Punto chiave per limitare l’avanzamento della antimicrobicoresistenza è il concetto One Health, al centro dell’innovativo Centro di Contrasto all’antimicrobicoresistenza voluto e realizzato dall’Asl di Viterbo e dall’Istituto di Studi Sanitari, Giuseppe Cannarella. Qui operano in sinergia medici, veterinari, strutture territoriali della sanità, realtà produttive e della grande distribuzione per favorire il benessere dell’ecosistema, ovvero di uomini, animali e territorio.
Alessandro Pastore, coordinatore del Centro, e Nicola Ferrarini, direttore dell’Unità Operativa Sanità Animale e Igiene degli Allevamenti, spiegano il modello messo in atto: «il Centro di contrasto all’antimicrobicoresistenza della Asl di Viterbo costituisce una struttura di coordinamento incardinata nel Dipartimento di Prevenzione dell’azienda Sanitaria.
Opera con lo scopo di dare impulso al raggiungimento degli obiettivi strategici individuati nel Piano Nazionale di Contrasto all’Antimicrobicoresistenza (PNCAR) e nei Piani nazionale, regionale e aziendale della prevenzione, attraverso la gestione di programmi specifici in materia di formazione/informazione di professionisti sanitari, stakeholder e cittadini; sorveglianza e monitoraggio nell’utilizzo degli antibiotici; ricerca e innovazione.
Il Centro oggi opera in particolare sui Critically Important Antimicrobials, chiamati anche ICA, antibiotici di importanza critica per l’uomo, sia individuando nuovi ambiti di ricerca sia implementando i programmi già in atto con lo scopo di acquisire nuovi dati e informazioni».
Secondo Daniela Donetti, direttore generale dell’Asl viterbese, quello scelto è un «approccio strategico che risponde alle necessità dei sistemi sanitari, dei sistemi produttivi e dei cittadini tutti di poggiare il proprio bisogno di salute su una chiara programmazione basata sulla sinergia tra i mondi della salute umana, animale e ambientale».
D’altronde, in biologia è noto che se in un ecosistema si verifica un evento che incide su una singola specie, magari riducendone gli individui, tutte le altre specie verranno inevitabilmente colpite: le relazioni che si creano tra le diverse specie, animali e vegetali, e l’ambiente sono così ramificate da rendere difficile prevedere come un evento negativo possa trasformare un dato ecosistema. Per decenni l’uomo è stato convinto di essere fuori da queste logiche, di poterle aggirare, ora occorre correre ai ripari. L’OMS ha iniziato a parlare della logica One Health intorno al 2017.
Stefania Somaré