per essere considerati adempienti è sufficiente ottenere un punteggio di 160/225.
Questo, unito al fatto che la rilevazione dei dati si basa su un’autocertificazione delle Regioni e che il numero di indicatori è da sempre basso, concorre a rendere debole questo strumento.

Riprende Cartabellotta: «dal 2008 lo Stato certifica l’erogazione regionale delle prestazioni con uno strumento sempre meno adeguato per valutare la qualità dell’assistenza sanitaria.
Infatti, a fronte dei risultati dell’ultimo monitoraggio (2017), che documenta un trend dei punteggi LEA in progressivo aumento dal 2012 e identifica come inadempienti solo Calabria e Campania, numerosi report indipendenti nazionali e internazionali attestano invece un peggioramento della qualità dell’assistenza, in particolare secondo la prospettiva del cittadino/paziente».

Tra gli studi che individuano questi peggioramenti vi è anche un documento della stessa Fondazione GIMBE: «adempimenti LEA 2008-2017» avviato con l’obiettivo di valutare le performance regionali negli ultimi 10 anni».

Si tratta di una ri-analisi degli ultimi 8 monitoraggi del Ministero della Salute, dal 2010 al 2017, in cui sono stati calcolati i punteggi anche per le Regioni non sottoposte a verifica degli adempimenti (Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Valle d’Aosta, Province Autonome di Trento e Bolzano) e per quelle per le quali il Ministero non ha riportato un punteggio totale, solo per gli anni 2010 e 2011.

Inoltre, le percentuali di adempimento delle 21 Regioni e ProvinceAutonome sono state calcolate come rapporto tra punteggio cumulativo ottenuto nel periodo 2010-2017 (massimo possibile 1800 punti) e punteggio massimo raggiungibile.

La classifica finale è stata elaborata secondo le percentuali cumulative di adempimento 2010-2017 e suddivisa, attraverso la definizione dei quartili, in quattro gruppi.
L’analisi ha messo in evidenza una percentuale cumulativa di adempimento per le 21 Regioni del 73,7%.

Ciò significa che il 26,3% delle risorse investite dal SSN per i SSR è andato sprecato.
Ma non solo: considerando solo il 2017, si può osservare che la percentuale di mancato adempimento (18,7%) è molto simile alla stima di sprechi e inefficienze in sanità fatta nell’ultimo Rapporto GIMBE sulla sostenibilità del SSN (19%).

Un altro aspetto importante è che questa analisi valuta anche le Regioni a Statuto Autonomo, normalmente non nel mirino del Ministero per gli adempimenti: si vede che queste generalmente hanno performance peggiori rispetto alle altre Regioni.

In particolare, la Valle d’Aosta e soprattutto la Sardegna e la Provincia Autonoma di Bolzano avrebbero performance allineate a quelle delle Regioni in piano di rientro, rispettivamente del 62%, 56,1% e 54,4%.

Il documento mostra, infine, che dal 2010 al 2017 vi è stato un aumento progressivo della percentuale di adempimento, passata dal 64,1% al 81,3% (sovrastimata nel documento del Ministero) e che solo 11 Regioni superano la soglia di adempimento cumulativa del 75%: Emilia Romagna (92,2%), Toscana (89,6%), Piemonte (86,9%), Veneto (86,7%), Lombardia (85,3%), Umbria (83,9%), Marche (81,9%), Liguria (80,3%), Friuli Venezia Giulia (79,0%), Provincia Autonoma di Trento (77,8%) e Basilicata (75,3%).

Come si nota, si tratta di Regioni del Centro Nord, con la sola eccezione della Basilicata: si può quindi parlare ancora di “questione meridionale” in sanità.
Ancora di più, si può vedere come la forbice tra gli adempimenti sia ampia, passando dall’85,3% dell’Emilia-Romagna al 53,9% della Campania.
Non buoni i risultati anche per la Calabria, con il 58,9%.

«Questa valutazione pluriennale», commenta Cartabellotta, «fornisce numerosi spunti per definire le regole di implementazione del Nuovo Sistema di Garanzia che – a meno di ulteriori ritardi – dovrebbe mandare in soffitta la griglia LEA da gennaio 2020».

Secondo la Fondazione GIMBE sarebbe opportuno che questo nuovo strumento permettesse di eliminare i piani di rientro regionali a favore di un lavoro su singola struttura sanitaria in base ai suoi parametri e adempimenti.

Conclude Cartabellotta: «in un momento storico per il SSN in cui il ministro Speranza ha ripetutamente dichiarato che l’art. 32 è il faro del suo programma di Governo, i dati del nostro report parlano chiaro.
Senza una nuova stagione di collaborazione politica tra Governo e Regioni e un radicale cambio di rotta per monitorare l’erogazione dei LEA sarà impossibile ridurre diseguaglianze e mobilità sanitaria e il diritto alla tutela della salute continuerà a essere legato al CAP di residenza delle persone».

Stefania Somaré