Le patologie respiratorie croniche sono, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, causa del 17% di tutte le morti annuali al mondo. In Italia rappresentano la terza causa di morte per gli uomini e la quinta per le donne.
Queste malattie sono responsabili anche del 13% degli anni di vita in buona salute persi. Il loro impatto sociale è quindi importante. Si parla soprattutto di broncopneumopatia cronica ostruttiva, asma e apnea ostruttiva del sonno, patologie con una incidenza in crescita, probabilmente a causa dell’inquinamento dell’aria sempre più esteso.
La velocità di diagnosi e la tipizzazione della patologia è fondamentale per poter avviare percorsi terapeutici efficaci. Per far fronte a questa situazione Fondazione Don Gnocchi ha pubblicato un nuovo brevetto: “Salivary diagnostic method by raman spectroscopy”, che protegge un sistema diagnostico basato sulla analisi della saliva con spettroscopia di Raman.
Ideatori del sistema sono i ricercatori Marzia Bedoni, Paolo Banfi, Alice Gualerzi, Luana Forleo, Francesca Rodà, Silvia Picciolini, Valentina Mangolini, Furio Gramatica e Agata Lax. Rispetto ai sistemi tradizionali, questo metodo innovativo delinea il profilo della patologia in modo altamente paziente specifico.
I vantaggi del nuovo metodo
Marzia Bedoni, responsabile del Laboratorio di Nanomedicina e Biofotonica Clinica (LABION) di Fondazione Don Gnocchi, spiega: «Sono molto orgogliosa di aver brevettato questa invenzione nata, testata e ottimizzata in anni di ricerca presso il LABION. Il nostro obiettivo è quello di portare a validazione come metodo diagnostico l’analisi salivare Raman in modo che possa essere un valido aiuto ai clinici per personalizzare il trattamento terapeutico e migliorare così la qualità della vita dei pazienti cronici polmonari». Obiettivo che richiede ancora qualche passaggio. I vantaggi sarebbero però molti.
Prima di tutto, la diagnosi si basa su un metodo non invasivo, adatto quindi a grandi e piccini, fragili e meno fragili. La non invasività potrebbe facilitare l’aderenza da parte dei pazienti, favorendo diagnosi più precoci e l’avvio di iter terapeutici in fasi iniziali di malattia, il che porta di solito a esiti migliori.
Inoltre, si assiste a una riduzione delle spese sanitarie associate. Da ultimo, il brevetto consentirebbe di fenotipizzare la patologia, favorendo la scelta di strategie terapeutiche più adeguate a ogni paziente, il che potenzialmente potrebbe ridurre ulteriormente i costi sanitari associati a trattamenti non ottimali.
Il brevetto dimostra, inoltre, l’importanza della ricerca traslazionale che sa portare in clinica rapidamente scoperte di base. Lo conferma Paolo Banfi, pneumologo, già responsabile dell’Unità Operativa di Pneumologia Riabilitativa del Centro IRCCS “S. Maria Nascente” di Milano della Fondazione Don Gnocchi: «La ricerca traslazionale dimostra in questi casi la sua importanza, conciliando il laboratorio con la clinica per la migliore presa in cura dei nostri pazienti».
La ricerca traslazionale sta assumendo un ruolo sempre più importante nel mondo e in Italia.
Fonte: https://www.dongnocchi.it/news-ed-eventi/@news/brevettato-un-metodo-non-invasivo-per-la-diagnosi-delle-malattie-respiratorie