Il PNRR e la Missione Salute, sanità e assistenza territoriale

Oltre 15 miliardi, che arrivano a quota 20 miliardi con l’aggiunta di altri fondi europei, sono le risorse che il PNRR destina alla sanità, alla salute e al potenziamento del SSN.

Fondi importanti che vanno adeguatamente distribuiti, superando il problema con cui la sanità si interfaccia da sempre, ovvero il passaggio da piani e decreti cartacei a posti letto concreti, al rinnovo delle apparecchiature e alla creazione di nuove strutture sul territorio.
Un piano che intende dunque ridisegnare le cure territoriali, rivelatesi scarse durante la pandemia.

A che punto siamo?

Dei fondi destinati alla salute, oltre 7 miliardi sono allocati per la riforma del territorio, attesa entro giugno, di cui è stata presentata una bozza nella Conferenza Stato-Regioni. Nonostante la mancata intesa a causa della contrarietà di una Regione, è intento del Governo proseguire con l’approvazione della riforma nei tempi previsti al fine di non perdere i fondi europei.

«La Missione 6», spiega Stefano Lo Russo, direttore generale Unità di Missione, «ha una governance complessa, con molti soggetti attuatori coinvolti, di cui nodo chiave sono le regioni. Nel 2022 è previsto il raggiungimento di 5 milestone al 30 giugno e di 2 milestone a fine anno, mentre circa le 2 riforma contenute nel pacchetto, una riguarda l’assistenza territoriale, conosciuta come DM71, cui si intende restituire una tassonomia, dopo la dura prova della pandemia.

Nonostante la mancata intesa, il 21 aprile il Consiglio dei ministri ha approvato una delibera che dovrebbe traguardare con la pubblicazione della riforma nei tempi pervisti dal PNRR, stante che i prossimi passi da eseguire sono di natura più formale, legati all’azione di controllo del Consiglio di Stato e della Corte dei conti.

È stato attivato, pertanto, un cronoprogramma cui il Servizio Sanitario ha reagito bene, realizzando in poco più di 2 mesi, grazie anche all’ausilio di strumenti e di schede di intervento concordato con le Regioni, tutte le azioni per formalizzare programmi, accordi quadro, ex articolo 20, con l’obiettivo di sottoscrivere entro fine maggio i piani operativi e CIS (Contratti Istituzionali di Sviluppo). Questi ultimi sono lo strumento con cui il Ministero, attraverso la definizione di precisi cronoprogrammi, blinda risorse da destinare a uno specifico scopo».

I CIS consentiranno la creazione di 1.500 Case di Comunità, 400 ospedali di comunità e 600 Centrali Operative Territoriali (COT): alcune regioni hanno già trasmesso il piano operativo, ora al vaglio degli esperti. L’idea è arrivare a una sottoscrizione unica e aggiornata per dare un kick-off generale all’azione delle Regioni.

La digitalizzazione

È un capitolo importante all’interno del PNRR: sono già stati pubblicati dei bandi per la sanità digitale; uno pubblicato a fine aprile per il quale si attende l’aggiudicazione entro luglio, risponde alle esigenze della digitalizzazione e dei LEA, altri riguardano le grandi apparecchiature, gli Ospedali e le Case di Comunità, i Cot: si sta lavorando per creare degli accordi quadro a livello nazionale.

«Ministero e Governo», continua Lo Russo, «stanno introducendo azioni finalizzate a velocizzare il processo di sottoscrizione dei contratti con gli attuatori entro il 31 maggio, i cui fondi serviranno per costruire e per destinare risorse alle strutture. Un investimento del PNRR in deroga permette di utilizzare, infatti, una parte dei fondi al potenziamento delle risorse dedicate all’assistenza domiciliare.

Già il DL 34 del 2020 introduceva 480 milioni per investire in infermieri di famiglia o di comunità e l’ultima legge di Bilancio, in via progressiva e in linea con l’attuazione del PNRR, destina alle risorse umane un altro miliardo».

Un ammontare complessivo pari a quasi 1,5 miliari che consentirà l’assunzione di quasi 30 mila unità di persone, in deroga a ogni tetto. Inoltre il Governo si è reso disponibile, in accordo con le Regioni, a creare un Tavolo di Monitoraggio per accompagnare il processo di implementazione della riforma, valutando in corso d’opera la necessità di eventuali correttivi. Ci sono i presupposti per stimare che le prime case di Comunità saranno disponibili sul territorio a partire dal 2024.

Il monitoraggio

Il piano che si sta introducendo, in linea con il PNRR, non funzionerà a salve: l’attività del CIS e del Tavolo istituzionale che sovraintenderà ad ogni CIS con ogni singola regione, monitorerà una serie di milestone e target intermedi che le regioni si sono impegnate a raggiungere con un supporto ministeriale.

«Un supporto concreto», conclude Lo Russo, «che si realizza con l’emissione di gare e di ogni altro strumento che Governo e centrali di committenza possono attivare, e un supporto di sostanza che accompagna il processo di riforma con un monitoraggio costante. Nel piano operativo già approvato in Intesa Stato-Regioni del 30 marzo, diventato decreto del Ministero della Salute il 4 aprile e in corso di registrazione, sono scandite le tempistiche per ogni linea di investimento, da quelle entro cui fare le pubblicazioni a quelle entro cui iniziare a rendere operative le strutture».

Fra le prime ci saranno le COT, la grande novità della riforma, che metterà insieme diversi setting assistenziali e perno della “nuova” assistenza territoriale.

Francesca Morelli