Parkinson: il PM10 aumenta il rischio

Da anni i ricercatori studiano i fattori di rischio per lo sviluppo di patologie neurologiche, prendendo in considerazione anche caratteristiche ambientali e cambiamenti naturali in atto.

I risultati di uno studio condotto su 23 mila persone evidenzia il ruolo del PM 10 nell’aumentare il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson, definita da Alfredo Berardelli, professore emerito di Neurologia presso l’Università Sapienza di Roma e coordinatore dell’Unità di Ricerca e di Neurofisiopatologia Clinica dell’Irccs Neuromed, «una delle principali cause di disabilità nella popolazione anziana».
Pubblicato su NPJ Parkinson’s Disease, lo studio rientra nel più ampio progetto PNRR AGE-IT, che studia gli effetti dell’inquinamento atmosferico e il cambiamento climatico sulle patologie legate all’invecchiamento.

Risultati

Alessandro Gialluisi, professore associato di Statistica Medica presso l’Università LUM di Casamassima (BA) e ricercatore dell’Unità di Epidemiologia e Prevenzione dell’Irccs Neuromed, spiega: «abbiamo osservato che un incremento dei livelli di PM 10 nell’aria si associa a un notevole aumento del rischio di sviluppare il Parkinson.
Questa associazione, osservata in soggetti che in partenza erano liberi da patologie neurologiche, appare indipendente da una serie di altri fattori di rischio che includono età, sesso, altre patologie prevalenti e fattori occupazionali».
Il dato è particolarmente solido perché basato sui pazienti del progetto epidemiologico Moli-sani, che da 20 anni segue 25 mila cittadini del Molise.

I dati sanitari registrati per questi pazienti sono stati incrociati con le concentrazioni di inquinamento presenti nelle zone in cui i partecipanti hanno vissuto nel corso degli anni, valutati in base ai dati forniti dall’ARPA Molise e provenienti da 14 stazioni di monitoraggio.

È stato rilevato che molti dei soggetti maggiormente esposti a PM10 hanno sviluppato il Parkinson. Dallo studio emerge anche un altro dettaglio che «riguarda la lipoproteina(a), una molecola già nota per il suo ruolo nel rischio cardiovascolare e nel trasporto del colesterolo, che interagisce con l’alfa-sinucleina.

Questa proteina è risultata, infatti, un possibile mediatore della relazione tra PM10 e rischio di Parkinson, spiegandone una piccola ma significativa parte. Naturalmente saranno necessari ulteriori studi per chiarire a fondo il suo ruolo», spiega Gialluisi.

Lo studio presentato è stato coordinato dall’Unità di Ricerca di Epidemiologia e Prevenzione e dall’Unità di Ricerca e di Neurofisiopatologia Clinica dell’Irccs Neuromed di Pozzilli, in collaborazione con l’Università LUM di Casamassima, l’Università dell’Insubria (VA), la Sapienza Università di Roma e altre istituzioni italiane, ovvero INAIL, CIRA, DEP Lazio e ASREM. Sarebbe interessante poter ripetere lo studio in aree del Paese molto più inquinate.

Studio: A. Gialluisi, S. Costanzo, M. Bartolo, G. Veronesi, M. Renzi, A. Cembalo, A. Tirozzi, S. Falciglia, M. Ricci, A. Bonanni, F. Martone, G. Zazzaro, A. Pepe, D. Belvisi, M. Ferrario, F. Gianfagna, C. Cerletti, M. Donati, S. Massari, A. Berardelli, G. Gaetano, L. Iacoviello. Prominent role of PM10 in the link between air pollution and incident Parkinson’s Disease. npj Parkinson’s Disease. DOI: https://doi.org/10.1038/s41531-025-00935-y