Un’indagine di Havas Life su circa 200 interlocutori tra oncologi, ematologi, pazienti con mieloma multiplo, caregiver di persone con tumore al polmone e associazioni pazienti, ha evidenziato l’importanza della tecnologia per la qualità del percorso medico… sebbene con confini ben chiari e definiti. Ecco alcuni degli spunti ottenuti dalla survey.

Anzitutto, è stato dato risalto alla telemedicina e alla teleassistenza, strumenti importanti per molti degli interlocutori nella fase di follow-up e per creare un supporto parallelo ai pazienti. La fase diagnostico-terapeutica avrebbe invece bisogno di presenza.
Vediamo alcuni esempi: 8 medici su 10 ritengono che il telesupporto permetterebbe di fornire ai pazienti un accompagnamento parallelo a quello propriamente terapeutico, incentrato su nutrizione e attività fisica, ma anche sull’aspetto psicologico.

Per 7 medici su 10, la tecnologia migliorerà la professione medica, riducendo la componente burocratica a favore del tempo speso con i pazienti. Più in generale, per il 90% degli interpellati nei prossimi 2-3 anni il ruolo della tecnologia diventerà predominante.

D’altronde, la tecnologia permette di ricreare una sorta di vicinanza anche a distanza, il che potrebbe giocare a favore della medicina di prossimità e territoriale, sostenendola. Questa è stata una delle carenze messe in forte evidenza dalla pandemia.
Nell’ottica di scaricare gli ospedali, sede delle sole fasi acute delle malattie, è necessario ripensare a una distribuzione di servizi sul territorio capaci di far fronte alle tante e sempre crescenti richieste di salute della cittadinanza.
Infine, c’è il delicato tema del Dottor Web: tantissime sono le persone che ricercano informazioni relative la salute e le patologie in rete, ma quante le fonti certe? Occorre agire anche in questo senso, magari con lo sviluppo di piattaforme ad hoc, con contenuti validi e certi.

Insomma, le opportunità da cogliere sono molte. Come farlo al meglio? Secondo il gruppo farmaceutico Sanofi bisogna lavorare in squadra: nasce quindi il progetto “Switch On”, ovvero la creazione di Tavoli di lavoro e confronto tra tecnici, medici specialisti, associazioni di pazienti e stakeholder di riferimento che possano portare allo sviluppo di proposte progettuali concrete.
Il progetto conta su un Comitato scientifico ricco di professionisti e associazioni di pazienti.

Stefania Somaré