Urologi e cardiochirurghi dell’Ospedale Niguarda di Milano hanno rimosso con procedura mininvasiva un tumore lungo oltre 20 cm su una paziente di 83 anni senza aprire né torace né addome. Un’intervento senza precedenti al mondo.
Gli specialisti sono intervenuti su una paziente fragile di 83 anni in maniera congiunta con una tecnica mininvasiva studiata ad hoc, combinando il robot chirurgico e una speciale cannula aspirante, inserita dalla giugulare per arrivare al cuore. L’obiettivo era rimuovere un tumore renale che dalla vena renale aveva infiltrato completamente la vena cava per risalire fino all’atrio destro del cuore, senza ricorrere alla chirurgia open viste l’età e le condizioni di fragilità della paziente.

(photo credits Mattia Longoni)

L’intervento è durato 9 ore e ha visto alternarsi al tavolo operatorio l’équipe degli urologi e quella dei cardiochirurghi.

«Vista l’età avanzata e le condizioni della paziente, che a causa di una malattia coronarica aveva da poco subito l’impianto di due stent cardiaci, abbiamo optato per una procedura mininvasiva senza incisioni addominali e senza apertura dello sterno», spiega Aldo Bocciardi, direttore dell’Urologia. «Per farlo siamo ricorsi all’utilizzo del robot chirurgico, usato per rimuovere il rene, sede del tumore».

(photo credits Mattia Longoni)

Le pinze del robot, inserite tramite delle micro-incisioni addominali sono state usate anche per rimuovere l’infiltrato neoplastico che raggiungeva il cuore. Questo è stato possibile solo dopo che i cardiochirurghi grazie alla cannula aspirante avevano rimosso parte dell’infiltrazione cardiaca per poi spingere la parte rimanente nell’addome dove gli urologi con il robot sono stati in grado di agganciarla e asportarla completamente.

In pochi altri centri al mondo è stato utilizzato il robot per tumori renali estesi alla vena cava; nei pochi casi in cui la malattia arrivava nel cuore, non è mai stato fatto con il robot e senza aprire il torace. La localizzazione e l’estensione dell’infiltrazione hanno richiesto un intervento in tempi rapidi per mettere la paziente fuori pericolo.

(photo credits Mattia Longoni)

«Questo approccio è stato possibile grazie all’utilizzo di un device innovativo», spiega Claudio Russo, direttore della Cardiochirurgia. «In questo modo l’inserimento della cannula di aspirazione a livello di una vena del collo, collegata ad una pompa centrifuga e a un filtro, ha permesso l’aspirazione ad alto flusso del tumore. Il sangue aspirato dall’interno del cuore durante l’intervento chirurgico è stato filtrato e re-immesso nel circolo arterioso attraverso un’altra cannula posta all’altezza dell’arteria femorale. Il circolo ad alto flusso ha permesso di aspirare parte dell’infiltrato del tumore e di creare un vacuum che come una ventosa ha agganciato il trombo neoplastico per spingerlo nel circolo dell’addome dove con il robot è stato possibile rimuoverlo».

Urologi e cardiochirurghi hanno studiato e messo a punto questo intervento realizzato insieme agli anestesisti infermieri e a tutto il personale di sala operatoria.

«Una delle difficoltà più grandi ha riguardato l’estensione dell’infiltrazione che attraversava un collo di bottiglia anatomico rappresentato dal diaframma», indica il cardiochirurgo Giuseppe Bruschi, primo operatore per la parte cardio della procedura. «Per ovviare a questo abbiamo dovuto ideare questo doppio approccio dall’addome con il robot e con l’aspiratore innestato a livello del collo in modo da poter rimuovere interamente il rene e l’infiltrato neoplastico».

Aggiunge l’urologo Antonio Galfano, primo operatore che ha eseguito le diverse fasi dell’intervento dalla consolle del robot: «Una fase molto delicata dell’intervento ha riguardo la derotazione del fegato, eseguita con il robot. Con questa manovra l’organo è stato spostato temporaneamente dalla sua sede naturale per permettere il passaggio degli strumenti chirurgici endoscopici per l’asportazione del trombo».

A Niguarda la chirurgia robotica viene utilizzata da più di un decennio. La tecnica rappresenta un’evoluzione della chirurgia laparoscopica mininvasiva. Il chirurgo seduto alla consolle comanda a distanza le braccia del dispositivo che vengono inserite attraverso delle incisioni molto piccole.

L’operatore è in grado di seguire l’intervento seguendo su uno schermo le immagini che arrivano da una videocamera miniaturizzata che viene inserita con gli strumenti chirurgici montati sulle braccia del robot.

I campi di maggiore utilizzo della chirurgia robotica a Niguarda sono l’urologia, la donazione di rene da vivente a scopo trapianto e altri utilizzi specifici nell’ambito chirurgia generale.