L’ASST Gaetano Pini-CTO ha testato la bontà del programma DrinKit nella propria Unità riabilitativa Mielolesi. Buoni i risultati ottenuti
Lo studiamo dalle elementari: il nostro peso è per il 60% circa rappresentato da acqua, presente nel citoplasma cellulare, nei tessuti connettivi, nel sangue e nella linfa. L’acqua è inoltre uno dei reagenti principali delle reazioni che avvengono nel nostro corpo. Per tutte queste ragioni, bere e mantenere la corretta idratazione è importante e concorre a preservare la salute.
Per supportare i pazienti di RSA e ospedali a bere la corretta quantità di acqua, il gruppo di ricercatori UEA Hydrate Group dell’Università dell’Est Anglia, nel Regno Unito, ha ideato un programma ad hoc: DrinKit, una guida completa divisa in quattro parti che insegna al personale sanitario come promuovere l’idratazione divertendo e impegnando gli assistiti.
La guida è stata sviluppata in collaborazione con il personale di alcune RSA di Norkfolf e Suffolk (UK). Di recente il programma DrinKit è giunto anche in Italia, prima in una RSA milanese e poi all’ASST Gaetano Pini-CTO, che ha scelto di testarlo nel suo reparto di Riabilitazione Mmielolesi.
Il programma DrinKit
Voluto dalla Direzione Strategica dell’ASST milanese, DrinKit è stato promosso da Anna Castaldo, referente della Qualità della Direzione Aziendale Professioni Sanitarie e Sociosanitarie (DAPSS) e presidentessa dell’Associazione infermieristica Gerontologica, GerIatrica, Ricerca, Etica (AGIRE).
Spiega Castaldo: “siamo partiti con l’obiettivo di migliorare l’assistenza alle persone assistite nella unità riabilitativa Mielolesi che ha sede nel Presidio CTO. Abbiamo coinvolto 10 assistiti. Ci siamo prima di tutto occupati di fare una valutazione del contesto, a seguito abbiamo formato il personale, così come prevede il programma DrinKit.
Abbiamo poi tenuto un meeting informativo con gli assistiti coinvolti per spiegare il progetto.
Una volta attivato il team promoter dell’idratazione, abbiamo proposto le attività per aumentare l’assunzione dei liquidi e abbiamo monitorato l’idratazione degli assistiti che è nettamente migliorata”.
Le parole della dottoressa consentono di risalire alla struttura del programma, che prevede un primo corso di formazione per il personale che sarà coinvolto nella promozione di una idratazione adeguata agli assistiti, seguito da un manuale di addestramento per il Team Promoter, che deve promuovere l’importanza dell’idratazione nello specifico del setting di cura in cui si opera.
C’è poi un kit “Rendere divertente bere”, con attività che supportano i pazienti o gli assistiti nel bere più acqua e, infine, un diario dell’idratazione, da compilare a opera del paziente o dell’assistito se ne ha la capacità, o del caregiver.
I risultati non riguardano solo l’idratazione
Oltre ai buoni risultati ottenuti sui livelli di idratazione dei pazienti, che sono aumentati, il programma pilota ha permesso anche di aumentare la consapevolezza del personale sanitario rispetto al tema dell’idratazione: è stata osservata una maggiore attenzione a monitorare la somministrazione di liquidi e favorire l’idratazione in ogni momento delle attività quotidiane, compresa la somministrazione della terapia farmacologica.
Aumenta anche la consapevolezza dei pazienti stessi e dei loro caregiver, che diventano collaboratori in questo processo.