I robot chirurgici sono sempre più diffusi negli ospedali italiani, soprattutto in quelli di terzo livello che, tipicamente, affrontano i casi più complessi e necessitano delle tecnologie più avanzate. Anche in pediatria.
In Italia il solo ospedale pediatrico a disporre di un robot Da Vinci è il Gaslini di Genova, dove la tecnologia viene utilizzata dal 2015 e dove, dal febbraio 2020, è attivo un apposito Centro di chirurgia robotica pediatrica. Nei giorni scorsi, il nosocomio ligure ha presentato i primi risultati del Centro, che sottolineano come la chirurgia robotica pediatrica può essere usata nel bambino senza rischi aggiunti, migliorando le prestazioni del chirurgo pediatra e gli outcome, ma anche la formazione, aumenta nel complesso la sicurezza dell’intervento.
A vantaggio tanto del chirurgo pediatra che del paziente. Queste le ragioni per cui a Genova i bambini che ne hanno necessita vengono operati direttamente al Gaslini, senza essere trasportati in un ospedale per adulti, dove troverebbero senza dubbio l’ausilio del robot chirurgico ma le equipe di sala non sono abituate a lavorare con i più piccoli. La pediatria è una specialità che richiede una formazione a sé, non solo perché il corpo di un bambino è in continuo mutamento dal punto di vista strutturale e biochimico, ma anche perché è importante porre attenzione ai dosaggi dei farmaci e dell’anestesia.
Insomma, un bambino è più sicuro a essere trattato in una struttura specializzata. Lo dicono i numeri: il passaggio da procedura classica a quella robotica consente di ridurre l’invasività, ridurre dell’80% l’anestesia, ridurre del 66% la protesica e dimezzare la degenza.
Inoltre, rispetto alla laparoscopia, certamente diffusa anche in altri ospedali, ha indicazioni più ampie. Ormai, hanno sottolineato gli esperti durante il workshop di presentazione dei dati relativi a 2020-2021, molti tra gli interventi più importanti, come la ricostruzione, di trachea, esofago, vie urinarie, si eseguono oramai esclusivamente con chirurgia robotica.
Sottolinea il concetto Girolamo Mattioli, professore di Chirurgia Pediatrica e direttore della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Pediatrica dell’Università di Genova e direttore dell’UOC Chirurgia Pediatrica dell’Istituto Gaslini: «al Gaslini non c’è un singolo robot, o chirurgo, ma lavora un team di professionisti che nella loro specialità utilizzano la tecnologia, in un setting applicato al bambino.
L’utilizzo del robot ha aperto nuove strade: ci sono interventi che in laparoscopia non si possono eseguire, mentre sono eseguibili utilizzando la robotica. La tecnologia ci permette di arrivare dove altrimenti non sarebbe possibile. Con il robot, sono migliorate le capacità visive, il mio occhio entra dentro il paziente, con una visione tridimensionale e una magnificazione dell’immagine, senza aprire l’addome.
Con il robot, le mie mani entrano dentro al paziente, ma hanno la dimensione della punta dello strumento, di 2 millimetri, e non hanno più i difetti fisici, come il tremore. Il tatto, invece, che non è sostituibile, in robotica è surrogato dal potenziamento della vista. Con la robotica, portiamo le competenze fisiche del chirurgo quasi alla perfezione, lasciando all’uomo le decisioni».
Certo, un robot operatorio ha il suo costo, ma i vantaggi che apporta sono notevoli, anche per la struttura sanitaria e il personale: quest’ultimo, assicurano dal Gaslini, può godere di una semplificazione delle procedure e un’occasione di crescita professionale, mentre l’Azienda diventa più attrattiva, riesce a creare collaborazioni nazionali e internazionali, migliora la formazione e la ricerca e sviluppo. Basti pensare che tra il 2015 e il 2021 il 67% dei pazienti trattati con questa tecnica sono arrivati da fuori regione (135 su 201).
Il dottor Renato Botti, direttore generale del Gaslini, dichiara: «già diverse altre strutture nel Paese ci stanno chiedendo di essere hub nazionale di conoscenza e ricerca, sulle validazioni definitive conseguenti all’utilizzo in ambito pediatrico, ancora in corso. Indietro non si torna: è una tecnologia che farà parte del nostro futuro. Da definire è il come e quando, rimane da discuterne la sostenibilità economica, ma l’utilizzo per il benessere del bambino appare oggi indiscutibile».
Come è per la chirurgia robotica nell’adulto, infatti, occorre utilizzare questa tecnologia nei casi che davvero ne hanno necessità, lasciando alle tecniche tradizionali i casi più semplici. In una continua ricerca di equilibrio tra costi/benefici.
Stefania Somaré