Carcinoma prostatico, progetto di screening multilivello

Il carcinoma prostatico è il tumore più frequente negli uomini europei, oltre a essere una delle principali cause di morte oncologica.

Il test del PSA consente una diagnosi precoce, ma lo screening di massa è stato lungamente dibattuto per il rischio di sovra diagnosi e trattamenti eccessivi.

Recenti studi hanno dimostrato che il solo test di screening può ridurre la mortalità fino al 30%, comportando però un alto numero di biopsie non necessarie. La successiva integrazione con la risonanza magnetica ha migliorato l’accuratezza diagnostica, riducendo considerevolmente il numero di falsi positivi.

Un approccio stratificato

Le linee guida EAU 2024 raccomandano uno screening personalizzato a partire dai 50 anni d’età e con frequenza modulata in base al valore di PSA basale.

L’uso della risonanza multi parametrica viene, invece, consigliato solo nei casi in cui venga rilevato un valore elevato di PSA e lesioni sospette, mantenendo alta la qualità diagnostica.

Il progetto di Regione Lombardia

Il Consiglio dell’UE, con l’aggiornamento entrato in vigore nel 2022, ha incluso il tumore prostatico tra quelli da sottoporre a screening organizzato, con l’obiettivo di superare le disuguaglianze e favorendo programmi standardizzati in termini di qualità e accesso equo.

Regione Lombardia ha pertanto dato il via, nel corso del 2024, a un programma pilota di screening multilivello basato su PSA, risonanza magnetica e infrastrutture digitali.

I risultati raccolti da novembre 2024 a giugno 2025 mostrano un’adesione dell’8%, un risultato modesto probabilmente imputabile alla natura passiva dell’invito, che ha però sorpreso individuando tra i partecipanti un inaspettato 16% di pazienti ad elevato rischio.  

Cosa riserva il futuro

Vista la fattibilità, scalabilità e allineamento alle linee guida europee, il modello lombardo si appresta ad essere, attraverso il coinvolgimento attivo dei medici di base e opportune campagne di sensibilizzazione, un importante strumento di prevenzione.

Il programma, da estendere alla fascia d’età compresa tra i 50 e i 69 anni, punta a migliorare gli esiti clinici, riducendo la mortalità e gli effetti collaterali da trattamenti non necessari.

Fonte: https://www.mdpi.com/2227-9032/13/16/2041