Long Covid e differenze di genere

(Immagine: Canva)

Una quota dei soggetti che sono stati infettati dal Sars-Cov-2 sviluppa long Covid, sindrome che si manifesta soprattutto con difficoltà di concentrazione, stanchezza cronica, mancanza di memoria, indolenzimento muscolare e, in alcuni casi, anche fame d’aria. Il quadro clinico può però variare in ogni paziente, con la possibile aggiunta di altri sintomi. Questa condizione dura in media dalle 4 alle 12 settimane, ma in alcuni casi può estendersi anche oltre i 3 mesi.

Le ragioni alla base di questa sindrome post virale non sono ancora del tutto chiarite e, al momento, non esiste una vera e propria cura per affrontarla, la procedura medica prevede più che altro una fase di monitoraggio.

Il long Covid è al centro di uno studio pubblicato dal Gruppo di Studio omonimo dell’ISS su BMC Medicine. Si tratta di uno studio multicentrico che ha coinvolto 30 centri nazionali per la diagnosi e l’assistenza di questa condizione medica, per un totale di 1297 pazienti, il 51,2% dei quali di genere femminile.

Obiettivo dello studio, valutare il profilo di sintomi che vengono riportati dai pazienti e l’esistenza di possibili cluster, confrontare lo stato funzionale dei partecipanti con quello pre-infezione e analizzare l’impatto della sindrome sulle attività lavorative. Spesso, infatti, questi pazienti sono ancora giovani e in età produttiva.

Le donne sono più colpite dal long Covid

Il confronto dei dati epidemiologici della popolazione presa in considerazione permettono di evidenziare differenze di genere già in fase infettiva, in termini di gravità e durata della fase acuta, ma non solo: gli autori hanno osservato diversità anche nelle comorbidità presenti e nello stato vaccinale.

Per fare degli esempi, le donne sono generalmente più giovani e più snelle, maggiormente vaccinate e con infezioni meno gravi; altro dato interessante, le donne coinvolte sono state infettate soprattutto dalla variante Omicron. Se il Sars-Cov-2 è generalmente più lieve nelle donne, così non si può dire per il long Covid.

Lo studio rivela, infatti, che le donne presentano generalmente più sintomi degli uomini, con una prevalenza maggiore di perdita di memoria, difficoltà di concentrazione, tosse, palpitazioni, tachicardia, anomalie dermatologiche, alopecia, mal di testa e problemi della vista. Al contrario, la dispnea risulta essere un sintomo più maschile.

Se si osserva la popolazione nel suo insieme, invece, il sintomo più frequente è la fatica (55,9%), seguito proprio dalla dispnea (47,2%). Interessante osservare anche che la quantità di sintomi da Long Covid manifestata correla solo, in parte, con il ricovero in Terapia Intensiva in fase acuta di malattia.

Inoltre, sembra che i soggetti più giovani abbiano maggiore probabilità di avere un Long Covid con più sintomi, rispetto ai più anziani. Vediamo ora qual è l’impatto della sindrome sulle attività lavorative e se ci sono cluster di particolare interesse.

Long Covid e lavoro

Tenendo in considerazione i sintomi più comuni della sindrome da long Covid, gli autori hanno individuato due cluster che si presentano con maggiore frequenza: il primo è composto da riduzione di odorato e gusto, ansia e stato depressivo, dolore e gonfiore articolare e dolore muscolare, difficoltà di concentrazione e perdita di memoria; il secondo è formato da sei sintomi, ovvero nebbia mentale, disturbi del passo e dell’equilibrio, mal di testa, parestesia, dolore toracico e palpitazioni o tachicardia.

Alcuni dei sintomi persistenti del long Covid sono, infine, motivo per assentarsi dal lavoro, o interromperlo completamente: mal di testa, dispnea, difficoltà di concentrazione, problemi del passo e dell’equilibrio, disturbi visivi e dolore muscolare. Nel complesso lo studio fornisce indicazioni che arricchiscono la conoscenza della sindrome.

Studio: Floridia, M., Giuliano, M., Weimer, L.E. et al. Symptom profile, case and symptom clustering, clinical and demographic characteristics of a multicentre cohort of 1297 patients evaluated for long-Covid. BMC Med 22, 532 (2024)