Nei giorni scorsi, si è tenuta presso la Stampa di Palazzo Montecitorio, la conferenza stampa “Oltre la frammentazione: strategie integrate per la gestione del tumore della prostata metastatico”, promossa dall’Onorevole Gian Antonio Girelli, membro della XII commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, con il contributo non condizionante di Pfizer.
L’evento ha rappresentato l’occasione per presentare il report “Tumore della prostata metastatico: nuovi approcci nella gestione multidisciplinare del paziente”. Il lavoro condotto da un team di clinici, economisti, farmacisti, rappresentanti dei pazienti e delle istituzioni regionali, ha voluto accendere i riflettori su una patologia che rappresenta una delle sfide clinico-organizzative più rilevanti per il Servizio Sanitario Nazionale, sia per l’alto numero di pazienti coinvolti, sia per la crescente complessità nella gestione della patologia.
Il report ha messo in luce come, nonostante importanti progressi scientifici e terapeutici, la gestione del tumore della prostata presenti ancora gravi disomogeneità a livello nazionale, sia per quanto riguarda l’esistenza di percorsi di cura strutturati sia per l’accesso alle terapie di nuova generazione.
Gian Antonio Girelli ha dichiarato: «Serve una cornice nazionale più omogenea, con standard assistenziali chiari e tempi certi per diagnosi, presa in carico e accesso alle terapie più innovative. Rafforzare le reti oncologiche e urologiche regionali, investire in screening e diagnostica precoce e sostenere i centri territoriali con telemedicina e PDTA condivisi è fondamentale. Solo con risorse adeguate e monitoraggio degli esiti possiamo ridurre le disuguaglianze e garantire cure di qualità per tutti i pazienti con tumore alla prostata».
L’esempio di Regione Lombardia
Come evidenziato dal report, un esempio virtuoso di prevenzione è quello attivato in Regione Lombardia con la collaborazione di Europa Uomo Italia. È il primo programma di screening prostatico organizzato in Italia, che si inserisce all’interno di un modello di presa in carico multidisciplinare basato su una Prostate Cancer Unit, il lavoro di un team integrato in grado di garantire percorsi diagnostico-terapeutici personalizzati.
Tale approccio è conforme alle linee guida nazionali e internazionali che concordano sulla necessità di un approccio multidisciplinare, che coinvolga in modo strutturato tutti gli attori di riferimento e che includa la gestione olistica del paziente che passa anche attraverso il supporto psicologico e la riabilitazione, spesso sottovalutati ma fondamentali.
«La gestione del paziente affetto da carcinoma della prostata, dalla presa in carico ai percorsi di cura che seguono la diagnosi, ha bisogno di un approccio multidisciplinare e tempestivo», ha affermato Giuseppe Procopio, direttore del Programma prostata e della struttura dipartimentale di oncologia medica genitourinaria della fondazione I.R.C.C.S Istituto Nazionale Tumori Milano. «È necessario osservare il paziente da tutti i punti di vista, focalizzandosi non soltanto sul piano terapeutico, ma considerando anche le diverse complessità che la persona può trovarsi ad affrontare».
Obiettivi per la gestione della malattia
Per poter attivare un percorso multidisciplinare serve la piena collaborazione tra i diversi attori della salute, oncologi, radiologi, psicologi, urologi, nutrizionisti, radioterapisti e altre professionalità quali l’infermiere specializzato l’anatomopatologo e il fisioterapista. Queste figure, insieme a quella del medico di medicina generale, che ricopre un ruolo chiave in ambito di screening e prevenzione possono assicurare continuità assistenziale lungo tutto il percorso di cura.
Tale percorso può essere implementato attraverso l’introduzione di una Prostate Cancer Unit.
Una rete nazionale di Prostate Cancer Unit, organizzata secondo un modello “hub & spoke” e sostenuta da un PDTA nazionale certificato, potrebbe trovare il suo sviluppo nell’ambito della programmazione sanitaria nazionale creando le basi per un approccio integrato e condiviso, “agevolando” sistemi di raccolta dati e monitoraggio degli esiti clinici, oltre a permettere un utilizzo più efficiente delle risorse sanitarie ed un accesso a trattamenti innovativi.
Serve però un salto culturale che coinvolga non solo i professionisti ma anche i pazienti attraverso un coinvolgimento attivo delle associazioni.
«Per l’uomo che deve affrontare un tumore della prostata» commenta Claudio Talmelli, presidente di Europa Uomo Italia «essere curato in un’Unità prostatica multidisciplinare (Prostate Cancer Unit) significa accedere a un percorso organizzato, dove viene accompagnato in ogni passaggio, dalla diagnosi fino alla riabilitazione psicofisica, sotto la guida di un team di professionisti di diverse discipline con esperienza specifica nel carcinoma prostatico. Significa avere la garanzia di ricevere il piano terapeutico migliore per il proprio caso, quello che offre le maggiori probabilità di guarigione con il minimo impatto sulla qualità di vita, e poter condividere e partecipare attivamente a ogni decisione sul proprio percorso di cura».
È essenziale quindi, coinvolgere il paziente nel percorso di cura, attraverso strumenti di informazione, counseling e accompagnamento decisionale.
Tra gli obiettivi individuati dal documento vi sono anche il coinvolgimento del paziente nel percorso di cura, attraverso strumenti di informazione, counseling e accompagnamento decisionale e l’implementazione della formazione continua degli operatori.



