Un progetto per l’assistenza ai pazienti ematologici

A macchia di leopardo, talvolta con criticità presenti all’interno dei territori e importanti divari tra il Nord, il Centro e il Sud del Paese.
Il problema della differenza di equità nell’assistenza e/o accesso alla cura o di non uniformità di percorsi clinici coinvolge tutti i pazienti, compresi quelli onco-ematologico. Risolvere queste anomalie è un obiettivo, prioritario, anche di iniziative dedicate e condivise, fra queste il progetto Bridge The Gap – Insieme per una nuova assistenza ai pazienti oncoematologici, a cura di Isheo srl e La Lampada di Aladino ETS.

Il progetto

Analizzare, evidenziare e colmare con soluzioni adeguate le criticità in termini di prestazioni erogate per offrire a pazienti onco-ematologici un percorso di cura ottimizzato.

È questo l’obiettivo di Bridge The Gap, progetto sviluppato con una indagine iniziale in 3 Regioni italiane – Lazio, Lombardia e Puglia – validata da un comitato scientifico composto da sei ematologi, e che ha coinvolto per ciascuna regione 5 stakeholder di riferimento, utile all’elaborazione di un modello assistenziale applicabile a livello nazionale.

Il focus lombardo è stato presentato il 3 maggio, all’Ospedale Niguarda, evidenziando che il progetto è ben avviato: «In merito al progetto, intento della Rete Ematologica Lombarda – ha chiarito Luca Arcaini, professore ordinario del dipartimento di medicina molecolare Università degli Studi di Pavia – è stato fin da subito quello di migliorare l’assistenza ai pazienti ematologici e per il raggiungimento dell’obiettivo sono state identificate alcune tappe prioritarie.

Evidenziare i gap dell’assistenza coinvolgendo tutti gli stakeholder che intervengono nel percorso di cura del paziente e fare di ciascuno un fautore del cambiamento, ovvero della storia della malattia, garantendo appropriatezza diagnostica e terapeutica, tempestività delle cure, adeguata assistenza dalla comunicazione della diagnosi alla spiegazione del percorso terapeutico fino al follow-up».

L’indagine in Lombardia

Tratto caratterizzante del territorio è la partecipazione di squadra. Rispetto alle altre Regioni, l’indagine in Lombardia ha messo in luce un elevato grado di strutturazione tra Associazione dei pazienti (AIL – Associazione Italiana contro Leucemie Linfomi e Mieloma), i centri ematologici e altre organizzazioni di ricerca. Ma ancora si rilevano delle criticità.

Per esempio, i servizi di assistenza integrata, tra cui il supporto psicologico, seppure presenti nel percorso di cura e nella presa in carico del paziente non sono organizzati all’interno di un quadro di offerta codificata, così come nonostante i dati provenienti dai registri di patologia siano ben valorizzati, i pazienti che non possono recarsi in ospedale per ricevere i farmaci al momento possono avvalersi solo dei canali distributivi messi in campo dalle aziende.

Inoltre, per le patologie linfoproliferative o linfomi, manca ancora un percorso diagnostico definito e condiviso con il territorio; da qui la necessità, prioritaria, di potenziare il ruolo del Medico di Medicina Generale (MMG) quale cardine nella gestione dell’acuzie riscontrata a livello laboratoristico, definendo in primo luogo le modalità di contatto tra Laboratorio e MMG per le segnalazioni in urgenza.

L’opportunità del PNRR (Piano nazionale Ripresa e Resilienza). Un cambiamento è già in atto, almeno per quanto riguarda la presa in carico del paziente.

«A seguito del DM 77/2022», dichiara Roberto Cairoli, professore associato di Ematologia, Università Milano-Bicocca e direttore S.C. Ematologia presso il Dipartimento di Ematologia e Medicina Molecolare Niguarda Cancer Center, «siamo in una nuova fase di assistenza del paziente, passando dal concetto di assistenza specialistica ospedale-centrica all’integrazione ospedale-territorio, e valorizzando i servizi di prossimità.

Il DM77 offre l’opportunità, e questo vale anche per l’Ospedale Niguarda, di “progettare” una stretta collaborazione tra aziende ospedaliere, MMG, case di comunità e ospedale di comunità. Ciò consentirà di poter coniugare l’equità nell’accesso ai servizi sanitari con la qualità delle cure, creando sinergie tra medicina territoriale ed ospedaliera, anche grazie all’uso della telemedicina all’interno di PTDA (Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali) operativi caratterizzati da multidisciplinarità e multiprofessionalità, utili al miglioramento della qualità della vita del paziente».

Gli obiettivi

Oltre a contribuire a delineare il profilo di un nuovo modello di presa in carico della persona con tumore del sangue e a riconfigurare il sistema salute grazie l’opportunità del PNRR, i dati di Gap Analysis emersi dalle indagini di Bridge The Gap, compresi quelli di Puglia e Lazio, saranno utili a strutturare un modello sostenibile di gestione dei pazienti con tumori ematologici che confluirà in un Piano di Intervento nazionale, indirizzato a tutte le Regioni, alle aziende sanitarie locali e ai centri di cura e assistenza dei pazienti con neoplasie ematologiche, ovvero definendo i punti cardine inderogabili dell’assistenza al paziente oncoematologico e rendere le cure uniformi su tutto il territorio nazionale.

Il Piano verrà presentato il prossimo 30 maggio al convegno nazionale Bridge The Gap a Roma, a Palazzo Ferrajoli, e l’evento sarà trasmesso in streaming.