La distribuzione di presidi sanitari a pazienti cronici

Qual è il metodo più efficace ed economico per distribuire presidi sanitari a pazienti cronici? La distribuzione porta-a-porta? O tramite le farmacie? O un mix dei due metodi? Naturalmente non ci sono risposte univoche a queste domande. O almeno non ci sono ancora. Ma c’è chi sta studiando la risposta e ci sono già alcuni casi di best practice. Perché è evidente che l’ottimizzazione dei processi logistici sta diventando sempre più importante nel contesto sanitario, visto che negli ultimi anni si sta assistendo a un aumento delle patologie cronico-degenerative che non trovano più una risposta esaustiva solamente nelle strutture sanitarie tradizionali, dedicate principalmente al trattamento delle patologie acute, e il baricentro assistenziale si sta spostando dall’ospedale al territorio e presso il domicilio del paziente, al fine di razionalizzare il consumo di risorse e, nel contempo, garantire un alto livello di servizio. Proprio per questo, per studiare modelli e soluzioni logistico-gestionali per il miglioramento dei servizi erogati nell’ambito sanitario e della loro efficienza operativa, due anni fa è nata la collaborazione tra due Centri dell’Università Cattaneo – Liuc di Castellanza – il Crems, Centro di Ricerca in Economia e Management in Sanità e nel Sociale, e il C-log, Centro di Ricerca sulla Logistica – in una ricerca dal titolo “Modellizzazione, simulazione e sperimentazione di reti logistiche innovative per la gestione dei farmaci nella sanità”. La ricerca, tuttora in corso, riguarda l’analisi di benchmarking relativa ai modelli distributivi territoriali – nella regione Lombardia – di due tecnologie sanitarie: i presidi ad assorbenza per l’incontinenza e i presidi per il paziente diabetico. In Lombardia ci sono oltre 3,2 milioni pazienti cronici (circa il 32% della popolazione), che incidono per circa 80% sulla spesa sanitaria. Tutte le rilevazioni indicano una razionalizzazione della spesa, ottenuta centralizzando le decisioni di spesa stessa, e uno spostamento progressivo dell’asse di cura dall’Ospedale al Territorio. L’analisi, come detto, non permette ancora di individuare quale modello (distribuzione tramite farmacia o a domicilio) sia, in generale, il più efficiente. Ma indica chiaramente almeno una metodologia da seguire che non può essere indirizzata solo dai vincoli di bilancio, ma che tenga in considerazione anche la customer satisfaction del pubblico, ovvero la qualità del servizio, e la scarsità di risorse umane, che oramai funesta tutte le Asl d’Italia. Per questo, molto interessanti, appaiono esperienze, come quella dell’Asl della provincia di Monza e Brianza, che nel metodo di assegnazione degli ausili ad assorbenza per l’incontinenza, prima di rimodulare il servizio, ha condotto una dettagliata analisi costo-utilità dell’applicazione del protocollo di assegnazione degli ausili, tramite un questionario – somministrato telefonicamente a un vasto campione di pazienti cronici – per identificare non solo il grado d’incontinenza, ma anche il gradimento del metodo d’assegnazione. Lo studio ha contribuito non solo alla razionalizzazione della spesa, ma anche alla definizione di uno strumento di classificazione del grado di incontinenza urinaria degli utenti finalizzato all’assorbenza; a definire l’appropriatezza d’uso dei prodotti assorbenti; a uniformare i comportamento degli operatori nella gestione del paziente incontinente sviluppando conoscenze e competenze.