Radiazioni ionizzanti, nuove raccomandazioni dal progetto MEDIRAD

Le radiazioni ionizzanti rendono possibili molti processi diagnostici e terapeutici, si parla principalmente di radiografia, tomografia computerizzata e radioterapia. La loro stessa capacità di mettere in risalto le strutture anatomiche, però, ha anche un risvolto negativo, potendo essere dannosa per le cellule. Per questo, nel tempo, le strumentazioni sono diventate più precise e potenti, capaci di fornire informazioni sempre più dettagliate utilizzando sempre meno radiazioni.

Nel frattempo, anche la Normativa europea si è evoluta e nel 2020 è entrata in vigore la Direttiva 2013/59/Euratom in materia di protezione dei lavoratori e della popolazione, con l’intenzione di uniformare la situazione in tutti i Paesi dell’Europa Unita.
Tra le altre cose, questo testo prevede che i pazienti ricevano indicazione della dose radiante ricevuta a seguito di un esame diagnostico e/o terapeutico e che le strutture che usano radiazioni ionizzanti mettano in ulteriore sicurezza i lavoratori.

Emanare una norma è solo il primo passo verso un cambiamento concreto, devono seguire altre azioni per modificare la mentalità e la cultura delle persone. Tra queste, l’Europa ha da tempo avviato il progetto MEDIRAD, al quale partecipano 35 istituzioni di 14 Paesi, tra i quali anche il nostro Istituto Superiore di Sanità, in particolare attraverso il Centro Nazionale Tecnologie Innovative in Sanità Pubblica e il Servizio Grandi Strumentazioni e Core facilities.

Tre gli obiettivi principali di questo progetto.
Il primo è ottenere il miglioramento della stima e registrazione della dose arrivata all’organo del paziente, dato fondamentale per guidare la pratica clinica, ottimizzare le dosi e fornire un’adeguata dosimetria per gli studi clinico-epidemiologici degli effetti delle radiazioni in campo medico.
Il secondo, di natura differente, prevede di studiare e comprendere meglio quali siano gli effetti delle esposizioni mediche a radiazioni a bassa dose, in particolare in due ambiti: quello cardiovascolare in pazienti sottoposte a radioterapia per cancro al seno e quello oncologico, valutando il rischio di sviluppo a lungo termine di tumori in pazienti pediatrici sottoposti a TC.
Da ultimo, ma non per importanza, si vogliono sviluppare raccomandazioni basate su evidenze scientifiche per una efficace radioprotezione di pazienti e operatori sanitari.

Di recente, il progetto ha effettivamente pubblicato delle Raccomandazioni, rivolte a operatori sanitari, stakeholder, organismi istituzionali, società scientifiche e a tutti i soggetti che possono, in qualche modo, indirizzare la ricerca verso azioni decise di miglioramento della radioprotezione, appunto.

Quattro le tematiche principali: consolidare gli archivi di dati dei pazienti in Europa; ottimizzare i protocolli medici per l’uso delle radiazioni ionizzanti in diagnostica o terapia; ottimizzare la radioprotezione per pazienti e operatori sanitari; incrementare la ricerca europea in radioprotezione medica, soprattutto a livello epidemiologico.
I partner del progetto puntano, per esempio, sullo sviluppo di strumenti di intelligenza artificiale, e non, per la stima della dose radiante effettivamente utilizzata e arrivata alle cellule bersaglio del paziente. Importante anche lo sviluppo di corsi ad hoc in radioprotezione per gli operatori che lavorano in Radiologia e Radioterapia.

Stefania Somaré