Qualità estetiche e ambientali per le Neuroscienze a indirizzo pediatrico

Qualità estetiche e ambientali per le Neuroscienze a indirizzo pediatrico
Dott. Roberto Cutajar – Irccs Fondazione Stella Maris

Il progetto della nuova Fondazione Stella Maris è l’occasione per approfondire le caratteristiche di un ospedale pediatrico evoluto, nel quale l’attività clinica è il perno attorno al quale ruota un ambiente predisposto all’accoglienza.

Progettare un ospedale è uno dei compiti più difficili per l’architetto e per l’ingegnere. Si tratta di professioni eminentemente tecniche che, quando sono messe al servizio di problematiche complesse, devono essere indirizzate per poter dare il meglio di sé.
Il caso della nuova sede dell’Irccs Fondazione Stella Maris – struttura all’avanguardia per l’assistenza, il recupero e la ricerca sulle devianze dello sviluppo e sulle disabilità dell’infanzia e dell’adolescenza – dimostra l’importanza di una committenza decisa e consapevole nella definizione degli obiettivi e nella gestione del processo progettuale.

Abbiamo chiesto al direttore generale, dott. Roberto Cutajar, quali attività si svolgono nella Fondazione Stella Maris: «l’attività principale consiste nell’assistenza e nella cura altamente specializzate, finalizzate alla ricerca scientifica e integrata nelle componenti neurobiologiche, neuropsicologiche, psichiatriche e riabilitative, attraverso il Dipartimento di Neuroscienze dell’Età Evolutiva. Oltre a essere sede di insegnamenti universitari e di corsi di formazione specialistici, la struttura dispone anche di un Dipartimento della Ricerca e di un Dipartimento Socio-sanitario.
L’ospedale è tutti gli effetti di una struttura specialistica di diagnosi e cura destinata a pazienti acuti e post acuti – la cui casistica è estremamente varia, dalle malformazioni genetiche al grave trauma cranico – con alcune specificità quali, per esempio, l’alta specialità neuroriabilitativa per l’infanzia.
Nel caso dei pazienti pediatrici neuropsichiatrici il concetto di acuzie dev’essere inteso in modo più ampio rispetto ai criteri tradizionali, in quanto legato non solo all’intensità dell’evento ma anche alla sua complessità e pervasività, soprattutto se consideriamo che l’età dei soggetti è spesso compresa fra 0 e 3 anni.
Esistono poi dei casi che presentano tutte le tipicità dell’evento acuto puntuale, normalmente riconducibili a pazienti adolescenti psichiatrici già diagnosticati che manifestano una fase di acuzie medica, per i quali disponiamo di un Pronto Soccorso di livello regionale. In generale i ricoveri sono brevi, normalmente non superiori a 5-7 giorni, durante i quali vengono attivati anche i percorsi riabilitativi che saranno poi completati nelle strutture presenti sul territorio».

Le ragioni del progetto
In quale contesto è nato il progetto per il nuovo edificio ospedaliero?
«La prima motivazione è legata all’obsolescenza dell’attuale struttura ospedaliera – una ex colonia adattata a ospedale – che costituisce non solo un limite alle attuali attività, ma anche un vincolo alla possibilità di evolvere tutti quegli aspetti significativi per il nostro ambito specialistico, dalla qualità dell’accoglienza alle nuove tecnologie, fino all’efficienza del servizio.
Non meno importante è la visione strategica dell’intervento, che sorgerà in un’area molto vicina al policlinico universitario di Cisanello e alla sede del CNR. In prospettiva, la nuova sede ci permetterà di migliorare la presa in carico precoce dei pazienti molto gravi, a rischio di instabilità clinica, attuando fruttuose sinergie con le altre strutture attive sul territorio».

Come avete organizzato il percorso progettuale?
«Abbiamo bandito un concorso di idee in due fasi. La prima era finalizzata al confronto fra i diversi concept e alla loro selezione in vista della seconda fase, ristretta a 3 soli progetti nonostante la validità delle proposte e delle soluzioni presentate dai 17 gruppi partecipanti.
La seconda fase ha interessato una progettazione preliminare che abbiamo voluto già molto spinta sotto il profilo della definizione dell’articolazione spazio-funzionale e dei flussi operativi, in modo da permettere una valutazione approfondita e una scelta ponderata del progetto migliore.
Attualmente gli studi professionali vincitori del concorso – Heliopolis 21 per la parte architettonica e Techné per quella ingegneristica – stanno completando la progettazione definitiva. Prevediamo di completare il percorso progettuale e autorizzativo nei prossimi mesi, in modo da indire la gara d’appalto e iniziare i lavori entro la seconda metà del 2018. In prospettiva, il nuovo ospedale dovrebbe essere completato nel 2021».

Principi e valori
Quali sono stati i criteri posti alla base del progetto?
«Il primo aspetto qualificante è legato al rapporto fra spazi e immagine architettonica, perciò interessa principalmente l’ambito percettivo. Ad esempio, poiché i pazienti autistici tendono a mal sopportare la vista di lunghi corridoi, abbiamo voluto che questi ultimi risultassero il più corti possibile.
La creazione di un contesto adeguato alle necessità del bambino e dell’adolescente con compromissioni psichiche e neuropsichiche ne influenza positivamente il comportamento, contribuendo in modo determinante al suo benessere e a quello dei familiari. Di conseguenza la ricerca della bellezza, estetica e anche simbolica, negli spazi interni come nell’immagine esterna dell’ospedale, costituisce un fattore di estrema importanza.
Un secondo aspetto rilevante consiste nell’aggregazione delle funzioni secondo l’effettiva pertinenza professionale, in luogo del loro accentramento in unità operative complesse specialistiche. I reparti sono perciò distribuiti in modo da avvicinare le attività interdipendenti e le relative professionalità, mettendole in più stretta relazione reciproca.
Il terzo elemento qualificante è connesso alla possibilità di accogliere tecnologie più evolute rispetto a quelle attuali, nell’ambito clinico come in quello della ricerca, evitando tutti quei vincoli strutturali che potrebbero compromettere la futura implementazione delle apparecchiature e, perciò, lo sviluppo dell’attività.
In sede di concorso, questi criteri sono stati esplicitati dal bando segnalando anche ulteriori suggestioni – prima fra tutte l’accoglienza dei pazienti e delle loro famiglie quale valore fondante per l’attività della struttura – riprese dallo statuto della fondazione.
Soprattutto nel caso degli ospedali per bambini, personalmente ritengo che il richiamo a principi ispiratori simbolici aggiunga un significato “implicito” all’attività progettuale che, indipendentemente dalla funzionalità e dall’efficienza della struttura ospedaliera, contribuisce in modo determinante a far percepire i valori che ne guidano l’attività».

Un momento di relax
Questa attenzione all’aspetto umano – che non si esaurisce nella mera “umanizzazione” dello spazio ospedaliero – spiega la presenza di funzioni inusuali…
«Nella nostra esperienza i genitori sono i principali portatori del carico di sofferenza, soprattutto nel periodo iniziale della presa in carico dei piccoli pazienti. Non si tratta solo del coinvolgimento emotivo legato alla condizione dei loro figli – che spesso si manifesta all’improvviso – e alla volontà di fare tutto il possibile per migliorarla.
Nel corso del primo ricovero, i genitori iniziano a rendersi conto che, con ogni probabilità, la loro vita familiare sarà molto diversa da come se l’avevano immaginata. Per questa ragione, assieme a una risposta professionale di elevatissimo profilo, vorremmo che la permanenza dei genitori in ospedale risultasse – per quanto possibile – anche un momento di pausa.
Per esempi, abbiamo voluto inserire ambiti privati come una piccola spa, ovvero uno spazio attrezzato per favorire il relax e la stimolazione sensoriale, che dia la possibilità ai genitori di dedicare un po’ del proprio tempo a sé stessi e di recuperare le energie.
Ovviamente queste previsioni progettuali sono parte integrante di quei requisiti, più ampi e articolati, che caratterizzeranno il nuovo ospedale dal punto di vista della qualità percettiva dell’ambiente costruito e delle relazioni fra edificio e contesto.
È il caso dell’ampia zona a parco che circonderà l’ospedale, parte integrante del tessuto urbano, che presenta un elevato valore ambientale e interessanti potenzialità dal punto di vista paesaggistico. Stiamo valutando la possibilità di dedicare parte degli spazi aperti ad attività ricreative, che assumono un’importanza notevole per i pazienti pediatrici in generale e la cui frequentazione può essere d’aiuto anche ai familiari.
Allo scopo abbiamo acquistato un terreno prossimo all’area d’intervento, nel quale realizzare il primo nucleo dei parcheggi, in modo da limitare i flussi veicolari nell’area ospedaliera e le loro ripercussioni sulla qualità degli spazi aperti».

Tecnologia e relazioni
Quali saranno le principali tecnologie del nuovo ospedale?
«Intendiamo dare vita a un vero e proprio smart hospital, nel quale le infrastrutture tecnologiche non saranno al solo servizio delle funzionalità interne quali, per esempio, il sistema informativo ospedaliero e la cartella clinica informatizzata.
Vogliano offrire un adeguato supporto tecnologico anche a pazienti e familiari, per esempio tramite una rete wi-fi aperta all’accesso, affinché possano mantenere le proprie relazioni con la cerchia parentale e amicale anche durante la permanenza in ospedale.
Mantenere le relazioni significa anche offrire ambienti per il gioco e l’incontro fra i pazienti e dare continuità alla didattica. Nel nuovo ospedale saranno perciò presenti spazi concepiti per accogliere sia le attività ludiche, sia l’insegnamento scolastico, distinti a seconda dell’età.
Ovviamente l’aspetto tecnologicamente più significativo dell’ospedale interesserà principalmente gli ambiti diagnostico-terapeutico e della ricerca scientifica, in particolare le aree del Neuroimaging e i laboratori di Genetica e di Robotica-meccatronica, che costituiscono il futuro delle neuroscienze e sui quali intendiamo investire con decisione.
Trasferiremo il Neuroimaging e i laboratori di Genetica nel nuovo ospedale, dove le superfici disponibili e le dotazioni tecnologiche saranno decisamente incrementate. Per ragioni logistiche, tecniche ed economiche la risonanza magnetica a 7 tesla – punta di diamante utilizzata soprattutto per la ricerca preclinica – resterà nella sede attuale, perciò doteremo il nuovo ospedale di una nuova RM da 3 tesla».

Giuseppe La Franca
architetto