I giovani come risorsa della nuova Emergenza-Urgenza

Alessandro Riccardi, da qualche mese eletto presidente SIMEU – Società Italiana Medicina di Emergenza Urgenza, punta sui giovani e li invita ad appassionarsi a una specializzazione che definisce bellissima e trasversale. «Il nostro lavoro è fatto di decisioni rapide e immediate. Lo specialista presente nelle strutture italiane è a tutti gli effetti una figura insostituibile. Dobbiamo portare i giovani a iscriversi a una specializzazione che ha vantaggi enormi e che comporta decisioni rapide, immediate e che possono fare la differenza. Un lavoro che non ha eguali o pochi confronti nel SSN».

Alessandro Riccardi, da qualche mese eletto presidente SIMEU – Società Italiana Medicina di Emergenza Urgenza

Mancano quattromila medici: differenze tra Nord e Sud

«È vero», precisa Riccardi, «che permangono situazioni di carenza; è vero che mancano quattromila medici in Italia, una condizione abbastanza generalizzata con una sorta di gradiente rispetto ai grossi centri in cui operano le scuole di specializzazione e il ricambio è più ampio. I problemi più evidenti li evidenziano i Pronto Soccorso delle periferie rispetto a quelli più piccoli, che magari non hanno la possibilità di colmare la pianta organica attraverso i concorsi: spesso vanno deserti per svariati motivi. Si tratta soprattutto di sedi decentrate e quindi meno agevoli da raggiungere. Ci sono poi alcuni Pronto Soccorso nel Nord che non hanno medici o hanno soltanto cooperative o perlomeno le hanno avute, così come al Sud. Tradotto in altre parole: non è tanto una questione puramente di carattere territoriale tra Nord Italia e Sud Italia, quanto una situazione presente un po’ ovunque nel contesto delle singole Regioni».

Outsourcing, una decisione scellerata: gli specialisti sono un’altra cosa

«Per quali motivi si è arrivati a queste carenze? Abbiamo avuto diversi anni in cui si denunciavano le problematiche di depauperamento delle strutture, ma non vi sono state sostituzioni. Quando, poi, ci si è trovati al cospetto di situazioni di emergenza per le quali effettivamente si rischiava di chiudere, si è arrivati a quella decisione discutibile dell’outsorcing, ovvero delle cooperative, che ha fatto sì che molti organici venissero rimpolpati con unità non specialistiche, avvallando un po’ il concetto che il nostro lavoro lo potesse fare chiunque, quando non è assolutamente così. È un lavoro specialistico: questo il messaggio che vogliamo far passare all’esterno, che dev’essere ben compreso sia dal cittadino sia dai soggetti decisori. La struttura di Emergenza-Urgenza è un continuum che inizia sul territorio, 118 compreso, e arriva fino all’ospedale, al Pronto Soccorso e a tutte le nostre diramazioni: Osservazione Breve, degenza in Medicina d’Urgenza, Semintensiva. È una competenza che ha compiuto passi da gigante negli ultimi tempi, sia in Italia sia nel mondo. Gli specialisti occupano questi spazi in maniera assolutamente unica, poiché in grado di svolgere i 15 minuti più interessanti di tutte le specializzazioni. L’Emergenza-Urgenza possiede conoscenze trasversali in capo ai professionisti che ne fanno parte: medici che riescono a gestire un paziente nella loro interezza, che sanno usare un ecografo o un ventilatore, che sanno effettuare procedure salvavita e procedure invasive. Medici che sanno anche, e soprattutto, riconoscere nei pazienti considerati a bassa complessità le condizioni di emergenza nascoste. Sanno valutare chi va ricoverato e quanti necessitano di una degenza breve. E sanno, infine, intervenire in maniera attiva sulla spesa sanitaria, riducendo i ricoveri ospedalieri, applicando protocolli e competenze di selezione che altri medici non riescono a fare. Lo specialista di Emergenza-Urgenza nelle strutture corrispondenti è una figura insostituibile».

Uno non vale uno

«L’apertura alle cooperative», commenta Riccardi, «ha fatto sì che da un punto di vista generale passasse, seppur per un breve periodo, il concetto che uno valesse uno. In realtà, per fortuna, il Ministero della Salute è intervenuto e ha contribuito in tal senso, stabilendo delle norme temporali e quindi il principio che nelle strutture devono rimanere gli specialisti. E per specialisti intendiamo anche quei medici che fanno questo lavoro e sono presenti in struttura da prima dell’introduzione della specializzazione. Parliamo di numerosi professionisti che non sono specializzati in Medicina d’Emergenza-Urgenza, poiché la specializzazione è nata nel 2009, ma hanno tutte le carte in regola per fare il nostro lavoro avendo acquisito comunque l’esperienza e la specializzazione direttamente sul campo. Tuttavia, oggi, essendoci la specializzazione, il nostro obiettivo è arrivare agli organici composti e costituiti da specialisti perché è l’unico elemento che farà in modo che in futuro questo lavoro diventi attrattivo. Poi ci saranno certamente molti passaggi da tenere in conto: si tratta di un impegno difficile che richiede sacrifici personali, sociali e familiari. Ha orari non compatibili con la vita di altre persone ed è dipendente dai flussi di eventi non sempre controllabili».