AGENAS ha pubblicato la Seconda Indagine Nazionale sulle Reti Tempo-Dipendenti, Cardiologia per l’emergenza, Ictus, Trauma, Neonatologia e Punti Nascita, relativa al periodo dal 15 settembre 2020 al 18 gennaio 2021. Alta la partecipazione di Regioni e Province Autonome, che hanno inviato i dati richiesti e risposto ai questionari di valutazione previsti dall’indagine stessa: solo per la Rete Trauma vi è stata una rispondenza del 90%, mentre per le altre si è arrivati al 100%.

Scopo del Rapporto, analizzare le reti giĂ  istituite e fornire un valido supporto a quelle in fase di istituzione o integrazione. Di Reti Tempo-Dipendenti si è parlato la prima volta nel DM n. 70/2015 all’articolo 8.2, dove vengono forniti i requisiti da rispettare. L’analisi dei dati inviati evidenzia una certa attenzione a questi requisiti.

Prendiamo, per esempio, la necessità di formalizzare la Rete Specialistica con atto regionale: questo è già esistente in 18 Regioni per la Rete Cardiologica e la Rete Ictus, in 17 per la Rete Trauma e in 17 per la Rete Neonatologica.

In alcuni dei casi mancanti, le Regioni sono in fase di formalizzazione, mentre in altri il processo non è ancora partito. Occorre quindi ancora lavorare per raggiungere una totalità di presenza delle Reti e del loro riconoscimento formale, dato che queste strutture sono fondamentali per rispondere in modo ottimale alle patologie complesse tempo-dipendenti.

Inoltre, al momento solo metĂ  delle Regioni hanno approvato il Piano di Rete per Cardiologia, Ictus e Neonatologia, mentre per la Rete Trauma lo hanno fatto solo 9 Regioni.

Un altro aspetto da migliorare, così come quello dell’individuazione del sistema informativo regionale per la programmazione e il monitoraggio (soprattutto per Rete Trauma e Neonatologica), della formalizzazione e attuazione di protocolli di integrazione operativa e dell’integrazione tra le informazioni/comunicazioni di livello regionale e locale tra attivitĂ  ospedaliere e attivitĂ  territoriali sanitarie e sociosanitarie.

Come a dire che ospedali e territori devono migliorare ulteriormente il loro modo di comunicare.

Non a caso, “risultato da migliorare gli aspetti legati alle cure domiciliari e all’individuazione delle condizioni clinico-organizzative che richiedono la presenza di un case manager con funzioni di coordinamento e di facilitazione nel passaggio ai vari setting assistenziali”.

Da potenziare anche, per tutte le Reti, i meccanismi operativi relativi ai PDTA e quello della valutazione con audit interno, strumento fondamentale per osservare il lavoro svolto e poterlo migliorare ulteriormente.

Insomma, come visto ci sono alcuni aspetti da migliorare, per i quali rimandiamo il testo completo, ma nell’insieme ci sono stati importanti passi avanti, nonostante il momento storico non sia dei piĂą semplici dal punto di vista sanitario. Ma forse proprio per questo è ancora piĂą importante lavorare sodo per migliorare al massimo queste Reti.

Stefania Somaré