Nel numero di questo mese troverete, tra gli altri, un articolo sul rapporto C.R.E.A. sulle performance regionali. Di recente vi siete forse imbattuti nella querelle a mezzo stampa e post social tra la lettura (Gimbe) dei dati del Nuovo Sistema di Garanzia e le risposte delle Regioni (su tutte la Lombardia), piccate per le considerazioni che vengono portate all’attenzione dei lettori a partire da questi numeri.
Non ho alcuna intenzione (né velleità autolesioniste) di pronunciarmi sulla qualità e sulla autorevolezza dei centri di ricerca che producono i numerosi rapporti che hanno a tema il Servizio Sanitario Nazionale e che si aggiungono agli indicatori “ufficiali” proposti dal Ministero e da altre agenzie (NSG in primis).
Potremmo avere preferenze storiche (chi è alumno dovrebbe portare in palmo di mano il suo ateneo, esattamente quello che potrei fare io con il Politecnico di Milano), conoscenze dirette di chi opera in queste istituzioni ecc. Dobbiamo in ogni caso convenire che dovrebbero essere letti tutti con interesse e comunque “pesati” per avere una visione complessiva del sistema che vogliono rappresentare.
Dobbiamo anche convenire sul fatto che il numero non può essere letto in quanto tale, ma deve essere sempre tarato rispetto a tante possibili condizioni che rendono il risultato “non di valore assoluto”.
Gli stessi ranking degli ospedali che oggi tanto sbandieriamo ai quattro venti soffrono di questi bias: perché l’ospedale “x” è primo nel ranking A e inguardabile nel ranking B? Evidentemente perché non misurano le stesse cose, nello stesso modo, con la stessa fonte di dati. Ma quando li usiamo per lodarci o denigrare assumono un valore assoluto e inconfutabile.
Divertente (?!) forse per gli addetti ai lavori, ma fonte di certa confusione nei cittadini, che vorrebbero leggere questi dati in modo semplice, magari anche per poter scegliere dove e come farsi curare – potendolo fare.
Dobbiamo ancora lavorare tanto sulla comunicazione del dato, chiarendo come viene acquisito, se viene in qualche modo rielaborato e qual è l’obiettivo che perseguiamo nella sua presentazione.
Questo vale anche nell’ambito delle nostre professioni. L’innovazione (come evidenziato anche nel rapporto C.R.E.A.) è interessante solo per gli operatori, il management e l’industria.
Questo conferma che chi si occupa di tecnologia in termini di valutazione, pesatura dell’innovazione, introduzione e gestione, ha “solo” tre interlocutori privilegiati e a questi deve essere in grado di presentare i dati più interessanti legati all’innovazione tecnologica.
Agli operatori certamente interessano in vantaggi clinici e operativi, da sistematizzare mediante metodi inattaccabili basati sull’evidenza (HTA) e che non hanno come obiettivo fermare l’innovazione, ma avere gli strumenti per chiarire la direzione. Al management dovremo presentare dati di costo, di funzionamento ecc.
L’industria ci vede come “compratori” della tecnologia, ma anche come fonte di informazioni utili per migliorarla e implementarla, innovando ulteriormente in un circolo virtuoso che per loro è business e per noi è possibilità di erogazione migliore delle cure.
