Il naso elettronico (e-nose) è la tecnologia usata in un ampio studio condotto dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano in collaborazione con l’Università Statale di Milano per migliorare la diagnosi del carcinoma ovarico.
I promettenti risultati aprono nuovi orizzonti per lo screening di un tumore che, purtroppo, oggi viene ancora scoperto troppo tardi, quando le strategie a disposizione non garantiscono percentuali elevate di efficacia.
«La presenza del tumore determina modificazioni di una serie di processi metabolici, seguiti dal rilascio di sostanze volatili organiche», spiega Francesco Raspagliesi, direttore dell’Unità di Oncologia Ginecologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e prima firma dello studio. «Si tratta di tracce della presenza della malattia, contenute nel respiro sotto forma di molecole volatili.
Il naso elettronico ha permesso di cogliere la presenza di alcune di queste sostanze nel respiro delle donne malate, che vengono così identificate rispetto ai controlli sani.
Questi risultati sembrano indicare una linea di ricerca assai promettente per una futura possibile diagnosi precoce di questi tumori e ci spingono a proseguire con ulteriori studi».
Secondo i dati dell’Associazione Italiana di Oncologia e dell’Associazione Italiana dei Registri Tumori, nel 2016 in Italia sono stati diagnosticati 5200 nuovi casi di carcinoma ovarico e per il 2020 ne sono attesi 5339.
Il rischio di ammalarsi e morire per questa malattia riguarda, rispettivamente, una donna su 74 e una donna su 139, con una sopravvivenza a 5 anni nettamente diversa a seconda dello stadio della malattia: raggiunge il 90% nel primo stadio, per scendere al 15-20% nel terzo e quarto stadio.
Oggi, però, a causa della mancanza di metodologie affidabili, la maggior parte delle diagnosi avviene nelle fasi avanzate della malattia.
Lo studio, durato 13 mesi, ha coinvolto 251 donne suddivise in tre gruppi: 86 con carcinoma ovarico, 51 con una diagnosi di masse benigne, 114 sane come gruppo di controllo.
Per il test del respiro sono stati raccolti campioni di aria espirata tra le 7 e le 7,30 del mattino a digiuno.
Alle pazienti e al gruppo di controllo è stato chiesto di eseguire, attraverso un boccaglio, un singolo respiro lento, al fine di inglobare nella sacca anche il respiro alveolare, cioè la parte che viene espulsa dall’interno dei polmoni e delle vie aeree inferiori, dove avviene lo scambio gassoso con il sangue.
Questa porzione di respiro, infatti, può contenere le sostanze volatili organiche che segnalano la presenza del tumore.
«I risultati della ricerca sono promettenti perché il test ha discriminato le pazienti affette da carcinoma ovarico dai controlli sani e ci suggeriscono, dunque, che l’e-nose potrebbe essere una tecnica utile e non invasiva per la diagnosi del tumore dell’ovaio».
Come spiega la prof. Susanna Buratti del Dipartimento di Scienze per gli Alimenti, la Nutrizione e l’Ambiente dell’Università di Milano, «il naso elettronico è uno strumento che comprende una serie di sensori chimici aspecifici in grado di rispondere in modo reversibile alle sostanze volatili, generando segnali che vengono immediatamente acquisiti ed elaborati da software specifici, in modo da avere l’impronta olfattiva tipica di ciò che si sta analizzando.
Il naso elettronico simula il processo biologico di percezione dell’odore, rispetto al naso umano è altrettanto veloce (passano pochi secondi tra l’interazione con i sensori e la risposta), non è influenzato da variabili ambientali e dall’effetto di saturazione o adattamento e spesso è più sensibile».
Attualmente non ci sono metodologie con elevata affidabilità per la diagnosi e lo screening.
Per questo, l’obiettivo è trovare un nuovo test che abbia una sensibilità significativa (almeno dell’80%) e un’alta specificità, il più possibile vicino al 100%, e queste potrebbero essere le caratteristiche dell’e-nose.
«Stiamo mettendo a punto un nuovo studio con un naso elettronico più sofisticato», conclude Raspagliesi. «Ora che conosciamo l’esistenza di tracce della malattia nel respiro, dobbiamo identificare l’esatta natura dei composti volatili, che possono essere dei marcatori utili per la diagnosi precoce del carcinoma ovarico».