Come implementare un servizio oncologico in telemedicina?

La pandemia ha favorito il diffondersi di esperienze di telemedicina in vari ambiti della sanitĂ , in Italia come in altre parti del mondo. Molti dei progetti avviati erano privi di struttura perchĂ© rispondevano in modo istintivo all’esigenza di continuare a curare soggetti che non potevano piĂą recarsi in ospedale o ambulatorio come prima. Nel tempo, alcune di queste esperienze sono state rivalutate e ristrutturate per diventare parte integrante di un’offerta ospedaliera, mentre altre sono state abbandonate.
Come sempre, è necessario capire quali sono le patologie, i soggetti e le fasi della malattia che possono godere appieno di percorsi di telemedicina. Un altro aspetto da studiare a fondo è l’accessibilitĂ : sulla carta la telemedicina è vista come strumento per avvicinare i servizi ospedalieri al territorio e consentire ai pazienti di essere monitorati, se non visitati, vicino al proprio domicilio. Ma questo non significa che sia accessibile a tutti.

Quali sono i migliori strumenti per rendere davvero la telemedicina uno strumento universale? Uno studio portoghese cerca di rispondere a queste domande, focalizzandosi in particolare su un servizio oncologico. I pazienti con neoplasia necessitano di un monitoraggio stretto per valutare l’evoluzione della malattia e l’impatto della terapia su salute e qualitĂ  di vita: potrebbero essere soggetti ideali da seguire a distanza.
Nel loro lavoro gli autori presentano il processo di implementazione del servizio che si basa sulle buone pratiche promosse dall’internazionale Joanna Briggs Institute. Quattro gli ambiti di indagine della ricerca: definire la compliance alla pratica corrente prima e dopo l’implementazione; identificare barriere all’uso del servizio e aspetti che possano facilitarlo; sviluppare strategie per gestire la non aderenza; valutare l’accettazione del servizio da parte di utenti e stakeholder.
Sede del nuovo servizio è il reparto di oncologia ambulatoriale del Portuguese Institute of Oncology di Coimbra, nel centro del Portogallo, dove operano 15 infermieri, 11 medici e 19 oncologi, in collaborazione con professionisti esterni, come farmacisti, psico-oncologi, fisioterapisti e nutrizionisti.

Il progetto interesserĂ  i pazienti che devono affrontare un trattamento antineoplastico, anche se non alla prima esperienza, e coinvolgerĂ  tutti i medici del reparto. Il primo passo consisterĂ  in un audit di base, dove verificare l’accettabilitĂ  da parte degli utenti e degli specialisti, in collaborazione con il direttore di reparto e il capo infermiere e altre figure giĂ  individuate. Tra le altre cose, si prevede di fornire agli utenti gli strumenti informatici eventualmente necessari e di stabilire un costo del servizio. La seconda fase richiede una valutazione della precedente, ovviamente, alla ricerca degli eventuali ostacoli all’implementazione.

Una volta migliorato il processo, gli autori procederanno a un secondo audit per valutare l’aumento dell’adesione o meno. Anche se il progetto non è ancora stato implementato, lo studio spiega nel dettaglio come intendono muoversi i suoi promotori per ottenere un servizio che sia poi davvero utilizzato dagli utenti e accettato da tutti gli attori in gioco: ecco perchĂ© è una lettura interessante e stimolante. L’implementazione di un qualsiasi progetto non può essere un processo calato dall’alto, ma richiede sempre una attenta valutazione del contesto specifico in cui il progetto deve essere inserito e azioni concrete per abbattere o ridurre le possibili barriere.

(Lo studio: Ventura, F.; Domingues, H.; Almeida, G.; Cardoso, D.; Rodrigues, R.; Moreira, I.; Pires, M.; Gomes, I.; Silva, R.; Oliveira, C.; Cardoso, A.F.; Ribeiro, L.; Costeira, C. Telehealth Adoption in an Outpatient Oncology Ward: A Best Practice Implementation Project. Nurs. Rep. 2022, 12, 520-527. https://doi.org/10.3390/nursrep12030050)

Stefania Somaré