ASST Monza, certificazione per il servizio infermiere di famiglia

Ridurre gli accessi impropri in Pronto Soccorso, che tolgono risorse umane ed economiche ai pazienti in reale situazione d’emergenza, è possibile. Occorre rinforzare la medicina di territorio e, in particolare, la presa in carico di soggetti anziani e fragili.

Questo è l’obiettivo del Servizio dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità (IdFC) avviato a marzo 2021 dall’ASST di Monza e che in poco più di un anno ha già portato alla valutazione di 371 pazienti, con una media di poco più di uno al dì.
Al momento sono in carico al Servizio IdFC 311 pazienti.

L’infermiere che appartiene a questo servizio fa da collegamento tra l’assistito e la sua famiglia in collaborazione con il medico di medicina generale e gli operatori della rete ospedaliera e territoriale.
Il servizio si fa carico del paziente con visite domiciliari che hanno lo scopo di attuare interventi personalizzati, rafforzarne l’aderenza terapeutica e monitorarne lo stato di salute per evitare l’acutizzarsi della malattia o situazioni di mancata gestione.

Essendo ancora in epoca Covid-19, il servizio si fa inoltre carico di attività ambulatoriale dei pazienti Covid, mentre per rispondere all’attualità più stretta, sono i suoi infermieri che vanno a fare visite, tamponi e vaccinazioni ai profughi ucraini.

Tra l’altro, il direttore generale dell’ASST, Silvano Casazza, precisa che «questo nuovo modello assistenziale di tipo infermieristico ha avuto grande importanza, nel contesto della grave emergenza sanitaria causata dal Covid, con la necessità di un’assistenza a domicilio soprattutto delle persone fragili e con cronicità.

Ora prosegue in modo stabile, sempre a favore di questa fascia di popolazione. Gli IdFC possono così esercitare la professione sul territorio, in una delle sue forme più avanzate e moderne. Questo nuovo modello organizzativo, che ha evidenziato l’importanza delle cure primarie territoriali, ci ha fatto raggiungere il traguardo della Certificazione di Qualità mettendo in evidenza la validità del modello».

E, infatti, l’esperienza dell’infermiere di famiglia e comunità è presente anche in altre realtà territoriali, non solo lombarde. Ma quello dell’ASST di Monza è il primo, in tutta Italia, a ricevere la certificazione di qualità da parte del CISQ, la Federazione italiana di organismi di certificazione dei sistemi di gestione aziendale.

Grande il riconoscimento da parte dell’assessore al welfare regionale, nonché vicepresidente, Letizia Moratti: «esprimo il mio sentito apprezzamento all’ASST Monza e agli operatori impegnati in questa esperienza che ha portato a risultati positivi in così poco tempo.

La certificazione di qualità conseguita dal servizio conferma che l’Infermiere di Famiglia e di Comunità rappresenta concretamente e giustificatamente uno dei perni portanti del potenziamento della nostra sanità territoriale. Il risultato dell’ASST di Monza e dei suoi professionisti va ad aggiungersi al positivo riscontro che sto raccogliendo nelle Case di Comunità proprio dalle persone impegnate in questa esperienza.

Un’attività che coniuga al meglio le potenzialità della casa come primo luogo di cura e dei presidi delle nostre ASST, esaltando non solo la professionalità dei nostri infermieri, ma anche le loro capacità umane di relazionarsi con i pazienti».

Il Servizio è oggi attivo su tutto il territorio di compenteza dell’ASST, ovvero Monza, Villasanta e Brugherio. I pazienti che potrebbero necessitare del Servizio sono segnalati all’IdFC direttamente dai reparti di degenza ospedaliera al momento della dimissione o dal personale di ambulatori specialistici ospedalieri.

La prima valutazione avviene quindi in ospedale; a questa ne segue una a domicilio che prevede anche la conoscenza della rete famigliare del paziente e l’individuazione degli interventi più appropriati. L’infermiere si propone come collaboratore anche al medico di medicina generale che ha in carico l’assistito. Un modello funzionale che va incontro anche alle esigenze delle famiglie. Sarebbe interessante che il servizio venisse ampliato, dando la possibilità anche ai medici di medicina generale di segnalare assistiti fragili che potrebbero avvantaggiarsi della visita di infermieri a domicilio.

Stefania Somaré